01/02/2009 - Se n’è parto per anni, si è speso denaro pubblico, ci sono stati i soliti convegni, si è decisa l’istituzione di Comitati di Progetto per la definizione di programmi di sviluppo del settore nautico, ma a tutt’oggi il Distretto del Mare è stato un bastimento carico di…niente di concreto.
Il Distretto sarebbe dovuto servire per creare “una sinergia tra i diversi attori del territorio” con il coinvolgimento delle Università per “la creazione di un polo scientifico-tecnologico con l'Università politecnica e CNR per la ricerca su materiali, processi produttivi e strumentazioni di bordo; la promuovere della sicurezza e salute dell'ambiente di lavoro; l'integrazione con altri settori come turismo e commercio” .
Niente di questo ha preso il largo, il Distretto del Mare è rimasto in banchina e fa acqua da tutte le parti. La realtà di questi giorni è amara e vede la cantieristica navale in seria difficoltà. Avrebbe potuto il Distretto del Mare fermare la burrasca della crisi ? La risposta è no, ma avrebbe potuto e dovuto quantomeno contribuire ad arginarla per ripartire poi con le acque più calme.
Invece, nonostante il “bollettino del mare” tendesse verso il brutto la Regione Marche era più intenta ad occuparsi di delocalizzazione piuttosto che salvaguardare le imprese che operano sul nostro territorio . Oggi tutti a bocca aperta a guardare operai in cassa integrazione, imprese sull’orlo della chiusura o riconversione.
Quando abbiamo denunciato il ritardo nella costituzione e attivazione del Distretto del Mare ci hanno tacciato di demagogia. Quando ci siamo offesi perché manifestazioni di valore come il Fano Yacht Festival erano snobbate dalla Regione, hanno trovato giustificazioni risibili.
Certo il Distretto del Mare, lo ripetiamo, non avrebbe fermato la crisi internazionale, ma poteva e doveva approfittare, insieme alle imprese, della congiuntura favorevole degli scorsi anni per creare sul territorio le infrastrutture, le energie e le sinergie per affrontare le future ed inevitabili difficoltà che sempre seguono i periodi di crescita.
La politica deve anticipare e non rincorrere situazioni e crisi. Neppure su un altro fronte, quello del credito il Distretto si è mosso . Le banche a livello locale continuano a tenere i cordoni della borsa chiusi incidendo negativamente nel settore in difficoltà. A questo si deve aggiungere, a livello nazionale, la difficoltà da parte di potenziali acquirenti di imbarcazioni nell’ottenere il Leasing nautico, che consente di risparmiare un 12% di IVA sull’acquisto delle barche. Un circolo vizioso che dev’essere interrotto.
Occorre un segnale forte e immediato come un Consiglio regionale aperto da tenersi a Fano col coinvolgimento di enti e parti interessate per individuare strategie ed interventi mirati, per scongiurare nell’immediato la chiusura o la riconversione dei cantieri. In prospettiva per favorire un rilancio del settore attraverso interventi mirati e un’apertura di credito che oggi non esiste, condizionando pesantemente il settore.
L’ultima parola rimane alle imprese del settore, le quali hanno un”dovere etico” nei confronti di questo territorio . Non possono in alcun modo approfittare della crisi per mettere in atto strategie che andrebbero a penalizzare chi ha creduto e investito nella nautica capitali, professionalità e territorio.
*Consigliere Regionale A.N.-PdL