Due soli gli atleti italiani impegnati nella quarta giornata dei Mondiali di Osaka, entrambi in mattinata. Le note liete arrivano da Clarissa Claretti, che dimostra una volta di più un carattere ed un agonismo non comuni guadagnandosi l’accesso alla finale del lancio del martello proprio in extremis. Dopo due nulli infatti la portacolori dell’Aeronautica indovina nel terzo ed ultimo tentativo la misura di 69,53 che le permette di essere ripescata fra le 12 finaliste (ma va considerato che solamente in cinque hanno superato il limite di 71 metri). Per la Claretti è la seconda finale consecutiva, l’obiettivo è migliorare il nono posto di Helsinki in una finale che peraltro si preannuncia aperta, con la croata Brkliacic (74,69 in qualificazione) e la due volte iridata cubana Moreno in pole position e le russe, orfane della primatista mondiale Lysenko, in affanno con la campionessa uscente Kuzenkova già eliminata.
Eliminato invece Andrea Barberi nelle batterie dei 400 metri, ma anche per lui come in altri casi finora l’eliminazione arriva al termine di una prova che lo vede siglare il proprio miglior tempo stagionale, 45.74 che non gli basta per il ripescaggio, per il quale era necessario correre almeno tre decimi più veloce. Barberi è quinto nell’ultima delle batterie che registra la sorpresa del ritiro dello statunitense Larry e la vittoria del canadese Tyler in 45.15. Il favoritissimo Wariner si limita a un facile 45.01 per vincere la seconda batteria, mentre il miglior tempo è dell’altro americano Lashawn Merritt che correndo in 44.78 trascina al primato nazionale il talentuoso svedese Wissman (44.94).
Altro campione statunitense che si limita a svolgere un facile compito è Tyson Gay, che profitta delle batterie dei 200 per liberare i muscoli dalle tossine del torneo vittorioso dei 100 metri. 20.46 il tempo finale, lontano dal migliore della giornata, un notevole 20.11 del greco Gousis che permette all’ellenico di superare di un centesimo il giamaicano Usain Bolt. La scuola greca trova un erede sulla distanza dell’iridato 2001 Kenteris, sperando però in un epilogo ben diverso ricordando le vicissitudini di quest’ultimo.
g.g.
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Osaka: Howe in finale con 8,17, fuori la Bani
Missione compiuta e buoni auspici per la finale. Il mondiale di Andrew Howe è cominciato come si sperava, con una qualificazione alla finale del salto in lungo per linea diretta, senza passare dai ripescaggi. Il limite di accesso era piuttosto oneroso (come in tutti i concorsi della rassegna di Osaka), posto a 8,15: dopo un primo salto nullo apparso già superiore alla misura richiesta, il campione europeo ha registrato la rincorsa e nel secondo tentativo ha chiuso la pratica toccando gli 8,17: “Sto bene e la qualificazione lo ha dimostrato. Gareggiare al mattino non è mai semplice, ho fatto quanto era richiesto senza spendere troppe energie. Per le medaglie credo che ce la giocheremo in quattro, con il sudafricano Mokoena, il campione uscente statunitense Phillips e naturalmente il panamense Saladino”. Va detto che mentre i primi due sono apparsi in ottime condizioni di forma, Saladino ha faticato oltremisura: anche lui autore di un nullo al primo tentativo, ha poi saltato 8,13 senza più riuscire ad andare oltre. Ripescaggio agevole, ma ci si attendeva qualcosa di più. La finale è in programma domani nel pomeriggio locale.
Non è invece andata bene a Zahra Bani, seconda delle escluse dalla finale del giavellotto. Insufficiente il suo 59,02, con il limite di qualificazione posto a 61 metri. La misura la Bani l’aveva ottenuta al primo lancio, poi non è più riuscita a migliorarsi: “E pensare che in quel primo lancio non ho espresso tutta la mia forza, ho sbagliato approccio. Una sconfitta di testa la mia, dopo ho provato a forzare ma senza più trovare i giusti automatismi, così mi ritrovo esclusa da una finale che era sicuramente alla mia portata”. In qualificazione dominio a sorpresa delle rappresentanti ceke, con la Brejchova a 64,29 e la Spotakova a 63,77.
Il resto della mattinata ha visto l’inizio dei tornei dei 200 e 1500 femminili e dei 110hs maschili. Nei 200 miglior tempo di qualificazione per l’americana Allison Felix in 22.50 davanti alla rediviva singalese Susanthika Jayasinghe (22.55). Nei 1500, ai quali ha rinunciato la nostra Elisa Cusma dopo le fatiche sugli 800, vittorie alle russe Fomenko e Soboleva e alla marocchina Selsouli, nei 110hs in evidenza i due cinesi, il primatista mondiale Liu Xiang e Shi Dongpeng, miglior tempo con 13.22, mentre fatica un po’ il campione uscente, il francese Doucouré. Nel pomeriggio altre due italiane in gara, Magdelin Martinez nelle qualificazioni del triplo e Silvia Weissteiner nelle batterie dei 5000.
g.g.
