La furia dell’Arno: quarant’anni dal 4 novembre 1966
FIRENZE - Sono passati quarant’anni esatti da quando, dopo giorni di intense piogge, l’Arno ruppe gli argini a Firenze, inondando case, chiese, botteghe, musei, luoghi d’arte. Una ricorrenza che riaccende il ricordo di quelle ore drammatiche, delle decine di vittime, del fango che invase la città togliendo ai fiorentini acqua, viveri, energia elettrica. E vivido torna a farsi il ricordo della moltitudine di giovani che arrivò a Firenze per spalare il fango, per distribuire il cibo, per salvare le opere d’arte: sono ricordati ancora come gli angeli del fango. E ad impegnarsi e dare il proprio impagabile contributo furono anche i militari, e poi i migliori restauratori del mondo che si radunarono in mezzo ai tesori della città e ne fecero il centro mondiale del restauro. Quella del post-alluvione fu un’occasione epocale per dimostrare il valore supremo della solidarietà e l’amore per l’arte e la storia di una città e di un Paese.
Per la ricorrenza del quarantennale dell’alluvione, il prossimo 4 novembre gli angeli del fango si ritroveranno a Palazzo Vecchio, convocati dalle autorità toscane. Ne sono stati rintracciati diecimila, di questi più di duemila hanno risposto alla chiamata di Firenze. Lo stesso giorno verranno inaugurate due mostre, entrambe a Palazzo Panciatichi: la prima con foto e filmati riguardanti proprio gli angeli del fango, la seconda sugli angeli della radio, quei radioamatori che garantirono le comunicazioni in una Firenze isolata dal resto del mondo. L’esperienza degli angeli del fango resta una delle più importanti prove di impegno civile date dalla meglio gioventù di casa nostra e non solo. La loro prova di coraggio e volontà fu un riscatto anticipato per una generazione che, per molti anni a venire, ha continuato ad essere malvista da una parte della società. Capelloni, protocontestatori, idealisti. Alcuni di loro destinati persino a diventare famosi. Qualche nome? Gerard Schroeder, Ted Kennedy, Josckha Fischer, Margherita Hack, Sergio Staino, Sandro Chia. «Arrivai alla Biblioteca Nazionale attorno alle 5 del pomeriggio e guardai intorno all’area alluvionata. Non c’era elettricità ed era stata messa una grossa quantità di candele per avere la luce necessaria a salvare i libri. C’era un freddo terribile, vidi gli studenti nell’acqua fino alla cintura… In ogni punto della grande sala di lettura c’erano centinaia di giovani che si erano riuniti per aiutare. Era come se sapessero che l’alluvione della biblioteca stava mettendo a rischio la loro anima. Ho trovato un’incredibile ispirazione nel vedere questa generazione più giovane tutta unita in questo sforzo vitale» sono le parole del senatore Kennedy che sono state raccolte da Silvia Messeri e Sandro Pintus, insieme a quelle di molti altri ‘angeli’, nel volume "4 Novembre 1966. L'alluvione di Firenze", edito da Ibiskos Editrice Risolo.
Intanto la protezione civile ha stanziato duecentocinquantamila euro per restaurare L’ultima cena di Giorgio Vasari, danneggiata dall’alluvione e attualmente conservata dall’Opificio delle Pietre Dure. Altri duecentomila euro sono stati stanziati per il restauro del David di Donatello al Bargello, restauro che avverrà sotto gli occhi dei visitatori. Sempre a proposito di restauro, dal 7 novembre il Museo dell’Opera di Santa Croce si riapproprierà di diciotto opere alluvionate e restaurate dall’Opificio, tra queste la Discesa di Cristo al Limbo del Bronzino, per lungo tempo ritenuta persa.
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