Hanno ucciso la democrazia?
di Giovanna Maggiani Chelli* Hanno ucciso la democrazia?di Giovanna Maggiani Chelli* 14 Febbraio 2007Università di Firenze Viale Morgagni Incontro “Hanno ucciso la democrazia?” con Elio VeltriMarco Travaglio Giovanna Maggiani Chelli FIRENZE, 2007-02-14 - Noi da sempre lamentiamo e denunciamo il fatto che le stragi del 1993 hanno posto limiti incredibili alla democrazia di questo Paese.Oggi, dopo gli ultimi avvenimenti, mentre chiaramente risultiamo presi in giro, ci sentiamo di poter dire che davvero quel poco di democrazia che c’è sempre stata è in gioco, perché ci sembra che tutto sia mafia. La finction in onda questa sera su Rai 1 dirà che lo Stato ha vinto , questo si recepisce dalle recensioni in anteprima, è vero lo Stato ha vinto, siamo noi che abbiamo perso le vittime della mafia, abbiamo perso perché dopo averci lasciato massacrare ci prendono in giro. La cronologia puntuale fatta dal Dr. De Aglio, supportata da dati reali, prodotti da un serio professionista, porta inevitabilmente a una serie di riflessioni. Il metodo di lavoro messo in atto da De Aglio è lo stesso che anche noi dell’Associazione di Via dei Georgofili, sia pure in modo artigianale e con i nostri limiti, cerchiamo di mettere in atto ogni qualvolta nel Paese avviene qualcosa che ha a che fare con la mafia, e che sembra ricondurre ai tragici eventi del 1993. Non posso oggi analizzare tutti quegli eventi che troppo spesso hanno messo in risalto quanto, ancora oggi, i massacri del 1993 si ripercuotano sulla vita del Paese, condizionando scelte d’ogni tipo, e crediamo anche elettorali. Del resto, spesso, abbiamo avuto l’impressione di un susseguirsi di leggi destinate più a favorire la mafia che a contrastarla. Così come abbiamo avuto l’impressione di un’alternanza di governo avvenuta, non tanto a seguito delle scelte degli elettori, ma piuttosto mirata a far governare chi in quel momento poteva garantire la promulgazione o il supporto a leggi scellerate pro-mafia. La mafia nel 1993 ha imposto allo Stato, a suon di bombe, un “Papelo”, per chi non lo sapesse rammento che si trattava di un elenco di richieste, e per tutti questi 13 anni le richieste sono state sempre esaudite, ora da questo governo ora da quello. La revoca dell’articolo “41 bis” resta però, il regalo per eccellenza che la mafia si aspetta perché per questo dono ha ucciso a Firenze, in Via dei Georgofili, e a Milano, in via Palestro, e ha promesso ancora morte se non verrà esaudito il suo desiderio principe, naturalmente unitamente a quello della rinuncia alla confisca dei suoi beni. Per questo io analizzerò con voi, in ordine cronologico, i passaggi che hanno caratterizzato gli ultimi avvenimenti in fatto di 41 bis, voi potete trarre le vostre conclusioni e nulla più, così come vi ha chiesto De Aglio con il suo film. 1. Il 21 Febbraio 2006 il Tribunale di Sorveglianza di Torino ha dovuto revocare il 41 bis a Cosimo Lo Nigro uno degli stragisti di Via dei Georgofili. Badate bene dico “ha dovuto”, perché ciò è avvenuto subito dopo gli striscioni apparsi negli stadi che inneggiavano all’abolizione del 41 bis, e con i quali si richiamavano i politici alle promesse fatte, e dopo i proclami di Bagarella contro il carcere duro. E’ stato fatto ciò grazie all’introduzione di una norma che se in un primo momento sembrava a favore del carcere duro, in seguito, in realtà ha favorito le revoche di tale provvedimento, come nel caso di Cosimo Lo Nigro. Quel 21 Febbraio 2006 nessuno si è premurato di informarci di ciò che stava avvenendo, eppure nella normativa europea, con la decisione quadro del consiglio dell’unione europea del 15.3.2001, si prevede lo specifico diritto della vittima del reato ad ottenere tutte le informazioni rilevanti ai fini della tutela dei suoi interessi (art. 4). Si obbligano inoltre gli stati membri ad incentivare l’intervento, nell’ambito del procedimento, di organizzazioni di assistenza alle vittime, con particolare riguardo (art. 13, c. 2, lett. a) alla comunicazione di informazioni alle stesse.Dovete considerare che noi siamo in causa civile per il ristoro del danno subito a tutti i livelli, siamo in causa contro la mafia “cosa nostra”, più che mai avremmo avuto il diritto di essere informati. Del resto Lo Nigro, uno dei nostri carnefici, è stato premiato prima di rispondere davanti alla legge per i danni inflitti alle sue vittime: morte e distruzione. 