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"Pocket Symphony" (Virgin, 2007) |
Air “Pocket Symphony”
Etichetta: Virgin Brani: Space Maker / Once Upon A Time / One Hell Of A Party / Napalm Love / Mayfair Song / Left Bank / Photograph / Mer du Japon / Lost Message / Somewhere Between Waking And Sleeping / Redhead Girl / Night Sight Produttore: Nigel Godrich
Titolo più appropriato gli Air non potevano trovarlo per il loro nuovo album: sinfonia tascabile. Un titolo che può applicarsi a tutta la produzione firmata dalla ditta Godin & Dunckel, sin dall’esordio scintillante di “Moon Safari” caratterizzata da un approccio al pop privo di preclusioni, da un’apertura a 360° a chill out, easy listening, sonorità vintage, esotismo e da una particolare adattabilità a qualsivoglia situazione, dalle colonne sonore (di film immaginari o reali) alle sonorizzazioni più disparate (siano mostre d’arte o gli aeroporti cari ad Eno, fino alla tascabilità di un iPod). E perfetto da portare nel taschino della giacca è anche il nuovo “Pocket Symphony”, che, va detto, non è un capolavoro. L’inizio è pretestuoso e non godibile come altre cose firmate Air. Se Space Maker riporta ai trip di Sexy Boy, le successive Once Upon A Time, One Hell Of A Party, Napalm Love mostrano un gruppo al di sotto delle aspettative. One Hell Of A Party vede la fatua partecipazione di Jarvis Cocker, imperterrito, dopo la recente frequentazione dello studio di Charlotte Gainsbroug (peraltro insieme agli stessi Air), a rincorrere le sue vecchie fascinazioni francesi. Mayfair Song e Left Bank, che arrivano di lì a poco, sono pronte a deludere anche il fan più incallito: elettronica fine a se stessa, inutile come la nuvoletta di fumo che esce fuori da una sigaretta alla vaniglia. Ma quando si inizia a disperare, capita di dover riconsiderare il tutto. Succede non appena partono i suoni giapponesi dell’intro di Photograph, da cui prende slancio una tastiera in odore di lontananze cosmiche che garantisce chilometri di malinconia. Da qui “Pocket Symphony” sembra ingranare un’altra marcia e diventa via via irresistibile. Cupo (forse la musica più cupa degli Air dai tempi di “The Virgin Suicides”) e ipnotico, affila una serie di pezzi memorabili. Come un originale incrocio tra uno degli Yann Tiersen più nostalgici (prendiamo “Good Bye Lenin”?) e i modernismi sonori del Sol Levante, Lost Message è un post-pop dilatato e sublime. Non da meno è la splendida ed evocativa Somewhere Between Waking And Sleeping, con la voce di Neil Hannon e il piano che, come suggerisce il titolo, avvicinano e allontanano dalle braccia di Morfeo con fare distratto eppure deciso. Le metidabonde Redhead Girl e Night Sight, girando su se stesse quasi ad annullare la gravità, chiudono un album a corrente alternata, qua fascinoso là manierista.
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Pierluigi Lucadei
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Recensioni |
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il 13 Mar 2007 alle 23:03 |
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