leggere il '900
28/11/2006 Jesi - Palazzo dei Convegni -"AltriNovecento" Regia di Gianluca Corinaldesi
AltriNovecento è il racconto del Novecento di “altri” italiani, o semplicemente di altre persone, leggermente “diverse” da noi. L’ultima parte del secolo è stato il momento in cui anche l’Italia ha imparato a conoscere la realtà dell’immigrazione, e con essa la necessità di affrontare problemi poco conosciuti. Ma soprattutto questa nuova realtà ha richiesto alla nostra cultura di aprirsi alla conoscenza di “Altri” punti di vista sulle cose. È per questo motivo che siamo andati a indagare e a raccogliere testimonianze sulle vite di persone immigrate. Ci siamo concentrati prevalentemente sulla zona del Maghreb e sull’Albania. Abbiamo raccolto storie difficili, storie importanti, storie inaspettate. E nel fare questo abbiamo conosciuto un po’ di più anche noi stessi. Come scrive Tahar Lamri in uno dei suoi racconti: “Ho lasciato l’Europa perché non volevo morire con troppi desideri”. Ecco, questo è un perfetto esempio di come un punto di vista altro dal nostro ci illumini su un aspetto della nostra stessa identità di persone occidentali. Nella nostra ricerca siamo stati assistiti dal linguaggio del Documentario. È stato evidente, talvolta, come il rapporto con la telecamera accesa incoraggi o forzi- a una rivelazione personale più intima. Il risultato del nostro lavoro sono quattro storie, quattro documentari su altrettante persone immigrate nel nostro paese per motivi diversi, persone che hanno imparato la nostra lingua sufficientemente bene per descriverci le sottigliezze del loro pensiero. Nei lavori compaiono inoltre studiosi, testimoni vari, e documenti raccolti dalle teche familiari degli stessi protagonisti. AltriNovecento è la prima tappa di un lavoro che potrebbe condurre alla nascita di un Centro di Produzione Documentaria. Il Centro si richiamerebbe anche alle tecniche del Digital Storytelling (racconti personali direttamente realizzati, digitalmente, dall’autore stesso), metodo creato da Joe Lambert, del Center for Digital Storytelling di Berkeley, California, col quale abbiamo lavorato e col quale continueremo a lavorare nel prossimo futuro Cooperativa Sociale CO.ST. e S.T. e S.S. - Assessorato alla Cultura Comune di Jesi Orari: ore 21.15
Gli altri appuntamenti: sabato 25 novembre: ore 21.15, Falconara Marittima - Centro Cultura "Piero Pergoli" info: 0731.209490 (Cooperativa Sociale CO.ST. e S.T. e S.S.) E-mail: costess@aesinet.it dal 27/11/2006 al 05/12/2006 Ancona - Cinemazzurro -"Leggere il '900: Heimat" La cinematografia tedesca è stata tra le più stimolanti ed innovative nel panorama mondiale, citiamo tra gli altri Fritz Lang (1890-1976), Robert Siodmak (1900-1973), Max Ophuls (1902 -1957) per arrivare a Rainer Werner Fassbinder (1946-1982) ed a Wim Wenders (1945). Ombre e nebbie presenterà alcuni classici privilegiando le opere che sono state fuori dalla normale distribuzione. Questa breve “rassegna di classici” servirà poi ad introdurre il clou del programma, il grande lavoro Heimat del regista Edgar Reitz, applaudito in diversi festival internazionali. Reitz ha, in anni di duro lavoro, ricostruito la storia del Novecento tedesco ed Heimat costituirà con 52 ore circa di programmazione la parte centrale di questa iniziativa: un “leggere il ‘900” che inizia nel 1919 in Germania, nella regione rurale tedesca dell'Hunsruck, nel paese di Schabbach (dove è nato Reitz, il regista) e termina nel nuovo millennio. Una storia che riesce ad essere epica e realistica e che racconta, attraverso le vicende di tre famiglie, i grandi cambiamenti che sono avvenuti nel Novecento. Le proiezioni inizieranno con i primi undici episodi: 1. Nostalgia di terre lontane; 2. Il centro del mondo; 3. Natale come mai fino allora; 4. Via delle alture del Reich; 5. Scappato via e ritornato; 6. Fronte interno; 7. L'amore dei soldati; 8. L'americano; 9. Hermannchen;10. Gli