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Osaka: è finale per Martinez e Weissteiner
Una giornata nel complesso positiva per i colori azzurri quella vissuta ai Mondiali di Osaka. Archiviata con soddisfazione la qualificazione per la finale di Andrew Howe nel lungo, nella serata giapponese sono arrivate anche le promozioni di Magdelin Martinez nel triplo e di Silvia Weissteiner nei 5000. Particolarmente interessante la prova della Martinez, che ha fugato ogni dubbio sulle sue condizioni di forma con un 14,62 ottenuto con autorità al primo salto, facendo meglio anche della favorita russa Lebedeva: “Adesso posso vivere più rilassata l’attesa per la finale. La condizione sta crescendo, dico da tempo che sento in me le stesse sensazioni di Parigi 2003. La forma sta aumentando, i momenti difficili sono ormai passati e questo è merito della fiducia che finalmente sento intorno a me. Il mio sogno? Tornare oltre i 15 metri”. Limite che in qualificazione è stato superato dalla greca Devetzi, approdata a 15,09 in una qualificazione nella quale sono state molte le atlete di nome che hanno mancato l’appuntamento.
Bene anche Silvia Weissteiner, che ha corso con giudizio la sua batteria dei 5000 seguendo sempre il ritmo delle migliori per chiudere sesta e prima delle ripescate in 15:15.74, tempo molto vicino al suo limite personale. Qualche apprensione era stata destata durante la gara dal suo continuo toccarsi il fianco destro: “E’ un dolore che mi prende sempre prima delle prove importanti – ha spiegato l’altoatesina dopo la gara – per fortuna nell’ultimo km il dolore è diminuito. Ho cercato di correre sempre in prima corsia controllando quel che facevano davanti sapendo che potevo aumentare l’andatura. Il mio obiettivo era entrare in finale, ora so che anche nell’atto conclusivo potrò fare la mia bella figura e di questo devo ringraziare la Federazione che mi ha fatto gareggiare anche se non avevo il minimo A”.
La giornata odierna, che proponeva cinque titoli, passa in archivio per due personaggi che approdano al titolo mondiale venendo da periodi di grande difficoltà. Il primo è Bernard Lagat, che dopo tante sconfitte incassate da Hicham El Guerrouy e un complicato e contestato passaggio dal Kenya alla naturalizzazione statunitense che gli ha impedito di essere in gara ai Mondiali 2005 (lui che veniva dall’argento olimpico di Atene 2004 e mondiale di Edmonton 2001) trova a 32 anni la vittoria più grande della sua carriera in una finale dei 1500 pilotata nella prima parte dal suo connazionale Alan Webb, il favorito spentosi poi sul rettilineo conclusivo. Rettilineo nel quale Lagat ha vinto grazie alla sua sagacia tattica, sorpassando i due keniani in testa proprio mentre il campione uscente Ramzi stava per operare a sua volta il sorpasso. Ramzi ha dovuto frenare vedendo svanire il sogno del bis. 3:34.77 il tempo di Lagat, con Ramzi secondo e il keniano Kibet Korir terzo.
L’altro personaggio in copertina è la britannica Christine Ohurougu, autrice della più grande sorpresa di questi Mondiali con la sua vittoria nei 400 femminili. L’inglese sembrava non dover neanche essere a Osaka: squalificata dalla Iaaf per due anni per avere saltato i test antidoping a sorpresa nel 2005, ha guadagnato in extremis la selezione ottenendo il limite subito dopo la scadenza della sua squalifica. In finale la Ohurougu ha profittato del cedimento improvviso della giamaicana Williams per vincere in 49.61 davanti alla sua connazionale e più accreditata alla vigilia Nicola Sanders (49.65) solo terza la Williams in 49.66.
Relativamente sorprendente anche il successo del bahamense Donald Thomas nel salto in alto, dove ha ripetuto con il suo stile Fosbury del tutto originale il 2,35 che gli valeva già il primato mondiale stagionale. Stessa misura per il secondo, il russo Rybakov, e il terzo, il cipriota Ioannou (prima medaglia per il suo Paese) con lo svedese Holm solo quarto. Nel disco femminile, finale dai risultati tecnici piuttosto modesti, titolo alla tedesca Franka Dietsch che alla bella età di 39 anni allunga la sua serie di successi internazionali che comprendeva già i titoli iridati di Siviglia 1999 e Helsinki 2005, ma il suo 66,61 è misura non di grandissimo spessore. Sul podio anche la russa Pishchalnikova (65,78) e la cubana Barrios (63,90). Nei 100hs femminili bis iridato per la statunitense Michelle Perry, prima in 12,46 in un arrivo molto serrato per le altre posizioni sul podio, con la canadese Felicien seconda in 12.49, la giamaicana Ennis-London terza in 12.50 e la svedese Susanna Kallur fuori per un centesimo a dispetto del suo primato personale.
Domani giornata senza sessione mattutina, forse la giornata più importante per la spedizione italiana. Alle 12,30 antipasto azzurro con la finale del martello femminile che vedrà impegnata Clarissa Claretti che come obiettivo ha quello di migliorare il 9. posto di Helsinki 2005. Alle 13,40 il via all’attesissima finale del salto in lungo con Andrew Howe: il campione europeo salterà per sesto, subito dopo il suo amico-rivale sudafricano Godfrey Mokoena mentre il favorito panamense Irving Saladino sarà il terzo. Una finale da vivere col fiato sospeso in una giornata che assegnerà anche i titoli nei 200 metri maschili (tutta da seguire la sfida fra l’americano Gay alla ricerca della doppietta 100-200 e il giamaicano Bolt che vuole vendicare Powell; fra gli 8 finalisti ci saranno tre statunitensi e tre giamaicani) e nei 400hs femminili. (da fidal.it)
Gabriele Gentili TUTTI I RISULTATI LE INTERVISTE CON GLI AZZURRI