LIPS @ Saschall, Firenze
di Mario Mauro
Also known as Vova, all’anagrafe Vladimir Ibragimov, il coreografo di Leningrado porta in giro per l’Italia Lips, uno spettacolo di danza hip hop. E se quando si pensa all’hip hop i luoghi comuni si rivolgono ad un 2Pac e Notorius B.I.G. qualsiasi che in una lotta tra bande perdono la vita trucidati, a neri in utopici ghetti che si sconvolgono di crack, a rapper che non riescono a costruire una frase senza invitare il motherfucker di turno a rapporti incestuosi, c’è dell’altro. C’è una cultura. Figlio ribelle del blues e del jazz, allevato dalla strada, l’hip-hop inizia a muovere i suoi primi passi a New York, nel sobborghi del Bronx. Ed anche grazie al fertile meltin-pot cresce. Writing, djing e b-boying tra le sue principali espressioni, senza dimenticare anche cinema e pittura. Il suo teorizzatore, Africa Bambaataa, ci ricorda il punto d’unione, “pace, amore ed unità tra i popoli attraverso l’hip hop: cultura contraddistinta dai quattro elementi noti e tenuti insieme dal quinto, la conoscenza”. Lips nasce da questo sostrato, senza però rimanerne vincolato: grazie all’influenza di diversi stili e contaminazioni, l’autore ed i ballerini comunicano il loro messaggio anche attraverso altre espressioni della danza, non strettamente hip-hop. E l’esibizione riesce nel tentativo di ridonare autenticità ad un’arte, violentata dalla retorica volgare e dal money making di Mtv. Non è un dance-panettone, regia Maria De Filippi, finalizzato a meri virtuosismi tecnici. Lips sono le danze dei ballerini dell’Oxygen Dance Company che attraverso gli occhi fanno ascoltare quello che le labbra hanno da dire. Labbra che raccontano la parossistica incomprensione di un disagio quotidiano. Che caricaturizzano i nuovi personaggi da commedia di canovaccio: la segretaria che vuole essere una diva, la modella che si realizza nella vanità, il tombeur de femme con il suo chiodo fisso. Sono labbra che mettono in scena stereotipi della nostra società, con un linguaggio tremendamente divertente. Le coreografie, studiate con una precisione geometrica, si affidano alla bravura dei ballerini e loro come ingranaggi si incastrano e si coordinano perfettamente nella scena dando vita ad un messaggio corale. Attraverso lo strumento dell’ironia, al punto da non sapere dove si schierano, irrompono nel silenzio del palco e parlano direttamente al pubblico: lasciando lo spettatore, al termine dello spettacolo, con un punto di domanda. E se l’hip hop è protesta, lo spettacolo coglie nel segno facendolo in una maniera intelligente. Le labbra che ho visto non urlano; non puntano il dito contro nessuno; non ricercano le cause nei massimi sistemi; non giudicano apertamente le persone di cui raccontano. Perché poi, alla fine, queste labbra altro non sono che le nostre stesse labbra le quali, dopo averci sbattuto in faccia i nostri desideri e le nostre aspirazioni, dopo averci fatto inconsapevolmente ridere ed essersi prese gioco di noi stessi, insinuano un enorme interrogativo, chiedendoci: e adesso?!
Lips, credits. Musiche di: J. Bless, Miss Kitten, L. Wolf, Destiny’s Child, Ne-yo, Outkast. Oxygen Dance Company Coreografia: Vova Ibragimov Danzano: Vladimir Ibragimov, Giulia Zacchia, Mattia Quintavalle, Johara Ierardi, Lorenza Fedele, Elisa Menegardo, Linda Mariotto, Fiorella Lo Cascio, Giacomo Roveran, Daniele Cervino, Selene Scarpolini. Prossime date: Padova – 12 Luglio, Piccolo Teatro Don Bosco Altre date sono in via di definizione.
Info: www.vova.it E-mail: info@vova.it
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