Il Plumpynut: lo snack che salva la vita ai bambini del terzo mondo
Nonostante il mondo Occidentale spesso nasconda la testa sotto la sabbia, ogni giorno nei paesi del terzo mondo si continua a morire di fame. E’ a dir poco spaventoso e inconcepibile constatare che ogni anno circa 5,6 milioni di bambini muoiano a causa della denutrizione, che un quarto di tutti i bambini sotto i 5 anni dei paesi in via di sviluppo, sia sottopeso. Si tratta di dati che stridono fortemente con quelli che si registrano nel resto del mondo dove 22 milioni di bambini sono obesi. La denutrizione e la malnutrizione, presenti soprattutto in Asia meridionale e negli altri paesi in cui la povertà dilaga, sono dovute ad un insufficiente apporto alimentare, spesso associato a malattie o ad una dieta priva di micronutrienti come le vitamine, i minerali e gli oligoelementi. Ad aggravare la situazione è la scarsità di acqua o il consumo di acqua non potabile. Si tratta, inoltre, di bambini che nascono da mamme a loro volta denutrite che non possono allattarli. Dove è possibile molti bambini sottopeso riescono a scampare alla morte solo grazie all’aiuto di centri nutrizionali che attraverso dei trattamenti specifici, che hanno la durata di un mese, fanno recuperare peso ai piccoli. Oggi grazie alla solidarietà internazionale e alle organizzazioni umanitarie, questi bambini hanno una possibilità in più: il “Plumpynut”, uno snack usato per la prima volta nelle crisi umanitarie della Somalia e del Sudan, che ha permesso di curare i bambini a casa evitando il ricovero nei centri sanitari già molto affollati. Si tratta di una barretta composta di farina di arachidi, zucchero, grassi vegetali, latte in polvere, con l’aggiunta di sali minerali e vitamine, ha un peso di 92 grammi e contiene 500 calorie. Una vera rivoluzione se si pensa che permette di recuperare peso in poco tempo, che può essere succhiato direttamente dalla confezione, che non deve essere masticato e ciò lo rende adatto anche ai bambini che non hanno ancora messo i denti. Può essere somministrato dalle madri direttamente a casa senza essere obbligate a restare per giorni con il proprio figlio nei centri di alimentazione terapeutica, allontanandosi dal resto della famiglia o dal lavoro nei campi. Inoltre, non deve essere mescolato con l’acqua evitando cosi infezioni o malattie dovute all’acqua impura, è facilmente trasportabile e si conserva bene anche in condizioni sfavorevoli come il caldo estremo e la forte umidità. I bambini affetti da malnutrizione grave necessitano per guarire di una quantità che va dai 10 ai 15 chilogrammi di Plumpynut, lungo un arco temporale di 6-8 settimane. L’UNICEF sostiene la produzione locale di questo snack che permette di ridurre il costo a meno di 3 euro per chilogrammo. Con 45 euro si può salvare un bimbo denutrito. Se ciascun bambino occidentale rinunciasse a qualche merendina di troppo e inviasse il corrispettivo in denaro alle associazioni che si occupano della fame nel mondo, molti bambini continuerebbero a vivere.
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