di Giovanna Maggiani Chelli*
2007-06-30 - E’ difficile comprendere come mai la politica non riesca a capire che abolire l’ergastolo alla mafia stragista del 1993, voglia dire la resa incondizionata alla mafia su tutti i fronti.
Il perdurare di atteggiamenti come quello del rappresentante dei DS Pietro Marcenaro che attacca il Procuratore Nazionale Antimafia Pietro Grasso, il quale si è pronunciato a sfavore dell’abolizione dell’ergastolo alla mafia stragista, portando più che valide ragioni alla sua tesi, ci preoccupa non poco.
Le parole - “Le sue dichiarazioni stupiscono. Perché non chiede la reintroduzione della pena di morte?” - usate dal politico nei confronti dell’illustre uomo di legge impegnato in prima linea sul fronte della mafia, si commentano da se. Sembrano quasi dettate da chi nulla conosce della storia d’Italia di questi ultimi 15 anni.
Pertanto chiediamo apertamente alla Magistratura di rendere noti, con tutti gli strumenti possibili, i nomi dei politici che nel 1992, prima della stragi del 1993, ricevettero il famosissimo “papello” di Riina con il quale il boss di “cosa nostra”, tra le altre cose, chiedeva l’abolizione dell’ergastolo, abolizione che cercò di imporre con 300 chili di tritolo in via dei Georgofili a Firenze.
Solo quando conosceremo i nomi di coloro che secondo noi, sia pure per negligenza, hanno contribuito alla distruzione della vita dei nostri parenti, gettando il “papello” nel cestino della carta straccia, capiremo perché in Italia si vuole ora l’abolizione dell’ergastolo anche per i mafiosi rei della strage di Firenze del 27 Maggio 1993.
Del resto, in proposito, noi abbiamo presentato un esposto in Procura a Firenze già a Febbraio del 2005.
( * ) Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili