Moltheni “Toilette memoria”
Etichetta: La Tempesta / Venus Brani: Io / L’età migliore / Eternamente, nell’illusione di te / Requiem per la Repubblica Italiana / Bufalo / L’amore d’alloro / Minerva / Deserto biondo / Sento che sta per succedermi qualcosa / Nel futuro potere del legno / Nella mia bocca / L’alba, la notte e l’inferno / Cavalli sciolti del nord Produttore: Salvatore Russo
I primi tre brani sono perfetti, se il disco fosse andato avanti così, ci sarebbe scappato il capolavoro. L’inizio di Io è morboso, un inquietante arpeggio di morte ci porta dentro una fotografia delle nostre città, sempre più invisibili sotto chili di polvere («nelle città/polvere bianca/nell’abbondanza piange/la mia generazione»): scatto soffocante, di intensità pari solo ai quadretti, dolorosi e onirici insieme, di Nick Drake. Subito dopo il cantautore con il nome di una casa farmaceutica riesce ad essere realmente terapeutico, anche nelle intenzioni: L’età migliore, il pregevole singolo uscito prima dell’estate, è una canzone che, per stessa ammissione dell’autore, dona luce e fa bene a canticchiarla («prendi me/offro garanzie/prive di calcoli/ma tu dividimi/in parti uguali che/riserverò per te/quella migliore»). Moltheni non lo dice, ma non è da meno, quanto a potenzialità terapeutiche, la successiva Eternamente, nell’illusione di te, col ritornello più appiccicoso dell’intero lavoro («non ho più quell’effetto/non togliermi più dal tuo dentro/che mi piaceva tanto/e quando dico tanto, credi, è molto») e il folgorante inserimento del cinguettio dentro una canzone rock («cip cip rinasci e cinguetta/che prima o poi arriva giorno»), che vale da solo un dieci in pagella.
Poi si va avanti tra alti e bassi, con i primi che comunque superano di gran lunga i secondi. Moltheni è ispirato e ci porta dentro le sue canzoni con versi che non si limitano a mostrare spiragli, ma spalancano subito un mondo, che il più delle volte è quello intimista-privodigioia che lancia fiamme da un’anima solitaria. E sì, perché la cura Moltheni non ha mai preteso di passare attraverso la gioia, così «ecco che arriva il freddo che bene mi fa» che apre Bufalo, «dove il denaro canta la musica tace» che provoca una crepa nel muro nel mezzo di Io, o «credevo di essere un dente marcio nella tua bocca» che introduce la disperazione di Nella mia bocca. Il cuore dell’ascoltatore non mancherà di palpitare durante Nel futuro potere del legno, minimale riflessione sulla transitorietà, a metà strada tra le ballate psicotrope degli Scisma e le incursioni rivoluzionarie di Marco Parente. Tutte canzoni notevoli, quelle citate. E’ altrove che “Toilette memoria” mostra un po’ la corda. Per esempio quando Moltheni vuole dire troppo e finisce invece per non graffiare affatto, come nella pretestuosa L’alba, la notte e l’inverno, o quando suona bucolico come certo Battisti (L’amore d’alloro). Capita anche di annoiarsi a morte, come nel prescindibile strumentale Deserto biondo, cinque minuti di sbobba con la steel guitar di Carmelo Pipitone dei Marta sui Tubi. Ci sono degli eccessi, dentro “Toilette memoria”, che forse una major avrebbe saputo tagliare. Il disco avrebbe potuto avere un paio di brani in meno e guadagnarne in leggerezza e unità d’insieme. Con tutta probabilità siamo qui a fare sterile pignoleria, ma ci dispiace sentitamente per ogni minima sbavatura dentro questo disco, perché quello di Io, L’età migliore, Eternamente, nell’illusione di te, Bufalo, Nel futuro potere del legno, è il Moltheni più centrato di sempre e uno degli autori più emozionanti in circolazione.
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