anni ruggenti; 11. La festa dei vivi e dei morti. Edgar Reitz sarà ad Ancona il 3 ed il 4 dicembre per presentare il suo lavoro accompagnato da Luisella Farinotti, che ha analizzato a fondo l’opera del regista Provincia di Ancona - Ctm Studio Orari: lunedì 27 novembre: ore 18 "Nostalgia di terre lontane (1919-1928)" [119']; martedì 28 novembre: ore 18 "Il centro del mondo (1929-1933)" [89']; mercoledì 29 novembre: ore 18 "Natale come mai fino allora (1935)" [58']; "Via delle alture del Reich" [59']; giovedì 30 novembre: ore 18 "Scappato via e ritornato (1938-1939)" [59']; "Il fronte interno (1943)" [59']; venerdì 1 dicembre: ore 18 "L'amore dei soldati (1944)" [59']; sabato 2 dicembre: ore 16 "L'americano (1945-1947)" [1 h 42']; domenica 3 dicembre: ore 15 "Hermannchen (1955-1956)" [2 h 18']; lunedì 4 dicembre: ore 18 "Gli anni ruggenti (1967-1969)" [82']; lunedì 4 dicembre: ore 21.30 "Incontro con Edgar Reitz", a cura di Luisella Farinotti; martedì 5 dicembre: ore 18 "La festa dei vivi e dei morti (1982)" [94']
Gli altri appuntamenti: da mercoledì 6 a sabato 16 dicembre: "Ombre e nebbie. La cinematografia tedesca" Ingresso: ingresso scuole su prenotazione info: 071.33146 (Cinemazzurro) Sito: http://www.salonedelcinema.com/ Un secolo di cinema tedesco, con i suoi più significativi maestri degli anni Venti e il suo manifesto per un cinema che si vuole tenere fuori dai gironi commerciali. Wegener e Boese, Lang, Siodmak, Ophulus, Fassbinder, Herzog, Wenders, Huillet e Straub. L’omaggio di questa edizione del Salone del Cinema è dedicato a Edgar Reitz e al suo “Heimat”, un’epopea della Germania lunga un secolo, a partire dalla prima guerra Mondiale. Un ritratto generazionale di grande respiro balzachiano che ripropone l’ossessione del popolo tedesco per le proprie radici e per lo shokc degli anni del nazismo. Una saga dal profondo respiro epico di un piccolo villaggio dell’Hunsruck che diventa set totale della storia ed apre un nuovo percorso di ricerca in cui il regista sembra particolarmente a proprio agio. Edgar Reitz è diventato famoso proprio con il lungometraggio Heimat (durata di 22 ore) trasmesso dalla televisione tedesca nel 1984 e, successivamente, uscito nelle sale cinematografiche in 14 puntate (anche se qualche appassionato, come Enrico Grezzi, è riuscito a vederlo per intero al festival di Venezia). Un lungometraggio realizzato in poco meno di 16 anni, che ha avuto un seguito in Die zweit Heimat (1992) e Heimat 3 (2005) a chiudere una trilogia che affronta il momento della riunificazione tra Est e Ovest palesata come opportunità per tutti fino a quando il popolo più felice della terra si riscopre lo stesso di prima, ma con qualche dubbio in più, di fronte a una situazione che tritura tutto, compresa l’esemplare “monetizzazione” del Muro nata da un’idea del solito “genio” del marketing. Al Cinamazzurro viene proiettato “Heimat 1” in 11 puntate di per dieci giorni consecutivi dal 27 novembre al 5 dicembre (tutti i giorni alle ore 18 e domenica alle 15). Una “cronaca” fluviale che trova il suo punto di forza nel realismo di fondo, che utilizza l’opzione del sogno non come materiale fantastico, ma come umile e speranzosa elaborazione tutta umana, tra sogni ad occhi aperti ed incubi alla luce del sole. In Heimat è frequente il passaggio dal bianco e nero (la fotografia è di Gernot Roll) al colore. “È una scelta di stile, con motivazioni diverse, afferma Edgar Reitz. Il bianco e nero crea un’atmosfera, acuisce il realismo di alcune scene e nello stesso tempo è un modo per uscire dalla realtà citando un certo cinema classico”. Edgar Reitz è stato nel 1962 tra i giovani firmatari del manifesto di Oberhausen, che sulla scia della Nouvelle Vague francese invocava la rottura col passato e con la tradizione per un momento di necessaria rinascita del cinema tedesco. Vent’anni più tardi sarà proprio il recupero del passato la molla che determinerà