26 Maggio 2009
Consiglio Regionale Toscano
16 ‘anniversario
Convegno sulla Giustizia
Ringraziamenti
Questa che comincia sarà una mattina piena di avvenimenti.
Fra poco le attività cominceranno con la presentazione da parte della direttrice della Syracuse University di un progetto per la realizzazione di un monumento in memoria della strage di Firenze.
Successivamente ci sarà l’incontro tra gli studenti e il Procuratore Nazionale Antimafia, il Direttore della Dia, i Magistrati presenti e l’Avv. Ammannato. Gli studenti porranno domande ai presenti e ascolteremo tutti con grande attenzione le risposte.
Queste parole che mi appresto a dire saranno soprattutto una presentazione della giornata non volendo sottrarre tempo alle altre attività.
Sono stati numerosi gli Istituti scolastici che hanno aderito al progetto per la realizzazione di un monumento a Firenze in ricordo delle vittime della strage e noi non potevamo esimerci dall’appoggiare questa iniziativa.
Sono naturalmente oltre la Syracuse University l’ Istituto Galluzzo e l’Istituto Virgilio di Empoli, l’ Istituto d’Arte di Firenze, il liceo Artistico Leon Battista Alberti, l’Istituto d’Arte di Sesto Fiorentino.
L’idea per il monumento , già esposta alla “festa della legalità” organizzata della Regione Toscana nel dicembre scorso, vi sarà raccontata dalla direttrice della Syracuse University. Siamo stati molto contenti di questa iniziativa e da subito abbiamo pensato di appoggiarla facendola addirittura un po’ nostra, visto che una delle finalità dell’associazione è proprio quella del mantenimento della memoria della strage e in particolare delle vittime.
Le vittime della strage di Firenze sono state uccise dalla mafia ,ma noi siamo fortemente convinti che non solo di mafia si deve parlare e che il disegno eversivo di cosa nostra avesse radici ben più profonde di ciò che appare: per questo pensiamo di doverci occupare in prima persona delle iniziative volte al mantenimento della memoria perché questa possa essere tramandata in modo corretto, dalla voce diretta di chi quei fatti la ha vissuti.
Sappiamo che è stata avanzata una proposta di legge che sancisca il diritto per chi, come i familiari delle vittime di strage, si occupa del mantenimento della memoria di questi fatti possa usufruire di 150 ore annuali di astensione dal proprio lavoro da destinare a questa attività.
Si tratta di un disegno di legge innovativo al quale siamo molto interessati e del quale nei prossimi tempi cercheremo di valutare bene il testo. Dal nostro punto di vista ben vengano, dunque, leggi in questo senso e da parte nostra saremo sempre vigili affinché un’eventuale norma preveda che la storia, almeno quella delle stragi del 1993 che ci riguarda da vicino, sia scritta in modo giusto attraverso la conoscenza degli atti processuali e dei documenti di indagine insieme alle esperienze di vita di chi ne è stato interessato direttamente, come familiare di vittima o vittima stessa, affinché non si verifichino condizionamenti e storture, perché ben sappiamo come i mestieranti della memoria sono sempre dietro l’angolo al servizio di questa o di quella politica a seconda della tessera che al momento hanno in tasca.
Continuando nel programma che ha caratterizzato questo 27 Maggio e che è iniziato con il ricordo per il Magistrato Gabriele Chelazzi, mi preme dire che il 16 aprile scorso alla presenza della moglie del Magistrato Caterina Romagnoli Chelazzi, del Presidente Ognibene del Tribunale di Firenze, dei magistrati Nucolosi e Crini della Procura di Firenze e del Prorettore alla ricerca dell’Università di Firenze Prof. Chelazzi, è stata dedicata alla figura del magistrato una tesi svolta da Dott Lorenzo Coluccini laureatosi a Pisa con una tesi dal titolo “cosa nostra – dalla seconda guerra di mafia alla stagione stragista(1979-1994)”.
