Caro Tullio Pericoli (dietro l'aggressione selvaggia al Paesaggio si nasconde la scomparsa degli stessi Comuni - Ecco perché)
Ho tenuto i tuoi scritti sul Corriere Adriatico del 19 gennaio e del 2 febbraio 2008. Bene i titoli: “Sindaco, salvi le colline del paese”; “La difesa dei colli piceni, battaglia di civiltà”.
Chiara Valentini su L’Espresso del 7 febbraio 2008 ci torna. Anche qui un titolo molto bello: “PERICOLI IN COLLINA”.
Ti parlo da un’altra vicina collina, Altidona. Scelta da altro Pericoli, Matteo; che ama i Paesaggi non meno del padre. Basta andare su Google e vedere i suoi lavori anche oltre Atlantico.
Nel convegno del 12 dicembre ci hai parlato di queste colline; e perché escono dalle tue matite.
Ci hai fatto capire, a noi che vi viviamo da sempre, come il cemento se le sta portando via. Insieme a una campagna da cui provengono molte nostre famiglie.
Ho anche letto le risposte del Sindaco di Colli, Giacobetti. Potrei dirti subito che Giacobetti sbaglia. Che non risolleverà la qualità della vita dei suoi cittadini cementificando. Né costruendo palestre (che poi darà in gestione o a Cooperative sottopagate o Polisportive dai fatturati strani o multiutilities spa illegittimamente in house). Che, stando in una Unione di Comuni, non può fare politiche da solo. Ma non ti direi il vero. Tutto il vero. Il vero è che stiamo sbagliando insieme a Giacobetti anche noi cittadini. E non da oggi.
Il 25 gennaio ero al Consiglio Comunale di Lapedona. Altro Comune in Unione; anche questo per finta. Non le dico con quanto stupore ho sentito anche lì un Sindaco decantare, dietro stupefacenti analisi sulla crisi demografica e occupazionale del piccolo Comune, il suo rilancio cementificando, alias, distruggendo, il valore più apprezzabile per il turismo che vorrebbe lanciare, il Paesaggio. Con 70mila metri cubi di cemento.
Nella mia, e di Matteo, Altidona, ho fatto oltre 10 assemblee nei nuovi quartieri a Marina di Altidona. Hanno fatto quartieri dormitorio. Le due principali domande sono state: 1) Vogliamo il paese; 2) Sicurezza; tipo: “mancano i percorsi per i bambini”.
Verso l’interno della Valle dell’Aso, altri amici agricoltori hanno creato agriturismi e simili che ben si armonizzano con l’agricoltura di qualità che stanno rilanciando. Ma, anche qui, capannoni più per apparire, che per reale bisogno industriale. Piccoli Comuni, ognuno dei quali vuole la sua Zona industriale. Industriali appunto che avendo a buon prezzo le aree fanno capannoni non per la bisogna, ma, in primo luogo, per apparire. Peggio, vedi la ditta Monaldi a Monte Vidon Combatte, che, ne ho sentito gli ‘odori’ da uno di questi agriturismi alcuni giorni fa, vuole triplicare una allevamento classificato: “Industria insalubre di prima classe”.
Anche ad Altidona, Montedinove, Massignano, Lapedona, eccetera, Piani Regolatori Generali che dovrebbero far schizzare il numero degli abitanti della Valle da poco più di 15mila abitanti (fino alla media Valle) a oltre 80mila abitanti.
Un’Italia impazzita? Chi non sa, oggi, dei subprime? Chi non ha letto, vedi nel libro “NO SPRAWL” (ed. Alinea 2006) di M. C. Gibelli e E. Salzano, come dagli anni ’60 a oggi la dinamica demografica e della occupazione del suolo nascondano non già una crescita edilizia per i bisogni abitativi, ma speculazione pura? Con rischi, va da se, per le stesse imprese edili e dell’artigianato connesso?
Un’Italia impazzita. Il tuo amico Vittorio Emiliani va percorrendo l’Italia invocando: “STOP CEMENTO o ci giochiamo l’ultima nostra ricchezza: IL PAESAGGIO”. E ci dice che le non certo povere Inghilterra, Germania e Francia, hanno da anni imposto: “Politiche di contenimento del suolo” (v. lo studio di G. Josef Frisch; nel libro “No Sprawl” citato).
Caro Pericoli, come vedi, non può essere il solo Sindaco Giacobetti responsabile di questo autentico impazzimento.
Ho ripreso gli “Statuta” della città di Offida del 1524. E quello di Monsampolo del 1586. Le loro belle chiese, e architetture, non si capirebbero senza i loro Gran Consigli composti a Offida da 100 Consiglieri e a Monsampolo da 40 Consiglieri. In rappresentanza di tutti i mestieri. Oggi abbiamo Sindaci che, dopo la loro elezione diretta, hanno messo in sordina i Consigli Comunali e perfino i loro tecnici. I servizi comunali, l’acqua, le strade, il verde, i rifiuti urbani in breve, i beni comuni, e ora anche il paesaggio, sono diventati merce. I Comuni, oggi vengono comunemente chiamati holding (una contraddizione in termini). Noi cittadini, letteralmente espropriati dei nostri beni comuni, clienti! I Sindaci?: “Signori”; o “Feudatari”! In realtà a servizio della multi utilities spa, magari quotata, più potente, e relativi manager.
Ecco perché una tale situazione non può essere colpa del solo, povero, Sindaco Giacobetti.
Altidona 5 febbraio 2008 Luigi avv. Meconi (segretario comunale in disponibilità)