Sulla via della seta per gli 800 anni dell'impero di Genghis Khan
5 le date in Italia: Pordenone - Firenze - Bologna - Macerata - Roma
il tour:
- giovedì 22 giugno ore 21.15 – Pordenone Auditorium Concordia *
Morin Khuur Ensamble – Mauro Pagani – Teresa De Sio
- venerdì 23 giugno ore 21.15 – Firenze Forte Belvedere
Morin Khuur Ensamble - Teresa De Sio
- sabato 24 giugno ore 21.15 – Bologna Teatro Manzoni *
Morin Khuur Ensamble – Teresa De Sio – Cristiano De Andrè
- domenica 25 giugno ore 21.15 – Musicultura Festival Arena Sferisterio di Macerata
Morin Khuur Ensamble (gruppo ospite)
- lunedì 26 giugno ore 21.15 – Roma Auditorium Via della Conciliazione *
Morin Khuur Ensamble – Franco Battiato – Mauro Pagani – Teresa De Sio Prevendite * http://www.vivaticket.it evento finale in Mongolia mercoledì 12 luglio – Ulaanbaatar Mongolia Festival Ikh Mongol Morin Khuur Ensamble – Franco Battiato – Teresa De Sio – Cristiano De Andrè
L’AZZURRO CIELO DEGLI INCONTRI Da un’idea di Dori Ghezzi, Marialaura Giulietti e Aurelio Rota Direzione Artistica: Marialaura Giuletti Produzione: Aurelio Rota Comunicazione: Silvia Veronesi Con il patrocinio di:
- Ministero degli Affari Esteri Italiano
- Fondazione Fabrizio De Andrè
- Associazione per il Commercio Italo – Mongolo
- Provincia di Pordenone
- Comuni di: Pordenone, Bologna, Roma
In collaborazione con: Artservice, C.O.R.E., Plurima, Nomaid, AIAT Pordenone, CCIAA di Pordenone, Ascom Poredenone Sulla via della seta per gli 800 anni dell’impero di Genghis Khan Il tour di concerti “L’azzurro cielo degli incontri” segna il debutto del più ampio progetto che Nomad Adventrure ha organizzato in occasione delle celebrazioni per gli 800 anni dell’Impero Mongolo e che si svolgerà tra le estati 2006 e 2007. Trattasi dell’unico evento italiano per celebrare l’anniversario della nascita dell’Impero di Gengis Khaan che crea nel contempo l’opportunità di ripercorrere in chiave artistico-musicale gli antichi percorsi di incontro e scambio che già ai tempi della via della seta e di Marco Polo furono fondamentali per lo sviluppo delle relazioni commerciali e culturali tra Oriente e Occidente. Il programma biennale prevede:
- giugno 2006 – Tour italiano “L’azzurro cielo degli incontri” Pordenone - Firenze - Bologna - Macerata - Roma
- luglio 2006 – Ulaanbaatar, Mongolia: concerto “L’azzurro cielo degli incontri” e partecipazione al Festival e Expo “Ikh Mongol”
- settembre – ottobre 2006 – in varie città italiane: mostre di pittura, foto e oggetti della tradizione mongola; presentazioni di libri; concerti
- settembre 2006 – Ulaanbaatar Mongolia: concerto di presentazione della pubblicazione “Il cammino della steppa”
- maggio – agosto 2007 – viaggio di una carovana di artisti italo-mongoli che porteranno uno spettacolo di circo – teatro lungo la via della seta da Roma a Ulaanbaatar
NOMAD ADVENTURE è attenta alla solidarietà e dedica parte dei proventi, oltre a promuovere una sottoscrizione, a favore di NOMAID – solidarietà nomade onlus per i progetti da attuare in Mongolia. Su tutto troverete informazioni dettagliate in: www.nomadadventure.it E’ Il fascino intatto della tradizione musicale Mongola che ha acceso nell’animo di alcuni musicisti italiani la voglia della ricerca d’incontro tra due culture musicali lontane. Un pensiero fino ad ora rimasto in un orizzonte d’attesa, che oggi prende corpo e forma in una progettualità musicale che si declina in 5 concerti italiani in cui il forte potere evocativo di due realtà culturali diverse, crea momenti di condivisione, aggregazione, ponti emotivi tra antiche percezioni occidentali ed orientali in cui la musica ne interpreta il respiro, i battiti del cuore, l’emotività del senso di appartenenza ad una diversità che unisce. Momento rappresentativo della sinergia tra le due culture, tra oriente ed occidente, è il concerto che si terrà in Mongolia ad Ulaanbaatar in un’unica data prevista: il 12 luglio p.v. L’evento ricorrente quest’anno delle celebrazioni per gli 800 anni dalla nascita dell’impero Mongolo, è la cornice ideale in cui realizzare un’occasione unica per ascoltare dal vivo la fusione di due culture musicali dove le sonorità, i canti e gli arrangiamenti, eseguiti dai 30 artisti dell’orchestra mongola e l’interpretazione degli artisti italiani si fondono in un’unica