IL PERU' DI SERENA
Commozione e rabbia alla commemorazione del massacro dell'Università "La Cantuta" durante il governo di Fujimori/32
Hugo Munoz Sanchez: PRESENTE! Luis Enrique Ortiz Perea: PRESENTE! Armando Richard Amaro Condor: PRESENTE! Bertila Lozano Torres: PRESENTE! Dora Oyaguel Fierro: PRESENTE! Robert Edgard Teodoro Espinoza: PRESENTE! Heraclides Pablo Mesa: PRESENTE! Felipe Flores Chipana: PRESENTE! Marcelino Rosales Cardenas: PRESENTE! Juan Gabriel Marinos Figueroa: PRESENTE! “Héroi de la Cantuta: Presentes!” “Cuando un Cantuteno muere, Nunca muere!”
2007-07-27 - In questo modo è iniziata la manifestazione commemorativa al quindicesimo anniversario del massacro di 1 professore e 9 studenti della Università nazionale “Enrique Guzmàn y Valle”, conosciuta come “La Cantuta”. Il fatto Nella notte del 18 luglio del 1992, membri del servizio di intelligence dell’esercito (SIE) e della sua dirigenza irruppero nelle residenze universitarie del professor Munoz e di 9 studenti dell’Università “La Cantuta” i quali furono sequestrati e “desaparecidos” (fatti sparire). I cadaveri furono sotterrati clandestinamente, in seguito vennero dissotterrati, bruciati e spostati in nuove fosse situate nel distretto di Cineguilla (Lima). Il massacro avvenne come risposta all’attentato terroristico effettuato da Sendero Luminoso in Miraflores (quartieri dove risedeva e risiede la borghesia limegna) e fu realizzato da un gruppo paramilitare che operava durante il governo dell’ex presidente Alberto Fujimori. Questo “squadrone della morte” è conosciuto come “gruppo Colina”, diretto dal criminale “El Doc”, ossia Vladimiro Montesino che, insieme agli altri componenti, è sotto processo con varie accuse tra le quali sequestro e “desaparicion forzada”. Questo grave delitto rappresenta uno dei casi di violazione di diritti umani per i quali si richiese la estradizione di Fujimori. Due settimane fa, il giudice cileno Orlando Alvarez, incaricato di esaminarei documenti consegnati alla giustizia cilena per valutare la possibilità di estradare l’ex-presidente peruviano, in netta opposizione alla richiesta della “Fiscal”, il procuratore, Maldonato, ha sorpreso tutti affermando che non ci sono prove sufficienti per considerare Alberto Fujimori colpevole di corruzione e di violazione dei diritti umani. Una sentenza considerata inammissibile da varie organizzazioni internazionali che si occupano di diritti umani e da vari esperti di giustizia internazionale. Una sentenza frutto probabilmente di pressioni politiche ed economiche legate alle relazioni tra i tre paesi coinvolti nella questione: Perù, Cile e Giappone. Soprattutto se si tiene in considerazione il fatto che l’ex presidente, nonostante gli arresti domiciliari, non ha perso tempo e, grazie alla doppia cittadinanza (peruviana e giapponese), si è tolto lo sfizio di candidarsi al Senato giapponese in rappresentanza di un partito politico minore. La manifestazione: umori e riflessioni È in questo contesto che si è celebrato l’anniversario del “caso Cantuta”. I familiari dei ragazzi e del professore assassinati sono indignati: lottano da 15 anni per ottenere quella giustizia che, anno dopo anno, in questo Paese sembra essere sempre più lontana. Non so dove trovino la forza per continuare a manifestare la propria indignazione, per fare ascoltare una voce che troppo spesso viene ignorata da autorità e mezzi di comunicazione. Ma loro, nonostante la delusione per il verdetto del giudice Alvarez, continuano a scendere in piazza e a raccontare la loro storia, una delle più oscure vissute in questo paese. L’aspetto positivo è che non sono soli: piazza Francia è gremita di gente: organizzazioni studentesche, universitari, rappresentanti di ONG, artisti, familiari di altri persone vittime di violazione dei diritti umani, esponenti della società civile. È così che Gisela Ortiz, sorella di uno dei 9 studenti uccisi, trova la forza per continuare a lottare e ringrazia tutti coloro che in questi ultimi mesi le stanno manifestando solidarietà, soprattutto i più giovani, piccolissimi durante la dittatura ma ugualmente presenti per non dimenticare il passato e per aiutare il Perù di oggi a non riviverlo. Molte mamme sono anziane, stanche ma sono comunque presenti, così come lo sono, nei cuori e nei pensieri, i propri figli e figlie assassinati dal governo genocida di Alberto Fujimori. La cerimonia inizia nel primo pomeriggio con un discorso molto toccante di alcuni rappresentanti dei familiari del caso Cantuta. Seguono performances teatrali realizzate dagli studenti della stessa Cantuta, che rendono omaggio ai colleghi scomparsi, quindi poeti e gruppi musicali riscaldano l’ambiente con melodie andine. La parte artistico-culturale riprende dopo la celebrazione di una breve messa commemorativa. Norka Monzoni e Margot Palomino, celebri cantanti peruviane, chiudono la giornata con alcune canzoni che rimangono per “un buen rato” intrappolate nella mia mente e nel mio cuore. (da provincia.ap.it) Serena D’Angelo
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