il successo di un regista che ha fatto della “redenzione dei ricordi” il fondamento del proprio lavoro. E lunedì 4 dicembre, alle ore 21,30, alla fine del 10 episodio di Heimat al Cinamazzurro, è in programma un da non perdere incontro con Edgar Reitz, condotto da Luisella Farinotti, docente di Storia del Cinema ed esperta di cinematografia tedesca. Vale la pena sottolineare che Luisella Farinotti ha realizzato con il regista tedesco un’intervista lunga diversi anni e inserita nel volume “Il futuro dietro le spalle. Tempo e storia nel cinema di Edgar Reitz”, là dove l’autrice ricostruisce l’attività del regista dall’iniziale adesione allo Junger Deutcher Film al lungo sodalizio con Alexander Kluge fino alla realizzazione del ciclo epico della trilogia di Heimat. Dal 6 al 16 dicembre, il Salone del Cinema presenta “Ombre e Nebbie – I maestri del cinema tedesco”, con 8 pellicole storiche che percorrono un secolo di cinema: Der Golem, wie er die Welt kam di P. Wegwnwr e C. Boese (1920), M, il mostro di Dusseldorf di f. Lang (1931), Lo specchio scuro di R. Siodmak (1946), Nella morsa di m Ophulus (1949), Der Stadstreicher e Das Oleine Chaos di R.W. Fassbinder (1965 e 1966), Liebe ist Kalter als der Tod di Fassbinder (1968), Der Brautigam, die Komodiantin und der Zuhalter di D. Huillet e J.-Marie Straub (1968), Cuore di vetro di W. Herzog (1967), I fratelli Sladanowsky di W. Wenders (1996). Anche questa edizione del Salone propone la sezione “Cinema Scuola” , che prevede anch’essa un incontro degli studenti con Reitz, la mattina del lunedì 4 e l’undicesimo episodio di Heimat, La festa dei vivi e dei morti (1982), e la proiezione di due film storici come il capolavoro assoluto di Fritz Lang, Metropolis (1927), autentica sinfonia visiva, e I fratelli Skladanowsky (1996) di Wim Wenders, realizzato per la celebrazione dei cento anni del cinema come omaggio agli sconosciuti pionieri dell’arte del XX secolo, una favola raccontata con levità basata sulla delle prime immagini in movimento. dal 06/12/2006 al 16/12/2006 Ancona - Cinemazzurro -"Ombre e nebbie. La cinematografia tedesca" La cinematografia tedesca è stata tra le più stimolanti ed innovative nel panorama mondiale, citiamo tra gli altri Fritz Lang (1890-1976), Robert Siodmak (1900-1973), Max Ophuls (1902 -1957) per arrivare a Rainer Werner Fassbinder (1946-1982) ed a Wim Wenders (1945). Ombre e nebbie presenterà alcuni classici privilegiando le opere che sono state fuori dalla normale distribuzione. Questa breve “rassegna di classici” servirà poi ad introdurre il clou del programma, il grande lavoro Heimat del regista Edgar Reitz, applaudito in diversi festival internazionali. Reitz ha, in anni di duro lavoro, ricostruito la storia del Novecento tedesco ed Heimat costituirà con 52 ore circa di programmazione la parte centrale di questa iniziativa: un “leggere il ‘900” che inizia nel 1919 in Germania, nella regione rurale tedesca dell'Hunsruck, nel paese di Schabbach (dove è nato Reitz, il regista) e termina nel nuovo millennio. Una storia che riesce ad essere epica e realistica e che racconta, attraverso le vicende di tre famiglie, i grandi cambiamenti che sono avvenuti nel Novecento. Le proiezioni inizieranno con i primi undici episodi: 1. Nostalgia di terre lontane; 2. Il centro del mondo; 3. Natale come mai fino allora; 4. Via delle alture del Reich; 5. Scappato via e ritornato; 6. Fronte interno; 7. L'amore dei soldati; 8. L'americano; 9. Hermannchen;10. Gli anni ruggenti; 11. La festa dei vivi e dei morti. Edgar Reitz sarà ad Ancona il 3 ed il 4 dicembre per presentare il suo lavoro accompagnato da Luisella Farinotti, che ha analizzato a fondo l’opera del regista Provincia di Ancona - Ctm Studio Orari: mercoledì 6 dicembre: ore 18 "Der Golem, Wie er in Die Welt Kam" di P. Wegener e C. Boese (1920); giovedì 7 dicembre: ore 18 "M, il mostro di Dusseldorf" di F. Lang (1931); sabato 9 dicembre: ore 16 "Lo specchio scuro" di R. Siodmak (1946); lunedì 11 dicembre: ore 18 "Nella morsa" di M. Ophuls (1949); martedì 12 dicembre: ore 18 "Der Stadstreicher" (Il vagabondo - 1965 v.o.s.); "Das kleine Chaos" (Il piccolo caos - 1966 v.o.s.) di R. W. Fassbinder; mercoledì 13 dicembre: ore 18 "Libe Kalter als der Tod" (L'amore è più freddo della morte - 1968 v.o.s.) di R. W. Fassbinder; giovedì 14 dicembre: ore 18 "Der Brautigam, Die Komodiantin und der Zuhalter" (Il fidanzato, l'attrice e il ruffiano - 1968 v.o.s.) di D. Huillet e J.