ilmascalzoneSportivo, la 33ma CoppAmerica sul Mascalzone
a cura di Pietro Lucadei
-AMERICA’S CUP: PRADA NON PARTECIPERA’ ALLA 33^ EDIZIONE
PRADA, dopo dieci anni e tre campagne di Coppa America, ha maturato la decisione di
non partecipare alla 33^ edizione dell’America’s Cup, che si svolgerà a Valencia nel 2009.
La partecipazione alla prossima Coppa America è stata valutata a fondo e, pur potendo
già contare su significative risorse umane e finanziarie, si è ritenuto che, dopo tre sfide, si
sia concluso un ciclo.
Patrizio Bertelli ha dichiarato: “Sono state tre sfide e dieci anni molto intensi, spesso
esaltanti. E’ stata un’esperienza indimenticabile e molto positiva sia sotto il profilo
sportivo che quello umano: voglio ringraziare tutto il Team, il Gruppo Telecom Italia,
Intesa Sanpaolo, gli altri sponsor e lo Yacht Club Italiano, che ci hanno sostenuto con
costanza ed entusiasmo. Anche sul piano aziendale queste tre sfide hanno consentito di
acquisire e maturare una cultura, esperienze e visibilità preziose per il nostro Gruppo. Mi
auguro che un altro team italiano sia in grado di presentarsi alla prossima edizione e di
tenere alto il nome dell’Italia in Coppa America.”
Francesco Longanesi Cattani
Director of External Relations
PRADA Group
Milano, 3 agosto 2007
PRADA NOT TO COMPETE IN THE 33rd AMERICA’S CUP
After ten years and three campaigns, PRADA has decided not to compete in the 33rd
America’s Cup, which will be held in Valencia in 2009.
Participation in the next America’s Cup was carefully analyzed, and while significant
human and financial resources are already available, it was decided that, after three
campaigns, a cycle had come to an end.
Patrizio Bertelli declared: “We challenged in three campaigns of the America’s Cup and
we had ten very intense years. It has been an unforgettable experience, both from a sports
and human perspective. I want to thank the team, the Telecom Italia Group, Intesa
Sanpaolo, the other sponsors and the Yacht Club Italiano who have constantly and
enthusiastically supported us. From a corporate standpoint, participating in these three
campaigns has allowed us to acquire and develop precious skills, experience, and visibility
for our Group. I hope that another Italian team will be able to compete in the next
edition and to keep Italy at the top of the game in the America’s Cup.”
Francesco Longanesi Cattani
Director of External Relations
PRADA Group
Milan, August 3, 2007
-Alcune considerazioni di Vincenzo Onorato sulla XXXIII America’s Cup: la proposta di Mascalzone Latino
Da un punto di vista sportivo i team devono pretendere di partecipare ad un evento in cui la vittoria abbia significato e valore, in quanto ottenuta attraverso una competizione dura, difficile, ma leale.
Da un punto di vista strettamente commerciale l’ evento deve essere credibile e vendibile, in modo che gli sponsor abbiano adeguata visibilità e buone possibilità che il team sul quale hanno deciso di investire possa competere con successo.
Tutti i team interessati a partecipare, inclusi quelli già iscritti alla XXXIII AC, sono alla ricerca di sponsor (infatti, a quanto ci risulta, anche la maggioranza dei challegers “accettati” dal defender Société Nautique de Genève non hanno nemmeno i fondi per iniziare la campagna).
Le “Regole di Classe” della prossima Coppa e “l’unilaterale” nomina da parte del Defender del management della regata- non si è mai visto che in una qualsiasi competizione sportiva moderna uno dei contendenti scelga gli arbitri e la giuria- sono tra i punti più criticabili dell’attuale Protocol, che è stato già molto contestato sin dalla sua pubblicazione.
In particolare ritengo che un’America’s Cup in cui i challengers siano informati della “Regola di Classe” dal Defender (senza nemmeno un loro preventivo coinvolgimento) solo 18 mesi prima dell’evento non rappresenti una competizione né equa, né credibile e nemmeno “vendibile”. Infatti bisogna contare almeno 8-9 mesi di lavoro di design; altri 8-9 mesi, se non di più in caso di due scafi, per la costruzione delle barche e, ancora almeno quattro mesi per la messa a punto in acqua. Stando così le cose i challegers non avrebbero dunque tempo sufficiente per testare le nuove imbarcazioni in acqua. Ricordiamo, a questo proposito, che quando, nel 1988, venne creata la nuova Classe di Yachts, tutti i partecipanti ebbero più di tre anni per prepararsi.
Appare comprensibile che Alinghi svolga il proprio ruolo di Defender, e che abbia il desiderio di far evolvere l’evento, realizzando una nuova classe di imbarcazioni. Ma vi sono limiti da rispettare.Comprendo, quindi, in questa situazione, la posizione di Oracle che, in qualità di challenger, sta cercando di rendere la competizione più accessibile ed equa per tutti gli sfidanti.
Tuttavia nell’attuale fase di conflitto tra SNG/Alinghi e GGYC/Oracle, tutti i team dovrebbero cercare, nel proprio interessse, di contribuire a superare l’impasse.
Da parte mia invito, quindi, SNG/Alinghi a riaprire la trattativa sul Protocol della XXXIII America’s Cup sui seguenti punti, preso atto che l’AC XXXIII si terrà nel 2009 a Valencia, come già annunciato:
• Adozione delle Regole di Classe dell’ACC, già in uso nelle edizioni passate, nella versione 5, consentendo ad ogni team di costruire un nuovo Yacht e di modificarne uno vecchio fino al 50%.
• Impegno da parte di tutti i team della XXXIII AC , mediante sottoscrizione del documento di partecipazione , di utilizzare, in caso di vittoria della XXXIII AC, la nuova classe di barche di 90 piedi, proposta da Alinghi per l’edizione XXXIV dell’America’s Cup, le cui regole dovranno essere redatte con la collaborazione tra Alinghi e la Challenger Commission (che includerà, ovviamente, l’attuale COR) in rappresentanza degli sfidanti.
• Il Protocol dovrà essere sostanzialmente lo stesso della America’s Cup XXXII, ma con modifiche che dovranno essere concordate con la Challenger Commission. Il processo di revisione del Protocol dovrà, in particolare, riguardare i punti più discutibili dell’attuale versione: il potere concesso al Defender- SNG, attraverso ACM, di squalificare un team sfidante, se questi dovesse mettere in discussione o contestare una qualsiasi disposizione del Protocol; il potere di ACM di non accettare una sfida; la possibilità di ACM di squalificare unilateralmente un team; la nomina dei componeti dell’Arbitration Panel solo da parte del defender e del Challenger of Record, e il loro potere di sostituirli incondizionatamente e a loro totale discrezione; il potere esclusivo e discrezionale di ACM di nominare il comitato di regata, il comitato di stazza, i giudici di regata, ed ogni altro organo dell’evento; gli altri poteri e diritti attribuiti ad ACM che eccedono di gran lunga quelli assunti da altri defender nel passato, inclusa la possibilità di sanzionare i partecipanti; il potere conferito ad ACM di stabilire tutte le regole di tutti gli eventi, incluse le “Challenger Selection Series”, la mancanza della clausola che attribuisca all’ACM di agire secondo il principio di neutralità, la partecipazione del Defender al torneo di selezione tra gli sfidanti.
Ritengo che l’adozione di un nuovo Protocollo che tenga conto di questi punti convicerà GGYC ad abbandonare la causa e ad attrarre molti più sponsor e team all’evento.
Vincenzo Onorato
Mascalzone Latino
3 agosto 2007