sinfonia con rimandi metaforici agli antichi percorsi che univano Oriente ed Occidente con un unico “filo”, la via della seta. Fabrizio De Andrè è il musicista italiano che più di ogni altro si è reso interprete della curiosità facendone ìl suo stile, la sua forza. L’eredità musicale che ci ha lasciato è una testimonianza soave e trascinante (avvincente) di come si possa intraprendere un viaggio fisico e mentale contemporaneamente. “Creuza de ma” prima e “Le Nuvole” dopo sono capisaldi delle generazioni precedenti e resteranno eterni. Eterni come i segni dell’infinito che in Mongolia si declina ovunque, nella steppa, nel cielo, nell’immutabile stato di grazia della tradizione musicale e lirica mongola. Il nostro concerto fa tesoro delle suggestioni offerte dal repertorio tradizionale mongolo: il canto duplifonico Khoomii, la canzone lunga Urtyn duu, le dolci melodie del Morin Khuur, strumento nazionale della Mongolia, saranno l’ideale cornice per la versione “orientale” di alcune canzoni di Fabrizio De Andrè, eseguite dall’Ensemble e interpretate da musicisti a lui fortemente legati. DORI GHEZZI Sono convinta che a Fabrizio avrebbe fatto piacere questo invito a suonare una parte di “Creuza de mä” nell’ambito delle celebrazioni per gli ottocento anni dell’Impero Mongolo. E ne sono convinta perché proprio dopo aver concluso “Creuza” con Mauro Pagani, aveva in progetto di proseguire il viaggio alla ricerca dei dialetti e della contaminazione fra lingue, ricercando nuovi spunti e sonorità proprio all’interno della cultura mongola, tra mito e realtà, affascinato dalla storia di Gengis Khan e del suo popolo. Del progetto non si fece nulla, rimasto a casa, si consolò con la tartare. Dori Ghezzi FRANCO BATTIATO All'inizio degli anni settanta iniziai una ricerca sulla voce. Inevitabile e sorprendente fu l'incontro con le "trifonie" dei mongoli: emissione contemporanea di (3) suoni armonici. La loro tradizione musicale esprime e descrive la gioia e la potenza della loro natura...impressionanti estensioni vocali ci comunicano un senso di libertà. La tradizione musicale in Mongolia, si è conservata intatta, grazie a certa immutabilità delle popolazioni nomadi della steppa. Ancora oggi i testi delle canzoni parlano di amicizia, di gare, di amore per una donna, o per un cavallo. Stimolato dall’invito (simpaticamente coercitivo…) dell’amica Marialaura Giulietti, mi sono messo all’opera, con convinzione, per scrivere una canzone, come omaggio alla festa che andiamo a onorare. Franco Battiato MAURO PAGANI La curiosità fa parte di me e l’unica certezza che ho è che tutto quello che sono riuscito a fare mi ha profondamente arricchito. Noi lottiamo ogni giorno in maniera impari contro la grande informazione, la Tv, i media, sono il nemico più grande da affrontare; ma l’amore profondo che ci unisce è l’amore per la bellezza e la musica è tale. Questo progetto si rifletterà nella mia vita, lo sento, e sono pronto ad accoglierlo. Vorrei fare tutto con la voglia di giocare… Dopo “Creuza” Fabrizio cercava un pretesto per fare un viaggio di terra, dopo quello per mare, e la Mongolia era un punto di arrivo che lo intrigava, i Mongoli erano arrivati fino al Mediterraneo… Mauro Pagani TERESA DE SIO Se esiste un luogo nel mondo in cui un sogno millenario può ancora mostrarsi reale, allora questo è la Mongolia. Un territorio immenso, poco abitato, poco arredato, dove tra il tuo sguardo e lo sguardo dell’altro c’è di mezzo l’altopiano, su cui il vento non si ferma, la pianura immutabile e vasta rotta solo dalla corsa dei cavalli, sontuosi. Anime fortemente verticali. La musica è struggente, forte,ritmica e visionaria. Nell’ascoltarla si resta sopraffatti da un senso misterioso di nostalgia per un passato anteriore che non ci è dato riconoscere e ricordare con esattezza ma che, sentiamo, ci chiama dal profondo. La nostalgia dei nomadi. E una voce di donna che canta, ed il suo canto lacerato e stretto corre sulle dune del Gobi come su una immensa Napoli, senza più vicoli e quartieri, cui è stato tolto il mare e aggiunta la speranza. Teresa De Sio Breve nota sulla Musica tradizionale della Mongolia La tradizione musicale in Mongolia ha potuto conservarsi praticamente intatta nei secoli, grazie alla forte identità del popolo mongolo e all’immutabilità pressoché assoluta