Prodi si è dimesso
(da corriere.it) Alla fine sono arrivate le dimissioni. Dopo tante minacce di crisi il governo Prodi va in testacoda e cade quando (forse) meno se lo aspettava, inciampando sulla politica estera: la mozione sul discorso di D'Alema non è passata al Senato per due voti. A far cadere la maggioranza è stata una inedita cinquina composta da tre senatori a vita e due «irriducibili» della sinistra radicale. Rossi e Turigliatto). Dopo la bocciatura, seguita da un vertice di maggioranza e da un consiglio dei ministri, Romano Prodi ha rimesso il mandato al Quirinale. Il presidente Napolitano, rientrato in tutta fretta a Roma interrompendo una visita ufficiale a Bologna, si è riservato di accettare dopo un colloquio di 25 minuti e ha indetto subito (cominceranno giovedì alle 10.30) le consultazioni per affidare l'incarico di formare il nuovo governo. Era stato proprio Napolitano a chiedere a Prodi di tornare al Senato dopo la sconfitta sulla base di Vicenza, proprio per provare il sostegno della maggioranza alla politica estera del governo. E D'Alema aveva detto chiaro, ieri da Ibiza, che «senza la maggioranza, si va tutti a casa». In sostanza, il capo della Farnesina aveva chiesto una sorta di voto di fiducia, sfidando i rapporti di forza (che al Senato sono ormai paritari tra maggioranza e centrodestra) e le tante incognite di una votazione al cardiopalma.
«COLPA DI ANDREOTTI E PININFARINA» - «La colpa di tutto è di Pininfarina e Andreotti, che si sono astenuti e di Rossi e Turigliatto che non hanno votato», hanno commentato i senatori dell'Unione all'uscita dell'Aula dove, dopo il risultato, è scoppiata la solita bagarre con il centrodestra in piedi che gridava «dimissioni, dimissioni». Mentre sui due dissidenti si abbatteva «il disprezzo totale» della capogruppo dei Verdi-Pdci Manuela Palermi, che aveva ottenuto la marcia indietro di Bulgarelli.
ULIVO PRONTO A PRODI-BIS - A sera, l'Unione si interroga sullo sviluppo della crisi. L'Ulivo (dopo un vertice con Rutelli, Fassino e D'Alema a Palazzo Chigi), si dice pronto a confermare la fiducia a un governo Prodi-bis. Prc, Pdci e Verdi insistono perché la maggioranza vada avanti. «Siamo consapevoli della difficoltà della situazione - ha detto il capogruppo alla Camera Dario Franceschini- ma siamo pronti a riconfermare la piena fiducia al Governo Prodi. Ci auguriamo che le consultazioni servano a un chiarimento profondo per superare non solo un nuovo ed eventuale voto di fiducia ma perché il governo abbia una maggioranza che lo sostenga convintamente».
RUTELLI: DUE DOVERI - «La maggioranza ha due doveri: assicurare al paese una politica estera credibile, coerente, affidabile. Il secondo è servire il paese con la maggioranza ricevuta dagli elettori e scongiurare il ritorno della destra». Così il vicepresidente del consiglio, Francesco Rutelli sulle prospettive che si aprono per governo e maggioranza: «Senza una maggioranza in politica estera, non si governa il Paese e bene ha fatto, il premier Romano Prodi, a dirlo con grande nettezza, fino a rimettere il mandato nelle mani del Capo dello Stato. Vedremo nei prossimi giorni - ha aggiunto il vicepremier - se le forze della sinistra radicale e quelle che hanno già perso dei rappresentanti sapranno riportare una affidabile disciplina nelle loro fila parlamentari e scongiurare nuovi episodi di infedeltà come quello registrato oggi al Senato».
BINDI: «MALEDETTA LEGGE ELETTORALE» - Tra i primi commenti a caldo dopo il voto quello di Rosy Bindi. «Maledetta legge elettorale... questo è il primo pensiero che mi viene in mente - ha detto il ministro per la Famiglia - Non c'erano i motivi e le condizioni per votare così - ha aggiunto la Bindi riferendosi ai senatori "dissidenti" della maggioranza - si sono presi una gravissima responsabilità nei confronti del Paese».
MASTELLA: LA MAGGIORANZA C'E' - «Al Senato è successo qualcosa di più di uno scivolone, ma in quest'Aula il governo la maggioranza ce l'ha» aveva ribadito nell'Aula della Camera il ministro della Giustizia Clemente Mastella rispondendo alle contestazioni di An che considerava il governo non legittimato a rispondere oggi al question time dopo che è stato battuto a Palazzo Madama. «Costituzionalmente fino a quando un governo rimane in piedi, o perchè ancora non ci sono le dimissioni o perchè opera anche solo sul piano dell'ordinaria amministrazione, ci sono comunque atti neutri», come le risposte alle interrogazioni, aveva precisato il ministro.
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