Da sempre le intercettazioni telefoniche sono state un argomento da noi ampiamente dibattuto.
Non vogliamo certo finiscano sui giornali i fatti di vita privata, inutili tra l’altro nella ricerca di un qualunque tipo di verità importante, ma non possiamo neppure pensare che il limite alle intercettazione da parte della Magistratura possa ridurre la possibilità della ricerca della verità sulle stragi del 1993 ,visto che di recente abbiamo presentato un Esposto per la riapertura delle indagini sulla strage del 27 Maggio 1993 a Firenze.
E’ possibile quindi la Magistratura debba mettere sotto controllo i telefoni delle persone le più disparate, che solo in apparenza sembrano non aver nulla a che fare con la mafia e con il terrorismo eversivo.
Per arrivare a capire chi in Italia nel 1993 ha piazzato 300 chili di tritolo sotto la torre dei Pulci a Firenze insieme a Salvatore Riina, implica che non si posso porre limiti a strumenti di indagine come le intercettazioni telefoniche.
Sarà eventualmente compito degli inquirenti tenere un comportamento di riservatezza tale affinché i diritti dei cittadini non siano lesi, ma questo non vuol dire che la Magistratura attraverso le intercettazioni telefoniche non possa più arrivare ai “mandanti a volto coperto” per le stragi del 1993.
Le Istituzioni sempre più fortemente parlano di contrasto alla criminalità mafiosa attraverso la confisca dei beni guadagnati in modo illecito.
L’ennesimo intervento del Presidente del Senato a Palermo, che parla di nuovi modelli di sequestro dei beni alla criminalità organizzata, ci fa sempre più sperare in una rapida risoluzione delle nostre cause civili intentate contro “cosa nostra”.
Infatti le 51 sentenze che il Tribunale di Firenze ha emesso per le famiglie dei nostri morti e dei nostri feriti rimasti invalidi, troveranno la loro conclusione nel Fondo 512 Legge del 1999, che si alimenta in buona parte con i beni confiscati alla mafia, oggi insufficienti a far fronte alle esigenze di quanti denunciano la mafia in sede civile.
Auspichiamo davvero sia la volta buona di una classe politica consapevole dell’importanza che la lotta al crimine non può essere di maggioranza o di opposizione come ribadito dal Presidente Renato Schifani, ma dell’intero Parlamento.
*Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili