09/12/2008 - CittadinanzAttiva esercita il suo ruolo nella sanità locale in maniera apolitica, oggettiva e persegue unicamente il bene dei cittadini che purtroppo necessitano della struttura sanitaria. Cittadinanzattiva ritiene assolutamente necessario riportare la sanità locale sulla quella scala di crescita che negli anni passati ha segnato un importante passaggio qualitativo nel contesto territoriale. Indubbiamente in questi ultimi 15 anni sono mancati gli uomini di ogni ordine e schieramento; sono mancati i pionieri della società civile; sono mancati coloro che personalmente non hanno investito “di proprio“ sia per egoismo che per incapacità. Ma non dobbiamo demordere perchè l’ospedale e tutta la sanità locale appartengono agli ammalati ed ai bisognosi; non agli arrivisti, ai carrieristi ed ai politicanti che amano essere immortalati sulla carta stampata per essere “visti”. L’Ospedale, a San Benedetto, è stata una realtà importante,basilare ed oggi possiede ancora le potenzialita’ per risollevare la china . Anzi siamo convinti che lo è anche oggi, forse ancora di più che nel passato, perché è una città di “snodo” e a servizio di tutto l’hinterland. Dovrà esserlo nel futuro, perché siamo certi (e anche Cittadinanzattiva farà tutto ciò che sarà possibile) che i sambenedettesi sapranno riemergere dall’attuale stasi e confusione e delineeranno linee di sviluppo vincenti. Forse difetta l’architettura, ma noi non guardiamo la “scatola”, ci interessa di più il “contenuto”. Chi sta male non ha tempo di guardarsi intorno, ha solo voglia di guarire, possibilmente nel proprio ambiente, vicino ai propri cari e subito, non fra dieci o venti anni, inseguendo sogni di ospedali da costruire. E questo obiettivo presuppone la presenza di professionalità, reparti attrezzati possibilmente per tutte le patologie che statisticamente si riscontrano in loco e, ovviamente, igiene e cortesia. Chi subisce un trauma ha necessità di essere soccorso immediatamente e, anche in questo caso, con professionalità e strumentazione idonei. Ci riserviamo di fare una analisi approfondita su carenze e necessità del nostro ospedale. Quello che, ora, è assolutamente indispensabile è che la città prenda ancor più coscienza di doversi stringere intorno alla sua realtà ospedaliera e la difenda da ogni tentativo di declassamento. L’Ospedale, a San Benedetto del Tronto, nasce in Via Pizzi; un piccolo Ospedale dove non esistevano specializzazioni, ma tanta umiltà e tanta buona volontà. Siamo nei primi anni 60 ed il Prof. Sorge iniziò lì il suo prezioso cammino che ha poi condotto in quel periodo di stabilità che quasi tutti noi conosciamo. C’era tanta voglia di curare gli ammalati per tutelare una comunità che viveva il massimo vigore economico attraverso le flotte pescherecce oltre che per un turismo che adorava le nostre splendide spiagge. Il piccolo, “grande” Ospedale nei primissimi anni 70 si trasferì sulla Statale ed appena insediato si distinse subito per l’istituzione dell’ORL ( Prof Boccabianca ) e dell’Unità Coronarica ( Prof.Floris ). Il Prof. Sorge rappresentava sempre il fulcro di una nuova realtà in continua crescita. Parliamo del 1972 e ad Ascoli non esisteva l’Unita’ Coronarica e non esisteva l’ORL. L’Unità Coronarica del nostro Ospedale Civile era divenuta importantissima e conosciuta in tutto il centro Italia ed oltre, soprattutto per l’impiantistica dei Pace Maker. Durante questa fase di crescita l’Ospedale di San Benedetto venne minacciato di declassamento Provinciale, paragonabile alle attuali proposte sull’Ospedale di vallata. La città reagì tutta contro questa drastica minaccia di riduzione d’autonomia e la protesta fu condotta principalmente dagli stessi Sanitari che occuparono la Statale e la Ferrovia. Primo tra tutti fu il Prof Sorge che captò il pericolo in cui stava incorrendo l’intera vallata. Tuttora alcuni di quegli Infermieri sono in buona salute (, Portelli Giuseppe, l’inossidabile ferrista Miriam ed altri che ci sentiamo di ringraziare dal profondo del cuore ) e possono testimoniare quanto fu fatto per la nostra città. L’intervento della popolazione fu determinante. A fine anno 1972 Ascoli fu colpita dal terremoto e per 3 anni quell’Ospedale fu praticamente accatastato tra macerie ed inoltre diverse zone furono decretate non agibili. Arriviamo al 1976 ed Ascoli non ha ancora l’unità coronaria, mentre San Benedetto aveva prodotto radici tali da poter rivalutare negli anni il lavoro prodotto tant’è che disponeva di una Rianimazione mentre Ascoli non l’aveva a disposizione. 