Festa del patrono: consegnati i “Gran Pavese Rossoblu” e intitolata “via padre Olindo Pasqualetti”
SAN BENEDETTO DEL TRONTO, 13/10/2008 - Ultime iniziative istituzionali per la festa del patrono san Benedetto martire. Stamattina è stata infatti intitolata “via padre Olindo Pasqualetti”, nel corso di una breve cerimonia in quella che fin qui si chiamava “viale delle Palme”, la via che alle spalle dell’hotel Garden raggiunge la Palazzina azzurra. Alla cerimonia hanno preso parte, oltre al sindaco Gaspari, il suo collega e deputato al parlamento francese René Rouquet, sindaco della città gemellata di Alfortville, oltre naturalmente ai famigliari di Pasqualetti, a partire dal fratello, prof. Tito. Il sindaco, Tito Pasqualetti e l’ex allievo di padre Olindo, Gabriele Nepi, hanno ricordato la figura dello studioso, latinista, e missionario, già premio Truentum, scomparso nel 1996.
Ultima cerimonia, dalle 11, presso la sala consiliare, dove sono stati assegnati otto premi “Gran Pavese Rossoblu”, in memoriam ad Andrea Pazienza (nato a San Benedetto nel 1956 e morto esattamente 20 anni fa. Il premio è stato ritirato dalla mamma Giuliana Di Cretico), a Paolo Beni, Gabriele Cavezzi, Lea Emili, Anna Lunerti, Orlando Marconi, Federico Pignati, Vincenzo Ricci. Matteo Vallorani e Carla Civardi hanno letto rispettivamente un brano di prosa e una poesia di Pazienza.
«Premiamo persone normali, che tuttavia si sono contraddistinte nella loro vita», ha detto il sindaco Gaspari, «Si tratta del doveroso omaggio della città a figure che hanno onorato il suo nome. E siamo particolarmente felici che questo avvenga nel ventennale del gemellaggio con la città di Alfortville». René Rouquet ha aggiunto da parte sua che «Partecipano a questo viaggio anche alcuni studenti, dal momento che un gemellaggio non avrebbe senso senza le nuove generazioni. Impariamo molto, reciprocamente, ad ogni viaggio. E infatti, se anche noi premiamo alcune persone, è un’ottima idea farlo in veste così solenne come fate voi oggi». «San Benedetto è stata resa grande non soltanto da chi ci è nato, ma anche da persone che hanno trovato qui la loro patria di elezione», ha concluso la presidente del Circolo dei Sambenedettesi Benedetta Trevisani, «La storia di questa città è stata costruita dai suoi abitanti come da tanti che vi si sono trasferiti ad un certo punto del loro percorso esistenziale».
Il “Gran Pavese Rossoblu” è disciplinato dal “Regolamento comunale per la concessione delle civiche benemerenze”, che all’art. 5 recita: “L’onorificenza “Gran Pavese Rossoblu” è un riconoscimento che significa la riconoscenza della cittadinanza sambenedettese per l’opera svolta da personaggi caratteristici locali, da istituzioni, associazioni, enti e società nelle varie attività economiche, sociali, assistenziali, culturali, formative, sportive, nonché per elevati atti di coraggio e di abnegazione civica”.
Di seguito le motivazioni per il “Gran Pavese Rossoblu” assegnato ad ognuno degli otto premiati:
Andrea Pazienza
I suoi disegni sono una festa per la mente e per gli occhi, un condensato di intelligenza e abilità creativa. L’abbraccio della città ad un artista che ha saputo dare forma ai sogni e alla fantasia, mantenendo un contatto critico, attento e lucido con la società, di cui è stato osservatore tra i più originali. Il rimpianto per la sua scomparsa è malinconicamente bilanciato dalla sua opera, immune alle ingiurie del tempo.
Paolo Beni
Fiorentino di nascita ma sambenedettese d’elezione, ha dato lustro al nostro calcio e di conseguenza alla città con una carriera calcistica di notevole spessore, rivestendo diversi ruoli in campo, e totalizzando il maggior numero di presenze in campionato con la maglia rossoblu. Ha inoltre continuato la sua attività come allenatore, e come animatore di un frequentatissimo ed elegante bar.
Gabriele Cavezzi
Ha contribuito alla crescita socio-culturale della città applicandosi con autentica passione e instancabile lavoro allo studio delle memorie cittadine, cui ha dedicato opere che rappresentano un patrimonio prezioso. Ha inoltre promosso la diffusione dell’atletica, risultando così un doppio punto di riferimento per i giovani, dal punto di vista della ricerca storica e della pratica sportiva.
Lea Emili
Ha praticato dall’età di undici anni un silenzioso e prezioso lavoro quotidiano di artista del ricamo. Ha poi trasmesso e divulgato i segreti di quest’arte, ed un messaggio di amore autentico, a generazioni di donne, presso il laboratorio di ricamo avviato da suor Maddalena. Per il bagaglio di grande valore umano, morale ed artigianale che ha contribuito a creare, e poi a preservare, la città le è riconoscente.
Anna Lunerti
Donna di grande sensibilità culturale e docente molto stimata, si è dedicata con profonda passione alla conservazione e divulgazione del dialetto nella scuola, sulle scene teatrali e in occasione di pubbliche letture di autori classici della nostra letteratura dialettale, trasmettendo anche alle nuove generazioni i valori formativi delle tradizioni locali.
Orlando Marconi
Il corso della sua lunga e operosa vita coincide con una parte non secondaria dello sviluppo economico della nostra città, quella dell’industria del freddo. Straordinario ideatore di imprese economiche non soltanto in tempi lontani, ma ancora di recente, ha creato migliaia di posti di lavoro e onorato la città di San Benedetto del Tronto in Italia e all’estero.
Federico Pignati
Per una vita spesa nella lavorazione e nel commercio della canapa, e nella pesca, come lavoratore e poi imprenditore, tra San Benedetto e il Perù, dove acquistò grande prestigio e ricoprì anche l’incarico di sindaco. La città è riconoscente ad un uomo affabile e colto, disponibile con gli altri e lucido, ancora oggi residente nel cuore antico dell’area un tempo occupata dai funai “di grosso”.
Vincenzo Ricci
Ultimo di sette figli in una famiglia sambenedettese di profonde tradizioni marinare, appartiene alla dinastia dei “Rapepè”, ed ha dedicato un’intera epica vita al mare, come pescatore, armatore e commerciante. Ha inoltre conosciuto la dura esperienza della guerra imbarcato sul sommergibile Benedetto Brin, indi la prigionia nei campi di concentramento tedeschi fino al 1945. Oggi è uno dei maggiori testimoni della storia della nostra marineria.