2. Il 19 Dicembre 2006, lo ricordo bene perché ero alla festa della legalità a Firenze voluta dalla Regione Toscana, organismo che fa moltissimo per il contrasto alla mafia anche attraverso il sostegno ad Associazioni come la nostra, ho ricevuto una telefonata con la quale venivo informata che a Cosimo Lo Nigro era stato revocato il 41 bis e mi veniva chiesto se ne fossi a conoscenza. Da tempo, ormai già dall’estate del 2006, avevamo il sospetto che stesse succedendo qualcosa all’interno delle carceri per i detenuti rei di strage a regime di 41 bis. Chiaramente la rabbia è stata tanta, ma ho telefonato subito alla Procura Generale di Torino, di competenza per il caso, per verificare la notizia. Innanzitutto mi sono resa subito conto che non avevano, o non erano in grado di fornirmi, notizie sul caso specifico, tuttavia c’era ancora la speranza che la Procura fosse ricorsa in Cassazione, unico strumento esistente contro le revoche del 41 bis, del resto, è cosa nota o almeno così si dice, la procura di Torino ricorre per prassi contro questi provvedimenti, tuttavia la Procura Generale di Torino quel febbraio del 2006, non fece ricorso contro il provvedimento di revoca per Cosimo Lo Nigro come, forse, avrebbe dovuto fare 3.Il 20 Dicembre 2006 apprendemmo di fatto tramite una telefonata e il giorno successivo dal quotidiano L’Unità, la notizia che a Cosimo Lo Nigro era stato revocato il “41 bis”, quindi non in modo ufficiale.Le motivazioni della revoca saranno buone sicuramente per chi il soggetto non lo conosce affatto, per chi ascoltando le testimonianze delle guardie penitenziarie si sente dire che il soggetto è diventato “buono” e non si incontra con altri mafiosi; mentre non ci sono motivazioni buone per chi ha letto attentamente le carte degli atti processuali delle stragi del 1993 e ha imparato a diffidare di un soggetto pericoloso, il cui grado di mafiosità è risultato tale da non lasciare nessun dubbio sul fatto che attraverso le sbarre di un regime di carcere normale, con contatti normali, Cosimo Lo Nigro potrebbe ordinare scelleratezze.Da quel 20 dicembre, da parte nostra, è iniziata una vera e propria battaglia contro l’indifferenza, contro la ferrea volontà di non affrontare il problema, battaglia in atto ancora oggi.L’impegno nella divulgazione della notizia è stato senza pari: un susseguirsi di comunicati e soprattutto lettere alle istituzioni e anche una lettera aperta al Ministro di Grazia e Giustizia che in parte fu pubblicata da il quotidiano La Repubblica in cronaca fiorentina.In questa vicenda abbiamo avuto l’appoggio di tutto il Consiglio comunale di Firenze che rispose ai nostri appelli e ci diede supporto con una risoluzione con la quale si chiese al Sindaco di Firenze di domandare al Ministro della Giustizia come stavano le cose sul caso Lo Nigro e di verificare se la Procura Generale di Torino fosse ricorsa in Cassazione.Sembra che la Procura Generale di Torino non abbia preso bene l’intervento del consiglio comunale di Firenze; riteniamo che avrà avuto le sue buone ragioni ma con noi non le ha chiarite.Del resto la ragione è dalla nostra parte, la Procura Generale di Torino doveva ricorrere in Cassazione contro la revoca di 41 bis ad uno degli stragisti di Firenze, non inquietarsi davanti alle remore delle vittime; forse piuttosto che adirarsi sarebbe stato più opportuno che qualcuno rassegnasse le proprie dimissioni,ma in questo Paese più le si fanno grosse meno ci si dimette.I nostri sforzi in quei giorni e oggi erano e sono stati alquanto vanificati, ma noi non intendiamo arrenderci: del resto i nostri parenti sono morti e sono stati massacrati per abolire il 41 bis e quindi siamo nel giusto. Tuttavia non abbiamo avuto ancora risposte da parte delle istituzioni. O per meglio dire: le mosse che sono state fatte fino ad ora, delle quali noi siamo a conoscenza , non hanno ancora prodotto risultati. 