HOWE: ''IL MIO ARGENTO VALE ORO''
Ad attendere l'atleta dell'Aeronautica Militare (medaglia d'argento nel salto in lungo con la misura di 8 metri e 47 cm), lungamente applaudito dai passeggeri in transito, anche una delegazione dell'aeroporto di Vigna di Valle Fiumicino, 2 settembre - ''E' una delle medaglie piu' importanti che ho vinto finora. Per me, e' come se fosse d'oro, ma meta' del merito e' sicuramente di mia madre che, oltre che essere la mia allenatrice, e' anche la mia guida spirituale''. Cosi' Andrew Howe, medaglia d'argento nel salto in lungo con la misura di 8 metri e 47 cm. ai Mondiali di atletica leggera di Osaka, in Giappone, al rientro all'aeroporto di Fiumicino dove ha ricevuto un'accoglienza trionfale. Ad attendere l'atleta dell'Aeronautica Militare, lungamente applaudito dai passeggeri in transito, anche una delegazione dell'aeroporto di Vigna di Valle, dove Howe e' in forza con il grado di 1°aviere, guidata dal Comandante, Col.Pil. Gianni Amadio. Presenti anche il Comandante del Centro Sportivo, Ten.Col. Luigi Piras, il Capo sezione per la squadra di Atletica leggera, Ten. Marco Carra, il Direttore Tecnico, Mar. Fabrizio Leoni, e una rappresentanza di atleti dell'Aeronautica. ''Sono contentissimo - ha detto Howe, mostrando la medaglia d'argento a telecamere e fotografi - Peccato di non aver vinto quella d'oro, ma per me e' come se lo fosse. Ci tengo tantissimo a questa medaglia, perche', secondo me, e' una delle piu' importanti che ho vinto finora e l'ho fatto in un mondiale. Ho ventidue anni ed ho ancora tutta la carriera davanti. Sono sicuro che ci saranno tante altre medaglie da vincere''. Howe, che ha confessato di essere stanco e di aver bisogno adesso di un po' di tempo per ''ricaricare le batterie'', ha poi aggiunto che, nonostante cio', sta gia' pensando alle Olimpiadi di Pechino il prossimo anno e alla rivincita con il panamense Irving Saladino. ''Con lui mi diverto molto a gareggiare. Spero, pero', di ritornare da Pechino con un'altra medaglia al collo, magari di un metallo piu' pregiato''.
Raggiante, accanto al figlio, la mamma-allenatrice Renee Felton Besozzi, che al salto momentaneamente vincente di Andrew si era lasciata andare sugli spalti dello stadio di Osaka a uno ''show'' ripreso in mondovisione dalla tv giapponese. La donna, ex ostacolista, ha detto di avere sognato che il figlio avrebbe fatto ''qualcosa di grande'' in Giappone. ''Gliel'ho perfino scritto all'interno delle sue scarpe prima della gara. Quando, poi, ha preso la rincorsa nell'ultimo salto - ha detto ancora - mi sono concentrata al massimo ed ho pregato il Signore, affinche' gli desse la forza necessaria per saltare il piu' lontano possibile. Lassu' le mie preghiere sono sicuramente arrivate. Ora ho fatto un altro sogno per Pechino''.
Dopo le strette di mano e i complimenti di questa sera, i veri festeggiamenti ci saranno, pero', nei prossimi giorni, forse gia' domani. In serbo, per Howe, c'e' infatti una sorpresa che gli verra' fatta quando andra' nel Centro Sportivo di Vigna di Valle. Impossibile, ovviamente, riuscire a sapere di cosa si tratti, ma, da quel poco che e' trapelato, dovrebbe avere una certa attinenza con lo specchio d'acqua del lago di Bracciano.
2007-09-03 - Chiusi i Mondiali è tempo di consuntivi. Mettiamo da parte ogni giudizio sulla spedizione italiana, a parlare sono stati i risultati e i numeri. Considerando la staffetta veloce maschile come un corpo unico, sono stati 32 gli azzurri che sono scesi in gara. Non considerando le prove su strada a finale diretta, il numero scende a 21. Fra questi sono stati 12 coloro che hanno superato almeno un turno. In finale (considerando i primi 12, come nei concorsi) le presenze azzurre nel complesso sono state 8, con due medaglie d’argento (di Howe nel lungo e della Di Martino nell’alto) e una di bronzo (di Schwazer nella 50 km di marcia). Fra tutti gli azzurri presenti sono stati realizzati due record nazionali (l’8,47 di Howe e il 2,03 della Di Martino, guarda caso entrambi valsi una medaglia), tre record personali (di La Mastra nei 100 in 10.27, della Cusma negli 800 in 1:58.63 e della Weissteiner nei 5000 in 15:11.81) e otto migliori prestazioni stagionali. Sono dati sui quali riflettere.
Ampliando il raggio, il medagliere segnala il dominio degli Usa, con 26 medaglie di cui 14 d’oro, uno strapotere che riporta al passato e che per certi versi stupisce, vista la crisi vocazionale e organizzativa della quale tanto si parla oltreatlatico. Sicuramente molto influisce il calo delle Nazioni considerate una volta le principali avversarie, come la Russia che ha avuto quattro titoli dalla sua, tutti nel settore femminile (incredibile come nel complesso siano arrivate, fra 16 medaglie, solamente due dal settore maschile, l’argento di Rybakov nell’alto e il bronzo di Borzakovskiy negli 800) e come la Germania, con appena sette medaglie di cui due d’oro e ben sei di queste arrivate dai lanci femminili. Il Kenya rimane la superpotenza della corsa prolungata, dagli 800 in su, con 13 medaglie complessive di cui cinque d’oro: con le doppiette di titoli negli 800 e nella maratona la squadra keniana dimostra di avere un range completo di elementi di valore anche se manca il grande nome, quello che catalizza l’attenzione. Avrebbe potuto esserlo Bernard Lagat, il vincitore di 1500 e 5000 metri, che però ha scelto la nazionalità americana. Le grandi sconfitte di questa edizione mondiale sono la Francia, che torna a casa con soli due argenti, bilancio modesto per una squadra che da due anni vince in campo maschile la Coppa Europa; e il Giappone, padrone di casa con solamente un bronzo rimediato peraltro nell’ultima giornata grazie alla maratona femminile.
Altri numeri sui quali riflettere sono relativi al medagliere: ben 21 Paesi tornano da Osaka con almeno una medaglia d’oro, mentre sul podio sono salite 46 Nazioni a conferma di un allargamento dei valori che non ha eguali in nessun altro sport. E’ per questo che ogni medaglia conquistata in atletica ha un valore straordinario, cosa che non va dimenticata.
g.g.
Nella foto: Antonietta Di Martino sul podio, ultima medaglia in ordine di tempo della rappresentativa azzurra (foto Giancarlo Colombo per Omega/Fidal)