Le carte accumulate dal Magistrato Gabriele Chelazzi e da tutti gli altri Magistrati di Firenze sono state importantissime per ricostruire la storia di “cosa nostra” dalla seconda guerra di mafia alle stragi del 1993.
Abbiamo in quella occasione e oggi rinnoviamo la richiesta, ebbene abbiamo chiesto al Prorettore dell’Università di Firenze al prof. Alberto Vannucci relatore della tesi di Coluccini che rappresentava l’Università di Pisa di farsi tramite di una nostra richiesta ai loro colleghi e alle università di intraprendere rapporti di collaborazione con la Magistratura affinché il lavoro di tesi fatto non resti un caso isolato ma si avvii lo studio e la divulgazione del contenuto e dei documenti conservati nei Tribunali in modo che la storia delle stragi del 1993 possa essere ricostruita fedelmente.
Tornando al programma di oggi, siamo molto contenti di avere oggi qui con noi gli studenti e i docenti dell’Istituto Marco Polo per il Turismo che ci hanno seguito assiduamente in un percorso di informazione sulla strage di Firenze e con noi sono venuti a Roma il 9 Maggio scorso giorno della memoria per le stragi. Così come sono con noi gli studenti dell’Istituto CHECCHI di Fucecchio impegnati durante l’anno in un concorso bandito insieme alla Provincia di Firenze , concorso che visto coinvolto anche il liceo Gobetti di Firenze.
Il giorno della memoria è molto importante per noi perché si tratta del momento in cui la più rappresentativa e alta carica dello Stato, il Presidente della Repubblica, ricorda le vittime del terrorismo e delle stragi di mafia, che in certi casi si sono saldati in questo paese per sovvertire l’ordine dello Stato, come per le stragi del 1993. La nostra Associazione dedica molto del suo tempo e degli sforzi al mantenimento e trasmissione della memoria della strage e un occasione come quella del 9 maggio scorso è per noi un momento centrale delle nostre attività.
Anche quest’anno, come ogni anno, abbiamo rivolto un invito al Presidente della Repubblica perché impreziosisse questa commemorazione con la sua presenza. Anche quest’anno ciò non sarà possibile a causa dei suoi impegni che però proprio oggi lo portano qui a Firenze per le celebrazioni Galileiane. Grazie a questa fortuita coincidenza il Presidente ci ha accordato la sua disponibilità ad un incontro in Prefettura. Per noi si tratta di un occasione molto importante, porteremo al Capo dello Stato un documento nel quale si ribadisce come sia nostra convinzione che ancora molto si debba fare per giungere alla verità completa sulle stragi in questo Paese, concetto peraltro espresso dal Presidente stesso proprio lo scorso 9 maggio.
Riteniamo che sia importante chiudere definitivamente il capitolo stragi, che significa appunto giungere alla verità giudiziaria completa anche sugli aspetti ancora non affrontati di questa parte della storia del Paese, prima di potere anche solo immaginare possibili riconciliazioni o strette di mano tra vittime e carnefici. Lasciando, ben inteso, ad ognuno la libertà di comportarsi come meglio crede secondo la propria coscienza.
Proseguendo con l’illustrazione del programma odierno Vi invito tutti questa sera a Piazza Signoria dove grazie al sostegno della Regione Toscana, del Comune di Firenze e soprattutto della Provincia questa sera sarà mandata in scena l’opera il Rigoletto e verrà eseguito in apertura delle manifestazioni,il coro del Nabucco.
Le ragioni della scelta di inserire nel programma della commemorazione questi eventi vi saranno illustrate da Giulia Weber.
La commemorazione si chiuderà domani mattina 27 Maggio con la presentazione a Palazzo Vecchio del Libro del Procuratore Nazionale Antimafia Pietro Grasso dal titolo PER NON MORIRE DI MAFIA.
