Spacca: “L’Inno crea una profonda suggestione e rafforza l’identità della nostra comunità, forte delle sue tradizioni e aperta al futuro”
(Serra San Quirico) – “Le Marche sono una regione al plurale. Ma abbiamo anche una nostra identità e una nostra storia che dobbiamo rappresentare con simboli forti. L’inno è uno di questi simboli, ognuno può ritrovarci se stesso. La sua melodia raccoglie in poche battute gli elementi essenziali della nostra terra”. Così, nella presentazione ufficiale, il Presidente Spacca ha illustrato a Serra San Quirico i contenuti del nuovo Inno delle Marche, opera di Giovanni Allevi.
Una melodia più volte ripetuta con intensità crescente, come la terra marchigiana, schietta e sincera, alacre e, allo stesso tempo, poetica e profonda che ha incantato la comunità riunita all’Abbazia di Sant’Elena, grazie anche all’esecuzione dell’Orchestra filarmonica marchigiana.
Un momento di condivisione con le istituzioni, ecclesiastiche, civili e militari, sulle note del maestro Allevi, giovane talento marchigiano, compositore di fama internazionale e testimonial della Regione che ha suonato l’Inno la notte dell’Agorà a Loreto, in occasione della visita di Papa Benedetto XVI, rivolto al mondo intero.
“Un Inno che consolida il senso di appartenenza alla comunità – ha aggiunto Spacca - e che aiuta a rafforzare la consapevolezza di appartenere a una regione meravigliosa e unica nella sua pluralità di aspetti. Evoca nel mondo le suggestioni di un territorio che ha raggiunto primati in ogni settore e che è in continua crescita, forte delle sue tradizioni e aperto al futuro”.
Prima regione in Italia, le Marche hanno il loro Inno - ha aggiunto Spacca – perché per consolidare il senso di identità non basta una buona amministrazione ma occorre tener conto dei valori di riferimento della comunità. L’opera di Allevi è una bella pagina della nostra storia, per la suggestione del ‘pezzo’, composto da un giovane autore che affonda le sue radici nella storia, anche musicale, delle Marche.
Il concerto, registrato durante l’esecuzione, ha previsto in scaletta i cinque brani di Allevi: “Foglie di Beslan”, “Come sei veramente”, “Prendimi”, “Downtown”, “New Renaissance”.
Per il celebre musicista un “onore” l’opportunità che gli è stata offerta dalle istituzioni della sua regione a cui è legato “da nostalgia e affetto”. Nel comporre l’Inno mentre era negli Stati Uniti per il suo ultimo successo “Joy”, “ho pensato – ha detto il Maestro Allevi - a chi deve lasciare la proprio terra d’origine per lavoro o per seguire le proprie passioni e i propri sogni, immaginandomi per questo accomunato, nella mia avventura, a tutti i marchigiani nel mondo che volessero ricordare, attraverso quelle note, la propria terra d'origine. La melodia portante è più volte ripetuta sempre con maggiore intensità, a significare la dolce determinazione del carattere marchigiano, che raggiunge i propri obiettivi senza prevaricazione, ma con convinzione” ha spiegato Allevi. “Accenni ad atmosfere rinascimentali riportano la mente ad antica fierezza. Domina in tutto l'Inno un pathos struggente e nostalgico, unito alla consapevolezza di un futuro limpido e sereno”.
L’Inno sarà il passaporto della comunità marchigiana e, d’ora in avanti, veicolerà in note musicali tutte le celebrazioni e gli eventi della Regione. A partire, naturalmente, dalla Giornata delle Marche, la cui prossima edizione verrà celebrata in Australia. Una Giornata nata all’insegna del rafforzamento delle radici, sulla necessità dell’incontro e del dialogo tra i concittadini, di generazioni diverse, anche di coloro che vivono all’estero e sentono forte l’attaccamento alle proprie origini.
La melodia che caratterizza la comunità marchigiana entrerà a far parte del repertorio delle tante bande musicali disseminate sul territorio e si prospetta l’ipotesi di arrangiare il brano anche per le corali. (se.pa.)