1^ domanda : chi è stato capace in 30 anni a disperdere questo vantaggio su Ascoli ? Arriviamo a fine anno 1978 e l’Ospedale di San Benedetto, mano a mano, consolida la sua capacità a gestire l’emergenza territoriale , ma nonostante ciò, si lavorava senza materiali a perdere, quindi le siringhe da usare erano quelle di vetro e venivano bollite per essere riutilizzate mentre i fili di sutura scarseggiavano e molte volte ci si affidava al risparmio “talvolta estremo”. Dal 1973 al 1978 presso il PS esisteva un solo elettrocardiografo, tenendo conto che il divario con Ascoli sulle prestazioni annue era 12 mila per San Benedetto e 5000 per Ascoli, ma nonostante tutto già Ascoli aveva materiale a perdere. 2^ domanda : un Ospedale votato all’emergenza con questa mole di lavoro come ha fatto ad utilizzare materiali da campo da guerra ? Arriviamo alla metà degli anni 90 e si comincia ad utilizzare il nuovo edificio o come si vuol definire la nuova ala dell’Ospedale. Il nuovo PS viene trasferito in locali non destinati all’uso di Pronto Soccorso tant’è che le polemiche non mancarono, sostanzialmente fu trasferito in una sala operatoria costruita sopra le fogne (tutt’oggi talvolta traboccano) con l’utilizzo di concetto sulla chiusura periodica ogni 15 gg per permettere lo svuotamento delle fogne. Mano a mano che i reparti venivano trasferiti nella nuova ala ci si accorgeva che il progetto originale veniva completamente stravolto, ma per soddisfare di volta in volta esigenze personali sino ad assumere situazioni strutturali contraddittorie tra loro. La Neurologia regge sempre bene tra le mille difficoltà tanto che oggi rimane l’unico reparto a resistere rispetto alla dilagazione delle specializzazioni che San Benedetto perde . Ascoli tutt’oggi non ha il reparto di neurologia . Di contro, oggi , abbiamo un reparto di oculistica che dopo il pensionamento del Dott De Franco ha vissuto il momento più buio della sua storia . Addirittura il posto da Primario non e’ stato mai piu’ ricoperto . La radiologia ha vissuto il suo massimo splendore con il Prof. Dardari dove le lastre del suo reparto giravano tranquillamente in tutta Italia ed in Europa: oggi ci attendiamo un grosso salto di qualita’ e non scelte politiche. Il Prof Barigazzi aveva lanciato l’Ortopedia ai massimi livelli, lasciando il proprio bagaglio ultimativo al Dott Di Matteo. La Rianimazione fu inaugurata e sorretta dal Dott Fioravanti e dalla sua equipe per molti anni sino a passare il testimone all’illustre e attuale Dott Mario Narcisi. Il reparto Geriatria dallo stoico Dott Guido passò al Dott Sabatini e tutt’oggi possiede ottimi Medici capaci di guidare un reparto dotato di ottima capacità assistenziale.Il Centro Antidiabetico da uno stanzino 3x2 e’ riuscito a conquistare titoli e grandi spazi con una capacita’ attrattiva professionale di notevole importanza . Oggi la situazione è notevolmente cambiata per mancanza di politici di razza locali, dove idee di pochi vengono surclassate da un Ancona centrismo capace di divorare gran parte delle risorse regionali. Occorre recuperare molta della qualità persa e Cittadinanzattiva, produrrà il massimo apporto costruttivo verso una struttura ospedaliera maggiormente efficace ed efficiente oggi condotta dal Dott Giuseppe Petrone . Molti primariati sono inspiegabilmente in stand by in assenza di note prospettive programmatiche. Gia! Brutto segnale. Attendiamo maggiori risultati sul percorso dei Drg cosi’ come pure attendiamo un maggior convolgimento con i Medici di famiglia . Attendiamo maggiore impegno sul fronte dell’assistenza domiciliare . Attendiamo maggiori controlli sulle strutture convenzionate con la zona territoriale 12 la quale non puo’ essere considerata solo una mucca da mungere . Ci aspettiamo molto in interventi realtivi all’educazione sanitaria , da considerare di vitale importanza per la gestione del corretto uso dei servizi sanitari in associazione alla divulgazione della carta dei servizi sanitari . Non ultimo ci aspettiamo che la Direzione sappia valorizzare il personale motivato e non quello legato ai partiti. Gli ammalati oltre al sorriso chiedono garanzie di cure appropriate .