In questo titolo c’è per noi un forte messaggio che passa attraverso i nostri figli che sono effettivamente morti per mano della mafia e attraverso tutti i figli perché nessuno dovrebbe morire di mafia in questo paese.
Spero che ci saranno tante persone a questa presentazione. Vi aspettiamo.
Vorrei chiudere dicendo alcune cose non strettamente legate al programma della commemorazione.
E’ stato dato ampio spazio sulla stampa locale al fatto che ci siamo premurati di ringraziare il Ministro Alfano per aver ripristinato il carcere duro, il cosiddetto “41bis”, per Cosimo Lo Nigro.
Quando nel 2006 qualcuno ha fatto l’errore di revocare il carcere duro a Cosimo Lo Nigro ci saremmo aspettati che quanto prima si ponesse rimedio a questo errore. Per fare ciò sono stati necessari tre anni, durante i quali si sono alzate le nostre grida di sdegno. Forse ciò è stato fatto perché la ricerca e il cambio degli obiettivi a Roma da parte di Lo Nigro prima delle stragi del 1993, stanno diventando più importanti di quello che sembravano, tuttavia sono i fatti che contano. Cosimo Lo Nigro è nuovamente a carcere duro.
Anche se insistiamo non tutto ancora è stato fatto infatti Benigno Salvatore, Cannella Cristofaro, Barranca Giuseppe , Calabrò Gioachino tutti stragisti, sono ancora a carcere normale, pur non avendo dato la loro disponibilità a collaborare con la giustizia.
Comunque è stato più che giusto ringraziare il Ministro per questo provvedimento. Noi abbiamo le nostre idee in proposito alle ragioni di quelle stragi e non ne abbiamo mai fatto mistero con nessuno. Riteniamo che il tritolo usato nel 1993 sia servito per nascondere qualcosa che venne alla luce nel corso delle indagini della cosiddetta Tangentopoli, d’altronde già il Magistrato Dr. Borrelli al’epoca si espresse in tal senso.
Così come l’On.Le Bettino Craxi all’epoca ebbe a dire in Parlamento “ci saranno delle bombe”.
Quindi riteniamo che lo Stato sia un poco in debito nei nostri confronti per ciò che accadde e tuttavia siamo anche capaci di riconoscere quando lo Stato attua dei provvedimenti che vanno nel senso di rendere giustizia alle vittime di quelle stragi.
In questi giorni ci sono stati vari incontri e in uno ho sentito dire a proposito del pacchetto sicurezza, che tra l’altro prevede norme restrittive sul “41 bis” e nuove carceri per i mafiosi a “41 bis”, che non è certo che il Governo manterrà quanto verrà scritto nella nuova norma in fatto di “41 bis”. Io credo che stia un po’ a tutti noi fare in modo che ciò venga fatto, e del resto una nuova norma in senso restrittivo noi la chiediamo da sempre, da quando abbiamo avuto sentore che le maglie del “41” bis sono troppo larghe. Io credo che se tutti ci adopereremo e saremo vigili la norma ci sarà. Per quanto ci riguarda è da lungo tempo che ci battiamo perché il carcere duro sia applicato e altri governi hanno avuto la possibilità di fare in modo che ciò avvenisse, ma non lo hanno fatto è un dato incontrovertibile, hanno perso un’occasione la norma ci sarà adesso.
E ora mi scuserete se uso una frase ad effetto di quelle che fanno dire è retorica:
ciò che è stato seppellito con il tritolo di via dei Georgofili, è dentro le casse dei nostri morti e marchiato a fuoco sulla pelle dei nostri invalidi e prima o poi dovrà essere rivelato. Siamo convinti che solo allora tutti staremo un po’ meglio.
Vorrei chiudere commentando una notizia resa pubblica di recente da un’agenzia di stampa palermitana che non rispecchia la realtà delle cose.
