Ha dell’incredibile l’articolo insulso a firma di tale Giuseppe Angelotti apparso sul vostro sito che mette insieme Magdi Allam e il Dalai Lama. Intanto mettere insieme due eventi che in comune hanno praticamente nulla che possa essere minimo spunto anche di carattere letterario giornalistico. Le due cose sono talmente distanti come fatto di cronaca che non capisco davvero dove abbia potuto trovare il trait-d’union per metterle insieme. Infine credo che un minimo di documentazione storica sia necessaria anche per effettuare la più terra terra delle supposizioni... Non dico che il sig Angelotti debba studiarsi gliscritti del vostro illustre conterraneo GIUSEPPE TUCCI che ben conobbe la realtà tibetana quando nessun in occidente sapesse dove fosse e cosa fosse il Tibet, ma almeno una sfogliatina a qualche edizione economica... Se non addirittura scorrere la miriade di pagine web che tratta l’argomento in modo anche approfondito e in taluni casi anche con disegnini gradevoli che l’articolista di cui sopra troverebbe forse di più facile apprendimento. Qui i casi da considerare non sono tanti. Il primo è che costui, considerando appunto la pochezza di argomenti e il tono usato sembra essere imboccato in modo inequivocabile da chi è abituato a usare toni e modalità espressive medesime anche nella più normale comunicazione, vale a dire il governo cinese. Il secondo è una distrattissima considerazione dei fatti più attuali che sono sotto gli occhi di tutti. Una tragedia immane che ha martoriato e continua a martoriare un popolo riducendolo da 6 milioni a poco più di 4 attuali. Una cultura preziosissima e millenaria che non è solo patrimonio dei tibetani ma dell’intera umanità ridotta ai minimi termini. I più elementari diritti umani calpestati con la massima tranquillità non solo in tibet e nei soli confronti dei tibetani ma anche nei confronti della popolazione Uigura di ispirazione musulmana piuttosto che la persecuzione religiosa che subiscono quelli della Falun Dafa finanche i Cattolici più vicini alla nostra cultura europea e latina. Ma attenzione, gli stessi cittadini cinesi versano nelle stesse condizioni. Trovo pittoresco l’epiteto di impostore che con tanta gratuità viene affibbiato a chi è stato insignito del premio nobel per la pace e da chi è continuamente riconosciuto come una personalità dalla quale apprendere. Perché non venitemi a dire che i capi di stato di mezzo mondo che hanno del Dalai Lama una certa considerazione siano gli ultimi imbecilli arrivati... Ho però l’impressione di averne beccato uno. Ma trovo giusto, e per questo ringrazio il responsabile del sito e del giornale, che per pluralismo tutti possano esprimere un’opinione e si possa dare spazio anche a chi rientra in questa infelice categoria.