SAN BENEDETTO DEL TRONTO, 2006-07-06 - La “scuola che verrà” dovrà essere pubblica, di qualità e per tutti. Parola del Vice ministro dell’istruzione Mariangela Bastico, intervenuta nell’incontro seminariale per dirigenti scolastici, insegnanti, studenti, genitori e amministratori finanziato dalle amministrazioni provinciali di Ascoli Piceno e di Teramo e dalla rete dei Comuni della Val Vibrata. La giornata, organizzata dagli Enti promotori del progetto di Ricerca Frames, si è tenuta lo scorso lunedì 3 luglio in una gremita Sala Smeraldo del Hotel Calabresi a San Benedetto del Tronto.
Tra i relatori nella parte istituzionale, moderata dal presidente della Fondazione Bizzarri Maria Pia Silla, l’on. Antonio Verini presidente dell’IRRE Abruzzo, l’assessore alla politiche culturali del comune di S. Benedetto Margherita Sorge, il sottosegretario agli Affari Regionali e alle Autonomie Locali Pietro Colonnella, il presidente della provincia di Ascoli Massimo Rossi, la parlamentare europea Luciana Sbarbati e l’assessore al lavoro, all’istruzione e alla formazione professionale della Regione Marche Ugo Ascoli.
“L’urgenza è rimettere al centro la scuola come luogo dove si formano cittadini sapienti, consapevoli e con senso critico – ha affermato Massimo Rossi – ripensando il modello stesso di società”. Concorda con il presidente l’on. Sbarbati: “Mettere la scuola al centro è necessario – spiega – una scuola che dovrà ritrovare una sana virtù pedagogica, trovando una conciliazione tra i concetti di formazione e di educazione”.
Punto imprescindibile dell’intera discussione il fatto che la riforma della scuola non potrà essere calata dall’alto ma pensata in modo partecipato da chi, nella scuola, vive e lavora ogni giorno. Ne è convinto anche Ugo Ascoli che, lanciando una vera e propria sfida, si chiede come adeguare la scuola a degli allievi che ormai sono cambiati ma non rinunciando ad insegnare, educare e formare. Uno dei fulcri della riforma del 2° ciclo, sospesa dal ministero dell’istruzione, l’elevazione dell’obbligo a 16 anni. “Un limite cui dovranno arrivare tutti – ammonisce Ascoli, concordando con Mariangela Bastico – conquistando un bagaglio fatto di pensiero critico e di capacità di orientarsi per entrare nel mondo del lavoro o proseguire nei canali dell’istruzione”. Il tutto senza dar vita a divisioni tra scuole di serie A e di serie B. Terza sfida la legge regionale sull’istruzione e la formazione. “Da settembre si aprirà un’assemblea permanente della scuola marchigiana – spiega – nel cui seno si cominceranno a discutere quelli che saranno i suoi contenuti per una legge che dovrà essere condivisa dall’intera comunità scolastica marchigiana”.
Ad entrare nel merito delle argomentazioni, poi, Franco Frabboni, professore ordinario di pedagogia e preside della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Bologna, Domenico Chiesa, presidente nazionale del CIDI, Maurizio Tiriticco e il professore di sociologia generale nella Facoltà di Scienze Politiche di Teramo Everardo Minardi coordinati dal presidente del CIDI Ascoli Mariella Spinosi.
Un plauso è giunto dal prof. Franco Frabboni al progetto Frames, “utile a predisporre – ha detto - una cornice entro cui avviare un processo riformatore che dia vita ad una scuola capace di raffreddare l’alto coefficiente di neo-analfabetismo imperante che fa sì che dopo 5 anni dall’uscita dal sistema scolastico i giovani perdano tra il 40% e il 50% dei saperi acquisiti”.
Dalla relazione di Domenico Chiesa è giunto l’invito a restituire all’autonomia delle scuole la didattica, mentre Maurizio Tiriticco ha affrontato il tema dell’elevamento dell’obbligo. “Vanno definiti chiaramente gli obiettivi – afferma – il rischio infatti è confinare fino a 16 i ragazzi in una scuola che non risponde alle loro esigenze”. Da Everardo Minardi l’appello a promuovere una strategia di “governance” tra sistemi formativi e sistemi economici locali.
Ha chiuso l’incontro il Vice ministro Mariangela Bastico che ha ricordato le principali direttrici dell’azione di governo che sta già predisponendo un’azione di “smontaggio” dell’istituto della legge - delega e dei decreti attuativi, cui seguirà la “pars costruens”. Tra le priorità, oltre al tema delle indicazioni per la scuola dell’infanzia e primaria e l’innalzamento dell’obbligo a 16 anni, l’istituzione dell’educazione permanente e la riduzione ai minimi termini del precariato tra i docenti. Con una sicurezza: le Regioni non avranno competenze in tema di programmi e di curricoli scolastici. “Un lavoro che sarà lungo e che passerà attraverso processi di collaborazione istituzionale, di concertazione con le parti sociali e di ascolto delle autonomie scolastiche – ha spiegato il Vice ministro – con la consapevolezza che il sapere e l’istruzione sono non solo fondamentali diritti della persona ma anche elementi indispensabili per lo sviluppo economico dei territori”.