la Chiesa di Santa Lucia ed il suo Territorio.
di Gabriele Cavezzi*
S. Benedetto T. - Riceviamo dallo storico Gabriele Cavezzi, che ringraziamo per la cortesia, una breve ricerca e due immagini del 1700, relative all'antica chiesetta ed alla pianta dei possedimenti della medesima chiesa.
Sin dal Medioevo è attestata, nelle pertinenze del castello di Monte Aquilino, una chiesa dei Santi Lucia e Stefano che prende successivamente la denominazione della sola Santa Lucia, essendo stato nel frattempo traslato l’altare di Santo Stefano nella chiesa pievania di San Benedetto in Albula.Per diversi secoli il patrimonio di pertinenza di questa chiesa, costituito da un’area agricola intorno, è nel patrimonio della Camera Apostolica la quale ne assegna i cespiti ad un Abate Commendatario. Tale figura, che non risiede necessariamente sul posto, svolge il ruolo di amministratore, riscuotendo gli introiti dei fitti o dei canoni enfiteutici per cessioni a personaggi che ne sfruttano le risorse, per pascolo o agricoltura. L’ultimo di questi enfiteuti è tale Bernardino Voltattorni, il quale, originario di Grottammare dove ha svolto con profitto l’attività di colono, ha acquisito altri contratti e proprietà a San Benedetto, e si aggiudica l’assegnazione dei predetti terreni dati in appalto. Egli si impegna oltre a fare i miglioramenti fondiari previsti nella generalità di questi contratti, a demolire la preesistente chiesa che rischia di crollare, minacciata dalle frane provocate dal fosso sottostante, e di ricostruirne un’altra in posizione più bassa e più sicura. Ciò avvenne nel 1776, come attesta la lapide apposta sul fronte dell’attuale chiesetta di Santa Lucia, dove è riportata anche il nome di Bernardino. Qui furono traslati molti degli arredi sacri esistenti nella vecchia sede, perpetuandosi così il culto e la devozione tributata da tutta la gente della zona e dei paesi vicini. Qui vi si continuò a celebrare la fiera che per tradizione ricadeva il 13 dicembre, prima che nel 1860, tra diverse polemiche, questa venisse traslata in paese. Dell’importanza della fiera nel luogo originario danno conto molte notizie che attestano afflusso di genti, merci e soprattutto bestiame, in un punto ritenuto strategico tra la sottostante strada Lauretana e la viabilità di un tempo che metteva in comunicazione le valli ed i paesi del basso Piceno con il vicino Abruzzo. Nei dintorni della chiesetta, per altrettanta antica tradizione, si andava in gita la domenica di Pasqua per “passare l’acqua”, rinnovando un rito antichissimo di attraversamento del torrente che separava il suo territorio dal vicino castello, reso simbolico dai sacramenti della Messa e dalla Comunione, quali riti di rinnovamento e di lavaggio nell’acqua che purifica dal peccato. La chiesetta, abbandonata per diversi decenni, negli anni ’80 fu acquistata dai proprietari del tempo e restaurata dal Circolo de Sambenedettesi, quindi da questo donata alla Curia Vescovile di Ripatransone. Da qualche anno un Comitato di volenterosi ha ripristinato la giornata del “passare l’acqua” a Santa Lucia, organizzando manifestazioni festose intorno al rito religioso che vi si celebra da parte dei sacerdoti della Parrocchia di S. Antonio di Padova. Alla fine degli anni ’60, nei lavori di realizzazione della strada provinciale che da Santa Lucia conduce ad Acquaviva, sono tornati alla luce alcuni frammenti di muro del recinto che insisteva intorno all’antica chiesetta e successivamente, negli scavi antistanti una cosa colonica, resti di sepolture che dovevano essere dell’annesso cimitero.
Nota di Pietro Lucadei, addetto alla comunicazione del Comitato di Quartiere Santa Lucia. – “Ebbene, non ostante quanto abbiamo appreso da questa breve ricerca sull’importanza della Chiesetta di Santa Lucia, non solo per l’omonimo quartiere ma per tutta la comunità della nostra Città, il luogo è stato abbandonato dalle nostre autorità amministrative e religiose che hanno pensato bene di non intervenire all’asta del piccolo territorio circostante. Il risultato è che ora la Chiesetta è circondata da uno stretto recinto eretto dal proprietario con un solo piccolo spazio libero per l’accesso. Il Comitato di Quartiere si è attivato con forza verso l’Amministrazione Comunale per rispolverare il progetto di una area verde circostante per salvaguardare le nostre origini e tradizioni e vigilerà sugli sviluppi futuri delle destinazione d’uso dei terreni limitrofi”.
* Storico
da http://win.ilmascalzone.it/cu479.htm Cultura e Spettacoli, 2005-07-11
Consultare gli articoli correlati:
http://win.ilmascalzone.it/pp154.htm
http://win.ilmascalzone.it/cr05.htm
Consultare la galleria fotografica