Avendo maturato la sofferta decisione di non votare per il ballottaggio delle provinciali di domenica prossima, ritengo doveroso spiegarne a tutti le ragioni.
Non lo faccio per convincerne quanti mi hanno sostenuto che, come già affermato, ritengo giusto decidano secondo la propria coscienza e le proprie personali valutazioni, ma solo perchè nella mia particolare posizione, anche volendo, non potrei mai nascondere o negare tale scelta a fronte delle numerose ed esplicite domande che tanti mi pongono al riguardo.
Non si tratta di una scelta dettata dal risentimento, ne tanto meno dal “settarismo”, lontanissimi dalla mia storia e dalla mia natura, quanto dalla profonda convinzione che il voto debba essere il frutto di un’ampia condivisione delle progettualità e dei metodi proposti dai candidati e dagli schieramenti.
Non solo: votare un candidato ed uno schieramento, vuol dire conferire loro un mandato di governo assumendosi la corresponsabilità delle loro azioni.
Ebbene questa volta non me la sento.
Non me la sento, ovviamente, di votare a destra per diversità culturali ma, anche, e, soprattutto, per la non condivisione dei programmi proposti e per la già assodata inconcludenza di quanti li propongono.
Ma questa volta, in questa particolare situazione, non me la sento di votare quello che localmente si autodefinisce “centro sinistra”.
Sono troppe le ragioni che non li rendono credibili ai miei occhi. Occhi non certo distratti od inesperti; né, ve lo assicuro, offuscati dal rancore.
A fronte di programmi vaghi, “interpretabili” e, nella loro genericità, non molto diversi da quelli dello schieramento opposto, emerge invece con assoluta chiarezza e prevalenza la smania cieca di potere, a qualsiasi costo. Una smania di potere che sintetizza in negativo quella politica che da anni vado combattendo: quella che ritiene la vittoria elettorale il fine da raggiungere e non il mezzo per realizzare dei progetti nell’interesse collettivo. Quella politica che si coagula e si identifica essenzialmente sulla contrapposizione allo schieramento opposto o al leader della parte avversa.
Quale valore possono avere, a tal proposito, i tardivi e strumentali richiami all’unità contro le destre dopo non aver avuto alcuno scrupolo nel rompere quell’unità ed interrompere un percorso positivo, senza degnarsi neppure di esprimere un giudizio su di esso?
Hanno ancora senso questi generici richiami in una società in cui gli operai hanno imparato a votare Bossi o Berlusconi proprio perché di contenuti e soluzioni si parla sempre meno per lasciare spazio ai teatrini tra big, alle risse e alle polemiche?
No, proprio no. Aderire ad un simile richiamo vorrebbe dire peraltro farla “fare franca” a quello sciagurato gruppo di dirigenti del PD locale, incoraggiando loro, o chiunque nel futuro a seguire quei metodi in situazioni analoghe.
Non me la sento di consegnare, all’uno o all’altro schieramento, carta bianca sui validi progetti di futuro che con serietà, insieme a tanti, mi hanno visto spendere impegno, senza secondi fini di potere.
La responsabilità alla quale non intendo sottrarmi certamente è quella di non disperdere quel grande patrimonio di progetti e di passioni coltivato in questi anni.
Per questo sia ben chiaro, non partecipare al voto per le provinciali non vuol dire certo rinunciare a sostenere, in grande e buona compagnia di quanti lo vorranno, la bonifica dell’SGL Carbon e la crazione del polo tecnologico, la realizzazione della metropolitana di superficie, l’istituzione dell’area marina protetta del Piceno, del progetto Valdaso, il consolidamento dei progetti sul paesaggio, sulla cultura scientifica e sul novecento, sull’agricoltura biologica, sulle lane dei pastori, sul turismo rurale e dei parchi integrato a quello balneare, sulla ristorazione tipica, sull’energia dal sole, dal vento e dalla legna dei nostri boschi…
Ma voglio dire a tutti che questo percorso sarà certamente molto più facile se domenica prossima ad Ascoli, dove invece vorrei votare ma non posso per ragioni di residenza, fosse eletto sindaco Antonio Canzian.
Antonio è persona seria ed affidabile, capace di ascolto e di umiltà a differenza di quel gruppo dirigente del PD Ascolano di cui, come tutti sanno, non è certo l’espressione. Pertanto la sua vittoria, per la quale mi impegno come ritengo debbano impegnarsi tutti coloro che, anche non l’avessero votato al primo turno, tengono ai progetti che ho citato, sarebbe tanto utile alla provincia intera ed alla pulizia della politica.
Ascoli Piceno 17 Giugno 2009
Massimo Rossi