Una “Navicella” speciale per i minori senza famiglia
Ad Ascoli una nuova struttura in grado di ospitare 15 bambini dai 3 ai 13 anni
Solo nei paesi sviluppati sono ben due milioni e mezzo gli “out of family children” (OFC), ovvero i minori “fuori dalla famiglia” che si trovano a vivere nelle comunità residenziali o in affido familiare. In Italia sono 35.000 e il trend indica un costante aumento (più di 7.000 unità ogni anno). Da questi dati è facile dedurre che il benessere e lo sviluppo socio-economico di un paese non garantiscono il diritto alla famiglia a tutti i minori. Si tratta spesso di bambini extra-comunitari a carico di famiglie che non riescono ad occuparsi di loro ma a questi si aggiungono anche bambini italiani che vivono, ad esempio, crisi familiari temporanee. Nella nostra Provincia si sono registrati, nel 2008, 219 casi di minori fuori dalla famiglia di origine, di cui 147 ospitati in comunità e 68 dati in affido alle famiglie. E’ un dato in preoccupante crescita visto che l’anno precedente il totale dei casi documentati si era fermato a 142.
Proprio per affrontare questa criticità, la Provincia ha inaugurato oggi la casa di accoglienza “La Navicella” (situata proprio in frazione “La navicella” ad Ascoli, sulla strada per Folignano). Si tratta di una vecchia casa colonica ristrutturata a fronte di una spesa di circa 517 mila euro di cui 150 mila provenienti dai fondi comunitari e regionali ARSTEL (Agende Regionali per lo Sviluppo Territoriale Locale) a cui si aggiungono quelli provinciali. E’ una struttura in grado di alloggiare 9 bambini dai 3 ai 13 anni (8 stabilmente e 1 per casi di pronta accoglienza) a cui poi si aggiungeranno altri 6, ospitati solo durante il giorno (la Provincia ha già fatto domanda per poter offrire l’accoglienza diurna) che potranno anche essere trasportati agilmente grazie alla macchina in dotazione alla casa. Lunedì si aprirà il bando per la gestione de “La navicella” che si chiuderà dopo 30 giorni; è presumibile quindi che per l’estate la casa sia in piena efficienza.
“E’ stato giusto approntare queste risorse ed evitare la vendita di questa casa – ha detto con soddisfazione il presidente della Provincia Massimo Rossi – Nei nostri percorsi d’ascolto abbiamo registrato il bisogno di una struttura come questa e abbiamo cercato di dare un’adeguata risposta. In tal modo aiutiamo i Comuni, soprattutto quelli più piccoli, che rischiano di trovarsi in difficoltà di fronte a oneri a volte troppo gravosi, come quelli dell’accoglienza, riducendone considerevolmente il costo. Credo che interventi come questo, di forte valenza solidaristica, rafforzino la coesione sociale e contribuiscano a mantenere alta la qualità del territorio, come testimoniano anche le recenti classifiche sulla qualità della vita pubblicate dal Sole 24 Ore”.
“Il primo ringraziamento va al mio staff di tecnici che hanno creduto moltissimo in questo progetto – ha rilevato l’assessore alle Politiche sociali Licia Canigola – Questa casa avrà uno stretto collegamento col territorio, proprio per questo ci siamo raccordati fin da subito col consultorio familiare che è il primo riferimento per problematiche di questo tipo. Oggi le famiglie non affrontano più solo disagi economici come avveniva in passato, più spesso si tratta di problemi relazionali che ledono gli strumenti che un genitore dovrebbe avere nella gestione della famiglia. Abbiamo anche fatto proposte concrete sia all’Upi sia all’Anci, come quella di formare i genitori ad accogliere i minori nelle loro case o quella di stabilire un tariffario per le spese degli istituti di accoglienza o ancora quella di fissare un tetto alla spesa messa in campo dai Comuni oltre a cui sia previsto l’intervento finanziario della Regione”.
“Il nostro imperativo etico – ha detto il direttore del consultorio familiare delle zone di Ascoli e San Benedetto Vincenzo Lucani - è far diventare questa casa un luogo per vivere in cui i minori possano trovare quello che non hanno avuto dalle loro famiglie, fermo restando l’obiettivo di reinserire i bambini in una famiglia con ritrovato equilibrio sociale e affettivo. Avere questo tipo di struttura nella nostra comunità consente ai piccoli di non essere sradicati dal loro ambiente e di poter quindi mantenere rapporti più stretti con la famiglia di provenienza, gli amici, gli insegnanti e i compagni, tutti aspetti positivi che favoriranno la più lieta permanenza”.