“Il mio miglior nemico” di Carlo Verdone
Achille De Bellis (Carlo Verdone), top manager di una grande catena alberghiera di proprietà della moglie Gigliola (Agnese Nano) e del cognato Guglielmo, ha tutto ciò che un uomo possa desiderare: una bella famiglia, un lavoro prestigioso, una casa lussuosa ed anche un’amante giovane e spregiudicata. Ma quando Achille licenzia da uno degli alberghi una cameriera per un presunto furto, la sua vita subisce un radicale scossone: Orfeo (Silvio Muccino), il figlio ventenne della donna, visto il crollo emotivo della madre che si dichiara assolutamente estranea ai fatti, decide di vendicarla rovinando la vita di Achille ed umiliandolo nel più classico dei climax cinematografici davanti all’intera società bene romana accorsa alla festa per le sue nozze d’argento. Mentre il ragazzo attua la sua vendetta, si imbatte, complice un incidente stradale, in Cecilia: tra i due è subito colpo di fulmine, peccato che la ragazza sia proprio la figlia dell’uomo cui vuole distruggere la vita. Lo scoprirà troppo tardi, mettendo a repentaglio la sua storia d’amore ed essendo costretto a ricucire l’apparente ed insanabile strappo con il suo migliore nemico per recuperarla, attraverso un viaggio che li condurrà lontano, forse laddove non pensavano nemmeno loro stessi di arrivare.
L’impresa era di quelle davvero ardue: la voglia di recuperare lo smalto perduto negli ultimi lavori metteva Carlo Verdone in una posizione assolutamente rischiosa; attorno a “Il mio miglior nemico” ruotavano da tempo diffidenze e paure soprattutto per una coppia cinematografica che sulla carta non convinceva pienamente. In questa tragicommedia con scontro generazionale è però chiaro fin dalle prime battute che la coppia Verdone – Muccino funzioni molto bene: il mondo di Carlo Verdone incontra quello di Silvio Muccino ed a trarne giovamento è soprattutto quello del regista; il comico romano, il cui talento sembrava definitivamente inficiato dalle macchiette di borgatari eccessivi o di anime frustrate psicologicamente da pene d’amore, ritrova nel confronto assolutamente frizzante col giovane attore fratello d’arte il vigore perduto ed una verve che gli dona la possibilità di realizzare un prodotto cinematografico di ottimo livello. Con il giovane attore – sceneggiatore, Verdone recupera quella vena agrodolce tipica dei suoi film più riusciti, spostando il tiro dalla tipica (e forse troppe volte abusata) battaglia tra i sessi allo scontro epico genitori – figli; ma a far funzionare “Il mio miglior nemico”, oltre al duo ed a qualche gag davvero riuscita, è un cuore melanconico generato da una sceneggiatura ben scritta e da un’analisi della realtà, della società e della famiglia contemporanea tutt’altro che superficiale. La figlia cinematografica di Carlo Verdone (Ana Caterina Morariu), vero anello di congiunzione fra il padre sempre lontano ed un fidanzato troppo romantico per essere vero, è una giovane attrice dotata di grazia e talento da tenere assolutamente sott’occhio per le pellicole future del cinema nostrano. Il risultato è un film che diverte, a tratti commuove, fa riflettere, che non ha disatteso minimamente le aspettative che lo circondavano e che a mio avviso ha l’enorme pregio di consegnarci una coppia esplosiva che convince pienamente.
|