Così come recitava la nota, il Ministero dell’Interno ha deliberato una somma pari a 13 milioni di Euro per i risarcimenti dei danni alle 51 vittime della strage di via dei Georgofili. Questo provvedimento discende però da quanto stabilito nella sentenza del processo civile come stabilito dal Tribunale di Firenze il 30 Ottobre del 2007. Oggi sappiamo che quei risarcimenti avverranno un poco per volta, nel corso di tre anni, attraverso il Fondo 512, preposto per questo tipo di risarcimenti peraltro sempre con scarse risorse..
Giudicate voi se si è trattato o meno di informazione corretta.
Io come portavoce dell’associazione sono convinta che siamo nel giusto ma lo sono soprattutto come madre, che ha visto la figlia coinvolta in un evento agghiacciante e dal quale è uscita con gravi postumi ancora a distanza di così tanti anni e che ancora ora, quando ormai le cose dovrebbero essere chiuse da tempo, non può permettersi di utilizzare ciò che deve avere, come stabilito dalla giustizia, per curarsi nel migliore dei modi. Ne mia figlia ne nessun altra vittima di questa e di qualsiasi altra strage deve essere linciata moralmente per ciò che è giusto che riceva a risarcimento del torto subito da un qualunque giornalista che riporta le notizie a uso e consumo proprio o peggio di qualcun’altro. La seconda Repubblica è stata fondata sulla pelle di mia figlia e di tutti le altre vittime del terrorismo mafioso che ha agito negli anni 1993- 1994 e oggi tutto quello che si fà è risarcirli a rate di ciò che hanno patito. Rate che speriamo siano onorate, perché il pericolo di fondi mancanti, pericolo latente, sempre viene posto in evidenza.
Giovanna Maggiani Chelli
16 Anniversario 27 Maggio 2009
Piazza Signoria ore 21
Ringraziamenti
Grazie a tutti di essere intervenuti, tante volte abbiamo sperato in una piazza così gremita di gente.
Questa speranza è sempre stata alimentata dalla nostra convinzione che l’esplosivo usato nella strage di Firenze sulla pelle delle vittime fosse di estrema importanza per tutto il paese.
Il consenso del popolo fiorentino, di questa Regione, è per noi un messaggio forte di appoggio.
I primi anni dopo la strage, il 1994, il 1995 sono stati anni nei quali era ancora forte l’emotività determinata dall’evento luttuoso, ma successivamente questa piazza si è progressivamente svuotata in occasione delle commemorazioni. Ci sono stati anni in cui questa piazza è stata deserta..
Quest’anno grazie all’interessamento e all’aiuto della Regione Toscana e della Provincia e del Comune di Firenze siamo riusciti a riportare la gente in questa piazza per la commemorazione del 27 maggio 1993.
Avete sentito Giulia Weber che con grande trasporto vi ha presentato il Nabucco così come noi lo abbiamo voluto, dicendovi ciò che abbiamo voluto comunicarvi con questa opera.
A breve vi dirà il nostro pensiero attraverso il Rigoletto
Ma ora spetta a me la parola per conto dell’Associazione che rappresento, ed è del nostro manifesto che vi voglio parlare brevemente quello che forse avrete visto appeso in città. Si tratta di un manifesto il cui messaggio rivela la rabbia, il dolore e la frustrazione che ci anima.
L’immagine del boss Matteo Messina Denaro troneggia in una parte del nostro manifesto, è in piedi bello, aitante e sfolgorante sulle televisioni che parlano di lui, sui giornali che parlano di lui, quasi a dire guardate come è bello e forte e se ne fa un baffo di esser stato condannato all’ergastolo per la strage di Firenze di avere detto spavaldamente guardando gli Uffizi: questi salteranno.
