Homepage >> Recensioni
"Ten Years of Tears" (Chemikal/Audioglobe, 2006) |
Arab Strap “Ten Years of Tears”
Etichetta: Chemikal Underground Brani: Preface: Set The Scene / Islands (Original 1995 Demo) / The First Big Weekend / Gilded (Live) / I Saw You / The Clearing (Single Version) / Packs Of Three / (Afternoon) Soaps / Rocket, Take Your Turn / To All A Good Night / Turbolence (Bis Remix Radio Edit) / The Shy Retirer / Blood (Live) / If There’s No Hope For Us (Rogue Version) / Where WE’ve Left Our Love / The Girl I Loved Before I Fucked / Oxytocin / There Is No Ending
Purtroppo la storia di Aidan Moffat e Malcolm Middleton come Arab Strap è giunta al capolinea; giusto il tempo dell’ultimo tour insieme e poi ognuno andrà per la sua strada. Non è il primo gruppo che si scioglie, siamo d’accordo, ma fa un certo effetto sapere che questo “Ten Years of Tears” resterà l’ultimo album firmato dal duo di Falkirk, che non ce ne saranno degli altri. La parabola artistica degli Arab è stata tra le più intriganti dell’ultimo decennio e ha contribuito in maniera decisiva all’exploit della scena indie scozzese (Belle & Sebastian, Mogwai, Delgados) e alla fortuna della Chemikal Underground, label dalla quale i nostri si sono allontanati solo in occasione del terzo album salvo poi ritornare sui propri passi, fino all’ultimo regalo, questa raccolta di successi, versioni alternative, registrazioni live, inediti, rarità. Raccolta scazzata, quindi perfettamente arabstrap. Avete presente il cantato di Aidan? Quel misto di reading, confessioni, frasi smozzicate, bocca impastata da mattino presto: esiste qualcosa di più scazzato? Sembra ieri quando per la prima volta abbiamo sentito quella voce biascicare quel verso («so that was the first big weekend of the summer») ed invece di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia: sono arrivate e scomparse mode, sono esplose band, ne sono implose molte altre, ma gli Arab Strap sono sempre sembrati un mondo a sé, dediti solo alla loro personalissima visione della canzone d’amore. Certo è che quando Aidan iniziava a raccontare le sue malefatte sentimentali, le sue sfighe, le sue sconfitte, a sputare fuori il suo cinismo, la sua perenne disillusione, era davvero difficile non volergli bene, non sentirlo vicino. Se consideriamo che sotto il cantato di Aidan per dieci anni ha steso sottili trame elettroniche, dolorosi arpeggi di chitarra, esili e malate soglie di pianoforte Sua Malinconia Malcolm Middleton, capiamo bene come l’esperienza degli Arab Strap sia stata baciata sempre da un senso di magia, dalla sensazione di avere a che fare con qualcosa di irripetibile. “Ten Years of Tears” non può essere un compendio di ciò che gli Arab hanno fatto in questi dieci anni, mancano almeno due perle assolute (The Night Before The Funeral e Confessions Of A Big Brother) e decine di versi clamorosi, tra i più coraggiosi e provocatori che il pop-rock britannico abbia mai prodotto; è tuttavia uno splendido modo per dire addio e, magari, per farsi conoscere da chi non ha mai avuto l’occasione, o l’ardire, di incontrare la loro musica.
Chiuderei col ricordo di Stuart Braithwaite dei Mogwai: «gli Arab Strap si sono sciolti e questa è stata una notizia triste per me perché loro sono stati una delle nostre più grandi fonti si ispirazione e tra i nostri amici più cari. Li ascoltai per la prima volta mentre stavamo registrando ‘Summer’ a Hamilton con Paul Savage e, onestamente, ricordo di essere rimasto così impressionato da essere geloso. Il loro primo album è assolutamente impeccabile. Malcolm e Aidan vennero ad uno dei nostri primi concerti e cercarono di entrare gratis, ma io gli dissi di aver pagato per vedere il loro primo concerto al King Tuts qualche settimana prima e feci pagare anche loro. Mentivo, perché ero entrato senza pagare al loro concerto, ma avevamo bisogno di soldi. Da allora abbiamo suonato insieme innumerevoli volte e i loro sono stati veramente alcuni dei più bei album mai usciti in Scozia. Non voglio essere morboso, dal momento che non si stanno trasferendo in nuova Zelanda né sono stati uccisi e sono sicuro che continueranno a fare dischi stupefacenti da solisti… Ora stanno facendo il loro tour d’addio, andate a vederli, sono magici».
|
Pierluigi Lucadei
|
Recensioni |
Articolo letto 639 volte. |
il 13 Nov 2006 alle 16:03 |
|
articoli correlati: |
|
|
|
|
|
|