-Marie Straub; venerdì 15 dicembre: ore 18 "Cuore di vetro" di W. Herzog (1976); sabato 16 dicembre: ore 16 "I fratelli Skladanowsky" di W. Wenders (1996)
v.o.s. = versione originale con sottotitoli in italiano
Gli altri appuntamenti: da lunedì 27 novembre a martedì 5 dicembre: "Leggere il '900: Heimat" info: 071.33146 (Cinemazzurro) Sito: http://www.salonedelcinema.com/ Lubitsch, Wiene, Lang, Murnau, Siodmak, Ophuls, Fassbinder, Wenders, sono i maestri della cinematografia tedesca presentati in rassegna con opere che sono state fuori dalla normale distribuzione. Una breve rassegna di classici che ha lo scopo di introdurre il clou del programma, ovvero lo straordinario lavoro Heimat del regista Edgar Reitz. Cinquantadue ore di proiezione per ricostruire la storia del Novecento, dal 1919 nella regione tedesca dove Reitz è nato fino al nuovo millennio. Una storia epica e realistica in undici episodi, che racconta i grandi cambiamenti di un intero secolo attraverso le vicende di tre famiglie. Un appuntamento impedibile, dunque, per gli autentici appassionati di cinema, impreziosito dall’incontro-evento con il regista tedesco Edgar Reitz, che sarà ad Ancona il 3 e il 4 dicembre. dal 01/12/2006 al 18/02/2007 Ancona - Mole Vanvitelliana -"Lorenzo Viani. Pittore e scrittore espressionista" Nel 70° anno dalla morte (Viareggio 1882 - Lido di Ostia 1936), la rassegna analizza ed attraversa il percorso umano ed artistico di un grande protagonista dell’Espressionismo con più di 60 oli - particolarmente significativi:“Moglie del marinaio” (1912-1915), olio su cartone e “La duchessa” (1934 ca.), olio su compensato, numerosi disegni, xilografie e testi letterari. La dura esperienza parigina e quella traumatica della guerra spingono l’artista verso una produzione pittorica e letteraria dai toni sofferenti e dai caratteri fortemente autobiografici. Arte e vita, letteratura e pittura, si intrecciano disegnando il profilo di una delle più interessanti personalità della pittura del ‘900. L’esposizione si propone di documentare i due versanti creativi all’interno del fenomeno storico dell’Espressionismo, quello specificatamente artistico nonché quello letterario, concentrandosi sulle esperienze molteplici di Lorenzo Viani ed analizzando tutti i riflessi che ne determinarono l’originalissimo percorso. Si intende far luce sul rapporto e sulla collaborazione interpretativa fra immagini e parole, fino ad arrivare ad un esempio insigne di “scrittura dipinta”, testualizzata, quale il romanzo “Ubriachi” o “Parigi”, gigantesca ecfrasis del mondo urbano moderno. La rassegna, curata da Enrico Dei e Walter Angelici, si avvale di un comitato scientifico formato da Renato Barilli, Marcello Ciccuto, Enrico Lorenzetti e Francesca Marini. Il catalogo è curato da Silvana Editoriale. Patrocinio di: Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Marche, Provincia di Lucca, Comune di Viareggio; Comitato promotore: Comune di Ancona- Assessorato alla Cultura, Fondo Mole Vanvitelliana; in collaborazione con: Provincia di Ancona – Leggere il Novecento; con il contributo di: Banca delle Marche, Progress Fineart Provincia di Ancona Orari: Inaugurazione giovedì 30 novembre 2006 alle ore 18. Orari mostra: dal martedì al venerdì dalle 16.30 alle 20.00 (mattina su prenotazione); sabato e festivi: dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 20. Chiuso il