Gli dedicano persino articoli in positivo sui i murales che compaiono ogni tanto per le vie di Castelvetrano e i quotidiani di grande tiratura ne parlano, cosa può voler di più il rampate figlioccio di “cosa nostra”, forse l’erede di Provenzano. Ma erede o no è pur sempre lo stragista di Firenze e se va uccel di bosco a spendere e spandere a spese nostre. Pare che negli ultimi tempi gli abbiano sequestrato supermercati per 300 milioni di euro, ma si deve trattare di un sequestro pro forma, visto che i risarcimenti alle vittime, che dovrebbero essere alimentati da questi sequestri di patrimoni, vanno a rilento.
La vittima appare invece imbavagliata nel nostro manifesto, nei quotidiani c’è scritto disinformazione, perché questo c’è disinformazione.
Dal punto di vista dei risarcimenti alle vittime della strage come dice il nostro manifesto il dolore non si paga a rate, a rate non si arrestano i mafiosi rei di strage, perché altrimenti siamo portati a pensare che certi mafiosi godano di coperture: sappiamo quanta fatica facciano le forze dell’ordine ad eseguire certi arresti.
Non possiamo non pensare che da qualche parte in qualche ufficio i mestieranti dell’arte del coprire siano all’opera e, consentitemi di dire, che non si può chiedere a chi già ha patito una strage e le sue conseguenze, di aspettare adducendo a scusa la cronica mancanza di soldi quando Matteo Messina Denaro fa la bella vita e balla sulla cassa dei nostri morti
Manca la volontà dall’alto, non i fondi o i carabinieri e i poliziotti in gamba per arrestare i mafiosi rei di strage, manca la volontà .
Manca quella volontà che invece si spreca per farci rimanere nell’ombra.
Domani sui giornali passerà poco o nulla, la mia è una provocazione che non verrà comunque raccolta, non scriveranno, e in molti diranno che in Piazza Signoria la gente c’è andata solo per sentire il Rigoletto, ma noi vogliamo invece sperare che siate qui per noi, perché avete capito, che i “cortigiani di vil razza dannata” è l’ora che spariscano per far si che il duca di Mantova sia arrestato.
Grazie
Giovanna Maggiani Chelli
27 Maggio 2009
Ore 10,30
Palazzo Vecchio
Abbiamo veramente molto apprezzato il libro scritto dal PNA Pietro Grasso e così abbiamo deciso di farne la presentazione nell’ambito della manifestazione per il 16° anniversario dalla strage di via dei Georgofili.
Abbiamo imparato a conoscere il Dott. Grasso, che sempre abbiamo sentito al nostro fianco, già durante i processi di Firenze per le stragi del 1993, e poi è divenuto con nostra grande gioia Procuratore Nazionale Antimafia. Il Procuratore Grasso si pone nel libro da lui curato tutte quelle domande che da sempre affollano la nostra mente, che non sono il frutto dell’ansia di giustizia, che comunque sarebbe ampiamente giustificata , ma bensì dell’analisi costante di tutta una legislazione che troppo spesso da 16 anni a questa parte ha finito con il favorire “cosa nostra”, favori che troppo spesso si identificano in quell’elenco di richieste che la mafia attraverso i suoi canali fece arrivare allo Stato.
Il nostro ruolo oggi, alla presentazione di questo libro, è quello di portare la voce degli studenti del liceo Gobetti di Firenze che non hanno potuto essere qui con noi questa mattina. Il liceo Gobetti ha partecipato ad un concorso indetto dalla provincia di Firenze, del quale noi siamo stati promotori, e lo ha vinto presentando un video e un testo frutto di un percorso fatto insieme a noi e dedicato alla conoscenza della strage di via dei Georgofili.
Ora vi leggerò il testo scritto dagli studenti che incarna, secondo noi un forte richiamo alla ricerca della verità sulla strage del 27 Maggio 1993.
