L'Etiopia di Francesca
Visitando la regione dell'Amhara, lo scenario cambia completamente/10
2/1/2008 - La settimana scorsa ho compiuto un altro viaggio all’interno di questo vasto e multiforme Paese. Stavolta la ragione del mio spostamento è stata la curiosità: ho infatti visitato alcuni dei luoghi più importanti da un punto di vista storico e culturale dello stato regionale Amhara (l’Etiopia è, dal 1995, una repubblica federale composta da 9 stati regionali, per lo più divisi su base etnico-linguistica). L’Amhara si trova nel cuore dell’Etiopia, a nord di Addis Abeba, e qui si sono sviluppate le dinastie imperiali etiopiche e la religione ortodossa, depositaria delle antiche tradizioni nazionali.
Il viaggio è stato un salto nel passato, alle radici e alle origini dello stato etiopico, nel luogo in cui tutto ciò che è abesha, cioè abissino, è nato. Non a caso la lingua ufficiale etiopica è l’amarico, il cui nome rimanda chiaramente allo stato regionale Amhara, e il gruppo etnico che lo abita (gli Amhara appunto) rappresenta una classe culturale e intellettuale molto attiva, costituendo attualmente il “nocciolo duro” dell’opposizione politica ai più importanti organi di governo che sono di appannaggio per lo più del gruppo etnico tigrino. L’Etiopia vanta una storia millenaria, le cui trame sono state filate e dipanate per la maggior parte sugli altipiani amhara e poi da qui si sono estese nell’ultimo secolo fino a inglobare anche i bassipiani e le zone oggi più emarginate, come ad esempio Moyale, che, pur facendo parte dello stato etiope, è profondamente influenzato dalla cultura somala e in forma minore da quella keniana.
Le differenze tra la zona di Moyale e lo stato regionale Amhara, la cui distanza è coperta da almeno 4 giorni di viaggio tra macchina e autobus, sono evidenti fin dall’inizio del viaggio. Gradualmente si lasciano i bassipiani, la terra rossa e semi-arida su cui crescono arbusti e acacie dalle tipiche chiome a ombrello che hanno lo scopo di catturare nel modo più ampio possibile l’acqua piovana, per arrivare agli altipiani, che sfiorano i 3000 metri, attraversando gole profonde e terre marroni, alcune delle quali coltivate, mentre su altre crescono alberi di vario tipo, dalle chiome ampie, verde scuro e sviluppate lungo il tronco. Su queste terre non pascolano i cammelli, allevati invece a Moyale, ma vacche e capre, molte di loro più grasse di quelle che si vedono a sud.
Lungo le strade dello stato Amhara è possibile incontrare anche diversi lavori infrastrutturali, come la stesura dell’asfalto lungo le strade e la costruzione o manutenzione di condutture idriche. Quando ci si ferma in un posto a mangiare, i piatti offerti sono quelli tipicamente etiopici, mentre è più faticoso trovare il chapati (sorta di piadina di farina di mais) o le sambuse (piccoli calzoni ripieni di lenticchie o carne) che si possono invece degustare a Moyale e che derivano i primi dalla cultura somala, le seconde da quella keniana. Inoltre, nella regione Amhara la religione ortodossa si respira nell’aria, a cominciare dall’odore di incenso nelle strade, dalle croci in mostra in ogni angolo, dalle donne e dagli uomini avvolti nelle vesti bianche e diretti in chiesa. A Moyale invece mi capita di ascoltare tanto i canti intonati nella chiesa ortodossa, quanto il richiamo alla preghiera che proviene dalla moschea, e qualche volta anche i discorsi al megafono di qualche predicatore protestante.
Nei luoghi visitati, molti dei quali turistici, la maggior parte delle persone conosce molto bene l’inglese e perfino i bambini. Questi ultimi sono molto abituati agli stranieri e non dimostrano invece la timidezza dei ragazzini di Moyale e dintorni, dal momento che chiedono con insistenza di avere caramelle, penne o soldi, o cercano di vendere sciarpe e altri beni dell’artigianato etiopico. Chiacchierando con la gente, ho scoperto che pochi di loro conoscono Moyale o sanno dove si trovi, mentre se ne hanno sentito parlare il più delle volte fanno commenti che rimandano al fatto che la piccola cittadina in cui vivo è sede di alcuni gruppi che tentano di ribellarsi allo stato etiopico.
Effettivamente la zona di Moyale è talvolta teatro di scontri tra alcuni drappelli che vorrebbero lo stato regionale Oromia (Moyale si trova tra lo stato regionale Oromia e quello Somali), indipendente dallo stato federale etiopico, e l’esercito federale che invece tenta di sedare queste rivendicazioni. Altri invece si stupivano del fatto che le poche parole in amarico che conoscessi le avessi apprese a Moyale, in un’area cioè non abesha, dove le persone parlano anche molte altre lingue, considerando l’amarico una lingua non propria, bensì imposta dalle esigenze di unità nazionale. (da provincia.ap.it) Francesca Bernabini
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