lunedì. (8 dicembre - 26 dicembre - 31 dicembre - 6 gennaio: dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 20; 25 dicembre - 1 gennaio: dalle 15.30 alle 20) Ingresso: euro 4,00; ridotto: euro 3,00; ridotto scuole e gruppi: euro 2,00 info: 071.2073381 Immagini fortemente espressive e dense di riverberi del pensiero sono quelle di Lorenzo Viani. Un artista scomparso settanta anni fa, ma tutto da riscoprire in quanto protagonista dell’Epressionismo, al quale Ancona dedica un’importante esposizione negli spazi dell’ex Lazzaretto vanvitelliano Una mostra immaginata come una rassegna, con documenti assemblati dai due versanti creativi dell’artista nato a Viareggio nel 1882, quello visuale e quello letterario, sulle tracce di un originale percorso che giunge al connubio interpretativo di immagine e parola per produrre un esempio di “scrittura dipinta” con il romanzo Parigi, gigantesca contaminazione di generi dell’arte a rappresentare il moderno mondo urbano moderno. Il percorso umano e artistico della mostra - a cura di Enrico Dei e Walter Angelici - disegna Lorenzo Viani attraverso una sessantina di oli su tela, compensato o cartone (tra i quali spiccano Moglie del marinaio e La duchessa), numerosi disegni, xilografie, manoscritti, lettere e immagini fotografiche Viani nasce all’ombra delle darsene viareggine, conosce la miseria, incrocia attivamente i movimenti anarchici, completa la sua formazione artistica nella vitale Parigi d’inizio secolo, in Italia partecipa alla Biennale di Venezia con le sue doloranti immagini e collabora con il Corriere della Sera. Senza alcun compiacimento, interpreta con un lessico forte e carico di umanità la galleria variopinta di personaggi e situazioni dove spesso predominano l’emarginazione, la sofferenza materiale e psichica, senza mai trascurare l’ironico dileggio delle comode posizioni borghesi giungendo a caustiche forme di immagini caricaturali. “L’artista, scrive Viani, deve necessariamente ingigantire il gesto nelle sue linee più espressive, l’artista deve sproporzionare, solo a questo patto egli sarà eloquente. Io perciò ho sempre pensato che la caricatura sia la forma più profonda dell’arte, chi non ha in sé questo sguardo compenetrante della eccezionalità delle cose, non può essere mai un artista”. L’affermazione di Viani non è speculativa, ma ratifica un’indagine etica del reale, là dove il continuo raffronto con l’essere umano si trasforma in stile autentico. Negli anni Venti, la pittura di Viani percorre “paesaggi” dai piani geometrici. Quando piombano un clamoroso insuccesso artistico e un totale fallimento economico, il suo lessico si avvia ad una decisiva svolta: accantonate le teorie dei derelitti e le sferzanti scene borghesi, il suo universo immaginativo si fa più morbido, meno incline al furore e alla rivolta. Arriva il successo commerciale. Siamo in un momento politico controverso. Saranno le sempre più frequenti crisi d’asma a ricondurre Viani al dolore umano, a quella sua drammatica indagine del reale che sin dall’inizio ha costituito il detonatore della sua sorgente di prevalente vena espressionista. “Nel settantesimo anniversario della morte, non potevamo non ricordarci di lui, commenta il curatore della rassegna nonché esperto dell’opera dell’artista Enrico Dei, un pittore che non manca mai di entrare in dialogo con le nostre coscienze, un figlio del popolo che visse sempre a contatto con gli emarginati, che li rappresentò e li raccontò”. Un viaggio nell’universo-Viani da percorrere con i sensi e l’intelletto dispiegati, accompagnati da una colonna sonora curata da Marco Mencoboni, lo stesso musicista che ha creato il festival Cantar Lontano e che per la mostra ha immaginato un fluire di grandi brani del primo Novecento con alcune cantate rare di quel Giacomo Puccini che l’artista di Viareggio incrociò nella sua non lunga esistenza.
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