4. Il 31 Gennaio 2007, finalmente, il Tribunale di Sorveglianza di Torino, su nostra richiesta, ci ha trasmesso l’ordinanza di revoca del 41 bis a Lo Nigro. L’abbiamo letta e siamo ancora più convinti di essere nel giusto. Non ci ha ancora invece risposto il DAP, al quale abbiamo chiesto l’elenco i nomi di quanti dei 15 mafiosi condannati per la strage di Firenze non sono più a 41 bis. Stiamo ancora aspettando.Anche se va detto è di ieri la notizia che il Procuratore Nazionale Antimafia davanti alla Commissione Antimafia,ha lanciato l’allarme come di fatto dopo la legge 279 del 2002 che ha stabilizzato le misure di isolamento carcerario per i boss ,sono usciti dal 41 bis circa 200 condannati Sempre nell’ambito di questa cronologia un doveroso cenno da parte nostra agli ultimi fatti negli stadi: non tutti sono concordi nel ritenere che la mafia abbia un ruolo. Ma noi siamo qui per ricordare che il proclama di Bagarella contro il 41 bis andava di pari passo con gli striscioni esibiti sugli spalti dei campi di calcio. Ora le conclusioni dopo la cronologia: Per anni abbiamo visto Lo Nigro con i suoi atteggiamenti spavaldi, sappiamo che la notte dei Georgofili aveva in mano il sigaro con il quale fece detonare 300 chili di tritolo; noi conosciamo la sua cieca ferocia. Allora sorgono alcuni dubbi, che equivalgono ad altrettante domande: La scelta che consente, attraverso i Tribunali di Sorveglianza, con una norma più che discutibile, di far passare a carcere normale anche i mafiosi rei di strage, sta per caso in un percorso politico?Si è dovuto, forse, cedere a ricatti di partiti che dovevano garantire in ogni governo una maggioranza altrimenti non realizzabile?Quindi l’annullamento del 41 bis, che sembrerebbe in atto in modo strisciante e non ufficiale, perché sicuramente si tratta di un provvedimento impopolare per chiunque, sarebbe perciò una scelta prettamente di carattere politico sulla pelle delle vittime della mafia ?Oppure, attraverso i Tribunali di Sorveglianza, si vuole arrivare a revocare il carcere duro anche a chi ha santi in Parlamento come i fratelli Graviano, i quali se parlassero potrebbero far diventare la coperta troppo corta per qualcuno?Del resto credetemi Lo Nigro la sa lunga, è un buon mafioso, tant’è si ritiene che abbia scelto lui personalmente in quel 1993, tutti gli obiettivi da far saltare in Italia, anche se noi seguendo i processi di Firenze siamo convinti avesse illustri suggeritori ai quali chiedere lumi.Lo Nigro la sera del 27 Luglio 1993 scelse San Giovanni in Laterano la Curia del Papa, scelse quell’obiettivo in seconda battuta, quando valutò che non poteva collocare la bomba a Trastevere (anche li molto probabilmente vicino ad una Curia),visto che era in corso una fiera e le bancarelle gli impedivano di posizionare l’auto imbottita di tritolo.Davvero una scelta quella di San Giovanni in Laterano tutta farina del sacco di lo Nigro?