di Piero Giorgio Camaioni
A leggere le cronache, il passaggio da queste parti dell’arch. P. Brugellis [relatore al Convegno “La città del Terzo Millennio” – Auditorium di SBT, 12.02.’09] sarebbe consistito in un cordiale incontro col sindaco nel di lui ufficio-frau: soliti convenevoli, auto-promozione sui Grandi Progetti della città, foto, regalino del libro, ciao. Al convegno – per questo iniziato con ritardo – poca gente. Assenti o quasi politici e autorità. Lo stesso Gaspari alle 7,20 se ne va, c’ha altro da fa’. Peccato peccato peccato. Il più interessante illuminante breve convegno di urbanistica... del terzo millennio ce lo siamo goduto in pochi. E pochi del posto. Neanche i giornalisti.
Infatti, solo fugaci autoreferenziali intervistine per l’archivio web. Ma chi è questo B. architetto quarantenne, ragazzo mite, normale, educato, senza cravatta, che parla facile–facile, affettuosamente stridulo. Non avrà frequentato corsi di comunicazione, ma che “lectio magistralis”, la sua! Idee. Progetti. Fatti. Esempi. Risultati. La competenza degli studi giusti, delle buone letture, delle azzeccate frequentazioni. L’entusiasmo che non viene dai soldi. Il coraggio di seguire esempi inconsueti. E’ anche questo il ruolo dell’architetto: intervenire – inventando – là dove sembra più difficile e quasi impossibile. Seminare sul marcio. Come in Colombia, che non è la California. Cosa son stati capaci di fare a Medellin in pochi anni! Il posto delle favelas infinite, del narcotraffico mondiale, della delinquenza normalizzata, delle tangenti “fisse” del 10% [oddio, non hanno l’esclusiva]. Ma ecco la fortuna: spunta un politico improvvisato (prestato dalla matematica), entusiasta ma realista, attorniato da progettisti freschi e onesti. Il manipolo dei 50. Cambiato tutto in 10 anni. Una rivoluzione (non è uno spot) nel modo di concepire il (proprio) futuro, e vincerla. Oggi Medellin è bella, ricca, sanificata. Città della moda, dell’arte e della cultura, delle scuole, delle biblioteche, dei turisti. E produce talenti, con radici proprio sulle colline delle favelas. Accoppiata alla buona politica e alla pazienza, l’architettura e l’ottima qualità edilizia hanno portato serenità, lavoro, cambiamento sostenibile, gusto dell’abitare, dello studiare. B. parla poi di Firenze e Seul. Ambienti diversissimi, non solo geograficamente. Ma stessa filosofia: interventi (con mani di velluto) lontano dai riflettori, dove i problemi appaiono più tosti. Recuperare senza abbattere, rendere l’abitare divertente, dignitoso, economico, stimolante. Saper leggere i “libri di pietra delle città”. Lavori sapienti, rigorosamente a basso costo. Anche solo col colore. Non è una favola, B. sa raccontare perché crede e fa. “Rivela” cosa si deve e cosa non si deve fare. La (piccola) platea ascolta sorpresa e rapita, non come ai soliti convegni. Fossero state presenti certe orecchie sorde che conosciamo! Quelle di chi ci amministra, che con le distruzioni ci distrugge. Quelle di chi asseconda solo i dèmoni del commercio, del successo, del denaro, del consenso, del consumo. Di chi ha tolto dignità agli spazi pubblici, abbattuto mercato Montebello, di chi edificherà al Ballarin anziché lasciarci saggiamente solo prato [ e musica: quella che B. ci racconta possa esalare dalle conche naturali del terreno per rigenerare (“massaggiare”) i pensieri di chi vi s’accovaccia]. Di chi innalzerà torri all’Agraria. Di chi ci ingolferà il Porto. Di chi ci ha farcito di agghiaccianti e lunari centri commerciali. Di chi ci rifila palme bell’e pronte invece qualche volta di incitarci a pazientare 30 anni per godere di una quercia. Di chi obbedisce alle auto furiose sognando parcheggi e box e non graziosi leggeri asili di periferia. Di chi ci toglie i cinema, la vista del mare, l’aria…Qua, in ogni campo, andiamo in direzione opposta, e ci vantiamo: in 10 anni Medellin è diventata civile; in 10 anni noi diventeremo Medellin. B. non parla di utopie. Trasporti urbani su fili, vetture a uovo elettriche che non si sorpassano tra loro, strade vive perché ripensate come “luoghi di relazione”, edifici che si adattano come camaleonti e rivivono, senza bisogno di dinamite o ruspe. Prevalenza del “meticciato”, altro che omologazione. L’”estetica del carino”. Architettura che aiuta a pensare, attenta all’identità naturale dei luoghi . B. testimone di una mentalità progettuale e imprenditoriale che non conosciamo e che non vogliamo ascoltare neanche in un convegno. Prenditi il regalino e via. Un architetto che cita Amendola (“I bambini sono come i pesci rossi nei fiumi”), che evoca Gaber (“Il giudizio universale non passa per la strada”). Persona davvero speciale, Pino Brugellis. Non pare un [nostro] architetto.
18.02.’09 PGC