“Anima & Corpo”, per aiutare i ragazzi che crescono
Si è chiuso il secondo anno del progetto di educazione alla sessualità e all'affettività dei preadolescenti: i loro dubbi nelle risposte a un questionario
19/06/2008 - Il progetto “Anima & Corpo”, percorso di educazione alla sessualità sostenuto dagli assessorati provinciali alla Formazione professionale, alla Cultura e alle Politiche sociali, per il secondo anno ha visto due professioniste incaricate, Giuditta Soave e Renata Bastiani, entrare nelle scuole medie per incontrare un campione molto significativo della popolazione preadolescente del territorio provinciale: nell’anno scolastico che sta per concludersi “Anima & Corpo” ha coinvolto 22 sedi di istituti comprensivi di 20 Comuni, 45 terze medie per un totale di circa mille alunni. Durante gli oltre 200 incontri organizzati (più una ventina con le famiglie dei ragazzi) per un totale di circa 450 ore di lavoro, è stato somministrato un questionario teso a rilevare quali sono i reali bisogni dei ragazzi nel campo dell’affettività e della sessualità, le loro aspettative, i loro dubbi. In particolare, le domande vertevano su tre grandi tematiche: la crescita corporea, il rapporto con i genitori, la relazione con i pari. Le risposte ottenute sono state 834 (425 femmine e 409 maschi), quindi un campione molto significativo. Ecco alcune delle risposte più interessanti Il rapporto con se stessi I maschi (330 su 409) sembrano accettare più serenamente la crescita. Anzi, hanno proprio un forte desiderio di “crescere” in massa muscolare, altezza e, ovviamente, in sessualità. In generale, dunque, la nuova immagine di sé, in gran parte dei preadolescenti (273 su 409) è accettata. Le ragazzine invece (188 su 425) reagiscono con ansia: infatti un numero consistente (243 su 425) afferma di vedersi solo “carina”, addirittura 139 si definiscono ”brutta” (139 su 403) e solo 43 si considerano “bella”. Alto il numero (339) di coloro alle quali il proprio corpo “non piace”. Quanto agli aspetti caratteriali, la definizione di se stessi si basa sulla “simpatia e disponibilità verso gli altri” (648 su 890), in modo spiccato per le ragazzine (423 su 890); i maschi si percepiscono più “simpatici, allegri e aggressivi” (247 su 425, 312 su 425, 246 su 425) e “meno scontrosi e timidi delle compagne” (220 su 425). Le femmine invece sottolineano la “disponibilità, l’essere affettuose” ma anche “la vulnerabilità e la tendenza all’umore variabile e teso alla malinconia” (64 a fronte di 19 maschi su 425). Il rapporto con la famiglia La figura materna risulta essere la più disponibile, più presente e più vicina al modo di pensare dei ragazzi (372 su 834). Corrispondentemente, emerge un ruolo secondario svolto dalla figura paterna (lo scelgono come riferimento per le proprie difficoltà solo 74 ragazzi e ragazze su 834) che invece dovrebbe essere fondamentale soprattutto per i ragazzi in crescita. Una parte consistente (317 su 834) afferma di avere dialogo con entrambi i genitori ma sono molti (221 su 369) coloro che evitano di affrontare con mamma e papà temi legati alla propria esperienza affettiva-sessuale per timore di non essere compresi e per il poco tempo dei genitori. Molto alto (290 su 834) è il numero di quelli che vorrebbero genitori più permissivi nel concedere autonomia nelle scelte personali. Il rapporto con gli amici E’ lo sport l’argomento più comune nei colloqui tra i maschi (328 su 908) mentre le “questioni di cuore” sono spesso al centro dei discorsi delle femmine (342 su 425). Il sesso è comunque uno dei temi maggiormente affrontato nella comunicazione tra pari (310 su 834), un argomento particolarmente sentito dai maschi (197 su 414) e ciò è indice evidente di quanto sia avvertito il bisogno di conoscenze e soprattutto di rassicurazioni (un tema molto gettonato, ad esempio, è quello dell’autoerotismo). “Il progetto – spiega l’assessore alle politiche sociali della Provincia Licia Canigola – nasce da un assunto: l’educazione a corretti comportamenti non deve muovere dalla paura. Vuol dire che non occorre necessariamente partire dall’AIDS per parlare ai giovani di sessualità, dall’obesità per insegnare una sana alimentazione, dalla violenza sessuale per educare al rispetto del proprio corpo. Secondo noi, occorre invece impostare un percorso ragionato sull’affettività e la sessualità per sostenere il delicato momento evolutivo dei preadolescenti che vivono una serie di trasformazioni fisiche, sessuali, psicologiche e affettive. I risultati del lavoro di questi due anni, veramente entusiasmante, e soprattuto i riscontri avuti con i ragazzi, confermano che abbiamo fatto la scelta giusta”. (da provincia.ap.it)
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