È forse, allora, per quanto potrebbe dire in un eventuale pentimento che Lo Nigro è stato premiato? E lo Nigro non è forse solo la punta di un iceberg?In parallelo con il ragionamento proposto da De Aglio, con la sua cronologia, credo che questa nostra cronologia e le riflessioni esposte ,ci portino inevitabilmente ad un’ulteriore domanda, la stessa che ormai da tempo rivolgiamo al Ministro della Giustizia, domanda che non è poi così lontana da quanto descritto da De Aglio, se soltanto valutiamo la grave possibilità che l’alternanza di governo non sia legata al voto dei cittadini, bensì alle richieste della mafia messe nelle mani del concorrente, in quel momento, più idoneo:“Il 41 bis, misura adottata per legge, non per soddisfare le pulsioni dei familiari delle vittime, ma per cautelare lo Stato dai membri di un’organizzazione criminale che aveva assunto in quegli anni una deriva eversiva, è stato revocato per una svista del Tribunale di Sorveglianza di Torino o è definitivamente conclusa, in Italia, la stagione del carcere duro per i mafiosi stragisti?”Da anni, secondo noi, lo Stato mostra, nei confronti della mafia, un cedimento grave che si palesa anche nella sua recente arrendevolezza nel contrastare decisioni che sovvertono le linee di politica giudiziaria antimafia. A meno che queste non vengano addirittura condivise, ma se è così, si dica apertamente. Dal 1993 la mafia conduce la sua guerra contro il 41 bis anche a suon di quelle bombe e adesso sembra abbia definitivamente vinto.Come tanti abbiamo letto anche noi, sul problema del 41 bis, l’articolo sull’Espresso di venerdi datato 15 Febbraio 2007, dove viene citata la nostra richiesta al DAP circa il numero e i nomi dei boss mafiosi ancora sottoposti al 41 bis, così come abbiamo letto la risposta on-line dell’ex Ministro Castelli su La Padania on line in data 9 Febbraio 2007.Noi ci limitiamo ad aspettare i risultati dell’inchiesta giudiziaria messa in atto dalla Procura di Roma menzionata dai due giornali e auspichiamo che i PM riescano a scavare fino in fondo e a scoprire davvero se quella maledetta trattativa, fra uomini dello Stato e mafia nominata nei processi di Firenze , pagata così duramente dai nostri parenti, abbia portato oggi ad accordi con “cosa nostra”.Credo che se avessimo prodotto un filmato anche noi, oggi le due pellicole si sarebbero potute trasmettere in contemporanea perché ripeto non distanti l’una dall’altra come potrebbe sembrare. Anche a noi i 61 seggi su 61 nell’appuntamento elettorale del 2001, non sono piaciuti e pensare che la revoca del “41 bis” a mafiosi rei di strage, a cavallo di due legislature di diverso colore, attraverso silenzi vergognosi e operazioni di scarica barile da un tribunale all’altro, sia normale amministrazione è un solenne insulto per la nostra intelligenza e per la nostra democrazia ormai agonizzante. È oggi conclamato che i nostri parenti sono morti per trattative condotte a tavoli intorno ai quali hanno preso posto la mafia, la politica, il potere economico e quello imprenditoriale, gli apparati dello Stato deviato e la Chiesa affaristica. Quelle trattative devono necessariamente essere ancora in corso, non si può pensare altrimenti, è per questo che il nodo del 41 bis, se affrontato, diventa un problema che può far cadere i governi.Le revoche inopportune del 41bis, i paventati brogli elettorali, gli arresti ad orologeria di capi mafia del calibro di Provenzano, l’indulto esteso purtroppo anche ai mafiosi e a 26 soggetti accusati di voto di scambio mafioso, tutto questo, in stretto ordine cronologico, ha il sapore di una trattativa sulla pelle delle vittime delle stragi del 1993. E tutto concorre a impedire che la verità sulle stragi del 1993 possa manifestarsi. Noi urliamo con forza, però, che non ci si può dimenticare della verità, dei nostri parenti morti e di quelli che tuttora conducono un’esistenza disperata, noi non lo permetteremo. Vi saluto e vi ringrazio dell’attenzione dicendo un’ultima cosa. Abbiamo chiesto, a chi di dovere, di porre per noi in Parlamento il quesito sul caso Lo Nigro, qualche Parlamentare lo ha anche promesso ma per ora nessuna interrogazione è stata fatta, almeno che non sia avvenuto a nostra insaputa, stiamo ancora aspettando che qualcuno ne trovi il coraggio. *Giovanna Maggiani Chelli www.strageviadeigeorgofili.org
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