ECCOLO:
Georgofili
Non si può. Non si deve dimenticare. L'uccisione di persone innocenti ci suscita sempre un istintivo e spontaneo moto di indignazione, un sentimento di rabbia per l'impotenza che ci troviamo a vivere in quei momenti; tuttavia questo non è assolutamente sufficiente, non deve esaurire la nostra capacità di riflettere e reagire, di cercare le motivazioni per contrapporre alla cieca violenza le caratteristiche essenziali del vivere civile. Quando è successa la strage di via dei Georgofili eravamo molto piccoli, poco più grandi della povera Caterina; negli anni successivi raramente abbiamo sentito parlare di ciò che era accaduto, della ferita terribile inferta alla città ma soprattutto a cinque vite ed ai loro cari. Proprio per questo abbiamo colto l'occasione per intraprendere un percorso di conoscenza che non è stata solamente emotiva, ma ci ha fatto capire quali sono gli elementi che possono consentirci di diventare cittadini, anzitutto la conoscenza della nostra storia ed il confronto con persone che, colpite da dolori indicibili, non hanno mai rinunciato a far sentire la propria voce e con il loro coraggio e la loro tenacia hanno rappresentato un esempio altissimo di civiltà. I diritti che siamo abituati a considerare scontati e quasi privi di importanza possono diventare niente se non riusciamo a mantenerli in vigore, i nostri sogni e le nostre aspirazioni hanno una consistenza impalpabile se noi tutti non abbiamo la volontà di creare una società dove tragedie come questa siano impossibili da pensare e realizzare, un attimo di violenza pianificata è capace di cancellare tutto ciò che una persona ha cercato di inseguire e conquistare. Una vita umana può non contare niente quando la logica da perseguire è solo quella del terrore e dell'illegalità; come ragazzi che cominciano il loro percorso nel mondo, sentiamo in maniera improrogabile la necessità di rendere patrimonio condiviso la coscienza di quanto accaduto qui a Firenze la notte fra il 26 ed il 27 maggio 1993 e nelle altre stragi ed episodi di terrorismo che hanno insanguinato questo Paese, perché i familiari delle vittime possano finalmente avere completa giustizia ed il sacrificio di tanti innocenti riesca a divenire un punto fermo della memoria ma soprattutto un monito per diffondere la cultura della legalità. Solo se davvero proveremo a ricordare Angelo, Dario, Nadia, Caterina, non soltanto ai fini di commemorazione ma rendendo sempre viva la loro parabola umana, avremo la possibilità di erigere un muro di resistenza nei confronti dell'insorgere di violenza, terrorismo, prevaricazione, esatto contrario dell'idealità di cui noi giovani ci sentiamo portatori; un'idealità che permetta di preservare la nostra personalità e le nostre differenze, che la violenza mafiosa vorrebbe spazzare via.
PS. Oltre il testo di cui sopra durante l’intervento ho dovuto alzare la protesta denunciando quasi un clima mafioso ma comunque di “assordante” silenzio, perché i giornali hanno scritto veramente poco sulle manifestazioni inerenti l’anniversario, le testate più importanti NULLA.
Lo si evince anche dai comunicati di agenzia del giorno 27 Maggio 2009.
Inoltre la giornalista di Repubblica mi ha rivolto una domanda ben precisa a proposito delle esternazioni di Giovanni Brusca di questi giorni.
La risposta sempre la stessa - Brusca Giovanni parli una buona volta – basta sassi nello stagno per nascondere un attimo dopo la mano.
Giovanna Maggiani Chelli
Noi Abbiamo sicuramente conosciuto e subito l’operato di“grumi eversivi” in questo Paese con la strage del 27 Maggio 1993 in via dei Georgofili,infatti per quegli atti terroristici i nostri figli sono morti o hanno avuto la vita rovinata , e ancora oggi combattono per avere giustizia, ma l’eversione non stava di certo all’interno della Magistratura.
I familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili esprimono quindi ancora una volta con forza la loro solidarietà alla Magistratura , ai Pubblici Ministeri ,che indagano sui mandanti esterni a “cosa nostra” per le stragi del 1993.
Cordiali saluti
Giovanna Maggiani Chelli
Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili