Cile: corsi e ricorsi storici
Michelle Bachelet è stata eletta presidente del Cile lo scorso 11 marzo suscitando stupore in tutto il mondo, anche per l’ampio margine dei consensi. Il Cile, infatti, ha fama di essere uno stato conservatore: il divorzio è stato legalizzato solo nel 2004 e la società non favorisce l’ingresso delle donne nella vita pubblica, ma l’evidenza è un’altra. Michelle dopo essere stata sposata per otto anni ha ottenuto il divorzio, e attualmente convive, ha tre figli, due dalla prima unione, la terza da quest’ultima. Ha subito torture durante il regime di Pinochet, ha perso suo padre in un carcere e con le sue sole risorse, dopo essere stata ministro della difesa, è divenuta capo di Stato. Durante la cerimonia d’investitura presidenziale, oltre a ribadire l’importanza del ruolo istituzionale che le compete, ha tenuto a precisare la corrispondenza tra il proprio vissuto e il bisogno di migliorare il Paese. Queste le parole in proposito: - “La violenza ha fatto irruzione nella mia vita facendo a pezzi ciò che più amavo. Proprio perché sono stata vittima dell’odio, ho consacrato la mia vita a trasformare quest’odio in comprensione, tolleranza e – perché non dirlo? – amore.” Il Cile non solo ha superato le chiusure della classe conservatrice, ma in quest’occasione ha ritrovato se stesso, si è ricongiunto con un passato che molti ignorano. La popolazione originaria del Cile, i “Mapuche”, era strutturata in comunità di stampo matriarcale. I mariti erano obbligati a vivere con i familiari della sposa e nella dimora di questa, mentre i figli prendevano il nome e il totem della madre. La conquista spagnola pose fine a questo modello, ma restando all’interno della famiglia è ancora forte il ruolo della donna; il balzo in avanti è stato estendere l’autorità alla sfera pubblica. Del resto nell’America Latina quello della Bachelet non è un caso isolato, prima di lei si contano sei donne alla presidenza tra cui : Violeta Chamorro (Nicaragua, 1990-97), Isabel Perón (Argentina, 1974-76)… ma tutte fondando il proprio consenso su legami di parentela maschili (padri o mariti noti). La Bachelet è un’eccezione perché rappresenta se stessa; ha dimostrato che la volontà di affermazione e di cambiamento può trovare spazio in un Paese come il suo e questo è un primo passo verso il progresso. Le sue priorità? Una politica sociale orientata al miglioramento della scuola e della sanità: strutture più efficienti e riduzione dei costi, alla base del risanamento. Sono trascorsi pochi mesi dalla sua nomina ed è presto per fare bilanci, ma i dati fanno ben sperare: 90% di popolarità per lei e un’economia forte, che ha visto salire il prezzo del rame (principale prodotto di esportazione) a livelli mai raggiunti sino ad ora.
|