dello scandire del tempo nelle popolazioni nomadi della steppa. Elemento fondante della musica tradizionale mongola, il canto, annovera diverse forme, molto diffuse e di origine molto arcaica, tra cui le principali: urtyn duu, bogino duu, khoomii. La canzone lunga – urtyn duu raggiunge un estensione di tre ottave, con passaggi dall’improvvisazione di gola al falsetto e con largo uso di abbellimenti. Nella sua esecuzione la cantante dialoga con il morin khuur proponendo melodie che rievocano lo spirito della Mongolia. I testi parlano di feste, di gare, di amicizia, di amore per una donna piuttosto che per un cavallo o per la natura stessa. Il kkhoomii (canto di gola), invece, è un canto duplifonico che vuole imitare i suoni della natura, del vento, degli uccelli, dei fiumi. Una particolare tecnica vocale che permette al cantante di emettere due suoni contemporaneamente, uno fondamentale, basso, una sorta di bordone e uno di derivazione armonica superiore. Il morin khuur, sorta di violoncello dalla cassa trapezoidale con una testa di cavallo scolpita in testa al manico e due corde di crine di cavallo, è lo strumento nazionale della Mongolia. Con il suo suono dolcissimo, accompagnando il canto, da solista o in ensamble con gli altri strumenti mongoli, è sempre presente nella vita dei mongoli, in campagna, nelle feste, nelle cerimonie e ora nei concerti. Lo yotchin invece è un salterio suonato con due bacchette di origine cinese che ricorda il zimbalon balcanico, mentre la yatga e un salterio a tavola lungo quasi due metri, di derivazione cinese e presente nella tradizione asiatica. A questo repertorio va aggiunta la musica di tipo religioso: musiche e canti eseguiti nei monasteri e durante le cerimonie, e i canti degli sciamani. Mongolian State Morin Khuur Ensamble Per la prima volta in Italia un ensemble di virtuosi della musica tradizionale della Mongolia, con un concerto suggestivo, dedicato al canto e alle melodie della steppa, e con un organico di ben 30 elementi che riunisce: 12 morin khuur, 4 violoncelli mongoli, 2 ikh khur (contrabassi), 4 yatga (cetre), 1 yotchin (salterio), 2 limbe (flauto traverso), un pianoforte, 2 percussionisti, una delle migliori cantanti di urtyn duu ed un cantante di canto duplifonico khoomii, presentando quindi, in un’unica formazione, le principali e le più suggestive tecniche di canto mongole, interpretate ai più alti livelli. L’organico strumentale, inoltre, permette l’esecuzione delle più belle melodie della musica tradizionale mongola, e di quella di composizione contemporanea, musiche che affondano le proprie radici nella millenaria cultura nomade della Mongolia. L’Ensemble di Morin Khuur di musica tradizionale, è stato fondato nel 1992 con decreto del Ministro della Cultura, su iniziativa del famoso musicista G. Jamyan, virtuoso del morin khuur. L’obiettivo principale dell’Ensamble di Morin Khuur è di preservare e presentare al pubblico la musica tradizionale della Mongolia. Nel 1993 ne assume la direzione il Maestro Tsendiin Batchuluun e prende il via la programmazione concertistica, che negli anni ha portato l’Ensemble ad esibirsi in Russia, Cina, Korea del Nord e del Sud, Giappone, Francia, USA, conseguendo nel 1999 il premio come miglior Ensemble al Festival Nazionale della Korea del Nord. Sempre presente ai più importanti eventi culturali della Mongolia, l’Ensemble di Morin Khuur, oltre al vastissimo repertorio di musica tradizionale, presenta brani dei più autorevoli autori mongoli, quali: N. Jantsannorov, B. Sharav, Z. Khangal, Ts. Chinzorig, G. Altanhuyag, D. Battumur. Numerose le esecuzioni di musiche per film, documentari e spettacoli teatrali di autori quali: D. Naidandorj, I. Nyamgavaa, D. Ganhuyag, D. Tserensodnom, J. Mend-oyoo, J. Bumtar, D. Garmaa, N. Byambadorj, N. Chingis, S. Solongo. Dell’ensamble sono parte integrante alcune formazioni di musica tradizionale, quali i quartetti di morin khuur “Chulugen” e “Dumun”, il “Yatga Quartet” e l’ensamble femminile “Khulan”, che svolgono attività concertistica autonoma. Numerose le incisioni discografiche all’attivo con musiche dei vari generi interpretati. Consultare la Fotogallery
Contatti: CORE Srl Marialaura Giulietti - e-mail: info@corerarieventi.com - www.corerarieventi.com
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