Silenziose emozioni del corpo: la pittura di Francesca Tavoletti
Una giovane artista sambenedettese si fa avanti con la forza – vitale e spettrale insieme – di corpi nudi tesi in un combattimento strenuo coi propri demoni e con la propria deriva esistenziale. La giovane artista si fa strada con mostre collettive e personali. L’ultima è quella a Palazzo del Podestà di Ripatransone (AP), dove sta ricevendo la meritata attenzione e il giusto riconoscimento. In mostra ci sono i corpi nei quali Francesca Tavoletti riversa emozioni mute, lasciando che sia la tensione dei moti interiori a scandire il movimento, il suo ritmo e il suo senso ultimo. Abbiamo rivolto a Francesca Tavoletti alcune domande sul suo lavoro e sui suoi progetti.
Hai voglia di descrivere brevemente la genesi di un progetto creativo? Non c’è una vera e propria preparazione o una volontà precostituita, ma ogni mio progetto avviene in maniera naturale. E’ legato al periodo in cui prende forma piuttosto che ad una mia volontà. Proprio per questo, periodi fortemente produttivi si alternano a momenti di pausa. E la sua realizzazione? La realizzazione è altrettanto semplice e naturale. Osservo immagini di atleti, danzatori nelle loro performance e cerco di assorbire la mutevolezza del loro corpo e sentire la tensione dei loro muscoli, aspettando che nella mia mente, e poi attraverso le mie mani, quelle immagini si ricompongano in una sola. Quali materiali prediligi usare? Colori acrilici, gesso liquido per dare più compattezza, pastelli o gessetti colorati, mentre il supporto cambia a seconda di ciò che mi risulta più comodo al momento: cartone, cotonaccio, carta paglia; non amo munirmi di tele già pronte perché delimiterebbero l’impostazione del lavoro. Il mio è un utilizzo classico del materiale, partendo dallo schizzo iniziale cerco di trasformarlo in un lavoro definitivo. Sei interessata a forme di contaminazione (es: arte digitale, fotografia, etc)? Per il momento no, perchè preferisco avere un rapporto diretto col mio lavoro. Puoi dire i nomi di tre artisti che, sedimentando dentro di te, hanno dato un contributo al tuo dipingere? Gli artisti che continuano a folgorarmi ogni volta, nonostante facciano parte del passato, sono troppo alti e lontani da me per poter sostenere che abbiano contribuito al mio lavoro, il quale non si avvicinerà mai neanche lontanamente a scaturire le stesse intense emozioni in chi lo guarda. Ma certamente posso dire che la mia profonda ammirazione verso la perfezione e l’espressività intima dei corpi di Michelangelo, Caravaggio e di Rodin hanno fatto sì che il mio lavoro si sia diretto verso questa strada. Ma questo non vuol dire che non apprezzi anche l’arte più vicina al nostro tempo come la Body Art degli anni ’70, la danza di Butho di origine giapponese o al contrario le strutture industriali di Andrea Chiesi, espressioni artistiche asettiche e silenziose, dove l’uomo addirittura scompare del tutto ingoiato dai suoi “Molok” industriali. Qual è il tuo rapporto con il corpo? Piuttosto superficiale, sono troppo pigra: preferisco stupirmi del corpo degli altri. Che tipo di tensione anima i corpi delle tue opere? Cerco di dar forma a delle emozioni intime e silenziose, le immagino scorrere attraverso i corpi che dipingo. Che rapporto hai con la parte commerciale del tuo lavoro? Pessimo. Sono fortemente legata a tutti i miei lavori perché per me hanno la stessa importanza che possono avere le pagine di un diario segreto per chi le riempie, la differenza sta nel fatto che io le posso mostrare perché non uso le parole ma l’immagine e chiunque si sofferma a guardare un mio lavoro lo leggerà attraverso la propria anima ricavandone un’interpretazione personale. Come sta andando la personale a Palazzo del Podestà di Ripatransone? Molto bene. Sono piacevolmente sorpresa dall’affluenza delle persone che vengono a sbirciare i miei quadri. Mi è stata data una bella opportunità che mi ha dato lo slancio per continuare a mostrarmi con più serenità. A cosa stai lavorando in questo momento? Come dicevo poco fa, ad un momento produttivo si è immediatamente alternato uno statico, dovuto però in questo caso ad altri progetti che ho in mente che non hanno a che fare con la pittura, ma credo che ricomincerò presto. E’ un periodo molto positivo e tranquillo e vorrei sfruttarlo.
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