di Giuseppe Angellotti*
01/04/2008 - Il Dalai Lama e Magdi Allam: due martiri o due impostori?
Forse la risposta a questa domanda è la seguente: sono, entrambi, sia martiri che impostori.
Martiri perché entrambi, contestando un Potere cui sono, anche diversamente, soggetti (il Comunismo cinese il primo, l’Islam il secondo) sono nel mirino ed in continuo pericolo.
Impostori perché cercano, furbescamente, di pescare nel torbido e di cavalcare la tigre dell’ideologia.
In particolare, il Dalai Lama fuggì dal Tibet nel ’59 in conseguenza della invasione nel 1950.
Generalmente, sui mass-media, ci si ferma qui, senza riferire che il Tibet, prima della invasione cinese, era un Paese isolatissimo e medievale, dominato dall’opprimente potere del Clero Buddista.
Non a caso questo Tibet idilliaco era apprezzato dai ricercatori genetico-culturali di Hitler (i Tibetani come “ariani di oriente”).
I Cinesi, anche usando la violenza, portarono strade, ferrovie (la ferrovia più alta del Mondo, con mascherine ad ossigeno per i tratti con l’aria più rarefatta), scuole, il Progresso insomma.
Per decenni il Dalai Lama ha recitato la parte della vittima dell’Orco Comunista rifiutando compromessi.
Adesso i giovani bonzi “arancioni” del suo suolo natio lo hanno scavalcato e superato: fa impressione vedere i seguaci dell’Illuminato comportarsi come i chasseurs della Banlieue parigina.
Ma mentre i “suoi ragazzi” distruggono negozi ed edifici cinesi, il Buddha Reincarnato si offre come mediatore, allo stesso modo di Mazzini che dal suo comodo esilio londinese incitava, al sicuro della polizia asburgica, i giovani italiani ad insorgere ed a farsi massacrare dall’Ancien Regime.
Perché poi tanto poco buddista violenza a pochi mesi dalle Olimpiadi di Pechino?
Tutto questo non è un caso, ma dietro vi è di sicuro il sorridente e simpatico Dalai Lama, maestro, da buon orientale, di intrighi ed astuzie.
Veniamo ora a Magdi Allam.
Il suo battesimo in Mondovisione da parte del Papa in persona è un atto discutibile.
A Magdi Allam non gliene importa niente né dell’Islam né del Cristianesimo: il suo battesimo show è servito soltanto per farsi pubblicità gratis ed a guadagnarsi l’apprezzamento del Vaticano e di un Papa che, forse, dimostra così una tragica ingenuità.
Perché proprio il Papa a battezzarlo?
E perché in mondovisione?
Il battesimo è il sacramento più importante e, perciò, dovrebbe essere il più “segreto”: nel tritacarne dei mass-media si mescolano Madre Teresa e Milly d’Abbraccio, il Papa e Pannella, napoletano e Riina. Così facendo si dà una valenza economica anche al battesimo: il battesimo come modo per accrescere il proprio prestigio sociale, e non come semplicemente, un modo per ottenere la salvezza eterna.
Infine, un avvenimento per il Dalai Lama e Magdi Allam: forse la peggior vendetta di comunisti e musulmani potrebbe essere l’indifferenza nei vostri confronti.
*Associazione “I Nuovi Esistenzialisti”
Incredibile
di Giovanni Vuono
03/04/2008 - Ha dell’incredibile l’articolo insulso a firma di tale Giuseppe Angelotti apparso sul vostro sito che mette insieme Magdi Allam e il Dalai Lama.
Intanto mettere insieme due eventi che in comune hanno praticamente nulla che possa essere minimo spunto anche di carattere letterario giornalistico. Le due cose sono talmente distanti come fatto di cronaca che non capisco davvero dove abbia potuto trovare il trait-d’union per metterle insieme. Infine credo che un minimo di documentazione storica sia necessaria anche per effettuare la più terra terra delle supposizioni... Non dico che il sig Angelotti debba studiarsi gliscritti del vostro illustre conterraneo GIUSEPPE TUCCI che ben conobbe la realtà tibetana quando nessun in occidente sapesse dove fosse e cosa fosse il Tibet, ma almeno una sfogliatina a qualche edizione economica... Se non addirittura scorrere la miriade di pagine web che tratta l’argomento in modo anche approfondito e in taluni casi anche con disegnini gradevoli che l’articolista di cui sopra troverebbe forse di più facile apprendimento.
Qui i casi da considerare non sono tanti.
Il primo è che costui, considerando appunto la pochezza di argomenti e il tono usato sembra essere imboccato in modo inequivocabile da chi è abituato a usare toni e modalità espressive medesime anche nella più normale comunicazione, vale a dire il governo cinese.
Il secondo è una distrattissima considerazione dei fatti più attuali che sono sotto gli occhi di tutti. Una tragedia immane che ha martoriato e continua a martoriare un popolo riducendolo da 6 milioni a poco più di 4 attuali. Una cultura preziosissima e millenaria che non è solo patrimonio dei tibetani ma dell’intera umanità ridotta ai minimi termini. I più elementari diritti umani calpestati con la massima tranquillità non solo in tibet e nei soli confronti dei tibetani ma anche nei confronti della popolazione Uigura di ispirazione musulmana piuttosto che la persecuzione religiosa che subiscono quelli della Falun Dafa finanche i Cattolici più vicini alla nostra cultura europea e latina. Ma attenzione, gli stessi cittadini cinesi versano nelle stesse condizioni.
Trovo pittoresco l’epiteto di impostore che con tanta gratuità viene affibbiato a chi è stato insignito del premio nobel per la pace e da chi è continuamente riconosciuto come una personalità dalla quale apprendere. Perché non venitemi a dire che i capi di stato di mezzo mondo che hanno del Dalai Lama una certa considerazione siano gli ultimi imbecilli arrivati...
Ho però l’impressione di averne beccato uno.
Ma trovo giusto, e per questo ringrazio il responsabile del sito e del giornale, che per pluralismo tutti possano esprimere un’opinione e si possa dare spazio anche a chi rientra in questa infelice categoria.