Roberto Bignoli si racconta
di Baroncia Simone Cinema Teatro Don Bosco Tolentino (MC), 30 dicembre 2007
“Dulcis Maria umile donna tu sei colei che l’umana natura sempre avvalora in te bellezza e misericordia umile e alta più di ogni creatura… Dio è con te”. Con questa canzone il cantautore italiano, Roberto Bignoli, ha vinto due Unity Awards Grammy 2007 in America della musica cristiana mondiale quale miglior artista internazionale e nella categoria della ‘canzone internazionale’ per il brano ‘Dulcis Maria -Totus Tuus’, Lo abbiamo incontrato in un concerto a Tolentino.
Cosa si prova per aver ricevuto i premi Award della musica cattolica? “Sicuramente è una grande soddisfazione. Questo è il quinto che prendo. Presi il primo nel 2001 a Washington (USA); il secondo nel2005 nel Minnesota (USA)) e quest’ anno in Arizona a Phoenix(USA). Anche se io dico che il mio grande premio è la vita che è cambiata attraverso il Mistero, che è Cristo. Poi, tutto il resto fa piacere a livello umano ed è bello perché c’è una sensibilità sul fronte della ‘Christian Music’ negli Stati Uniti, in Polonia, in Spagna e nel resto del mondo, così forte e sensibile, che, tornando in Italia e vedendo un riscontro totalmente diverso, mi piange un po’ il cuore. Però è anche vero che io ho scelto di testimoniare Qualcuno più grande di me e quindi bisogna camminare senza mai pretendere di ottenere grandi consensi, se non quello di raccontare la cosa più bella che uno ha ricevuto”. Quale è stato il tuo incontro fondamentale che ti ha cambiato la vita? “L’incontro fondamentale è stato nel 1984 attraverso un gruppo di ragazzi, che non mi conoscevano personalmente se non come artista. Allora io facevo musica; ero lontano dalla fede e quindi non pensavo di arrivare, oggi, a queste conclusioni. Vivevo anche un periodo abbastanza angoscioso, perché, a livello artistico, uscivo da una situazione critica, dove il mondo mi era crollato addosso, perché la situazione che mi porto dietro (la poliomielite, che per me oggi è una grazia) non crea una immagine: ad un certo punto la mia carriera, che sembrava andasse bene, si è interrotta proprio per questo. Sono entrato profondamente in crisi. Per non dimenticare poi situazioni abbastanza difficili, quando ragazzino ho avuto piccoli problemi con la droga e con il carcere; e crescendo poi nella militanza come estremista di sinistra attraverso la logica della violenza, convinto come molti giovani di poter dare un contributo di cambiamento nella società. Alla fine mi sono reso conto che era Roberto Bignoli che doveva cambiare. Quindi la musica doveva risolvere i miei problemi; non li ha risolti, ma è stato un incontro straordinario, che ha dato il là ad un lungo cammino che prosegue ancora oggi: quello della fede”. Tu hai scritto tante canzoni; alcune sono famose (‘Ho visto la croce’ e ‘Corcerto per Sarajevo’). Come nascono? “Ogni canzone nasce da un’esperienza, che può essere personale o collettiva. ‘Concerto per Sarajevo’ nasce da una mia esperienza personale durante la guerra in Bosnia-Erzegovina, quando sono stato con alcuni amici a portare il mio piccolo contributo raccolto nei miei concerti. Quindi ho visto una realtà drammatica, molto più drammatica di quella che vedevamo nelle televisioni, e l’ho dedicata anche ad un personaggio veramente straordinario, mons. Tonino Bello, quando con 500 giovani ha cercato di entrare a Sarajevo, ma fu bloccato. Era interessante vedere questo uomo con una croce di legno, armato di amore e di speranza di questo grande messaggio evangelico, per annunciare in una situazione drammatica un forte messaggio di pace. Invece ‘Ho visto la croce’ è il percorso della mia vita e di tante altre persone, che ancora oggi fanno fatica ad accettare la propria sofferenza e la propria solitudine; quindi cerco di far capire l’importanza di una Croce che diventa Mistero, Grandezza, Bellezza. Diventa leggera nella misura in cui uno riesce ad aprire il proprio cuore ed ad affidarsi a Dio, non come un ‘gettare la spugna’ o perché Lui possa risolvere qualsiasi tipo di problema. Quindi attraverso il mistero della croce e l’abbandono a Dio ho capito che le mie stampelle, una volta disgrazia da bestemmiare, sono una grazia da portare a testa alta. Poi Dio solo sa perché io ho le stampelle ed un altro è sano: non è un problema che mi interessa; questo lo comprenderò un giorno. Ciò che ho capito oggi è che questa croce, questa sofferenza, sono diventate un inno alla vita e vorrei che lo fosse per tanti, anche se è difficile parlare di sofferenza; è difficile viverla e condividerla; è difficile soprattutto per chi la vive in prima persona a volte mettere una giusta parola. Però io cerco, perché è la vita stessa che dà testimonianza e non più le parole. Ma c’è un’altra canzone a livello mondiale, che è la famosa ‘Ballata per Maria’, che è la sigla di Radio Maria. La canzone nasce nel 1991 come preghiera, come jingle radiofonico, attraverso un pellegrinaggio a Medjugorje (perché tutta la mia ‘avventura’ nasce da lì). Questa preghiera improvvisamente è diventata una canzone che apre la radio ed entra in milioni di case. Sono contento, perché sono case di ammalati, case di anziani e di persone sole. Quindi se una canzone può rincuorare un po’, è una grande soddisfazione”. “Dolce Maria, Regina dell’Amore, tu sei la luce che annuncia l’aurora”.
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