STUDI EPIDEMIOLOGICI E VALUTAZIONE DEL RISCHIO
Martino GRANDOLFO*
Introduzione
Gli studi epidemiologici costituiscono uno dei principali strumenti d’indagine per evidenziare eventuali effetti a lungo termine di un agente, in particolare dei campi elettromagnetici. A differenza degli studi di laboratorio, su cellule o su animali, questo tipo di ricerche consente infatti di osservare direttamente le risposte degli individui, in condizioni reali, senza i problemi e le incertezze che sorgono quando si trasferiscono i dati da una specie all’altra, o da un sistema semplificato (come una coltura cellulare) all’organismo intero.
La qualità di uno studio epidemiologico, e conseguentemente la sua capacità di identificare rischi laddove questi esistano, dipende però da numerosi elementi, fra cui la dimensione del campione statistico, la corretta selezione delle popolazioni in studio, l’identificazione di possibili fattori confondenti e le relative correzioni, la valutazione delle dosi o delle esposizioni.
In situazioni in cui differenti studi epidemiologici forniscono risultati contraddittori, per esempio quando le dimensioni dei singoli studi sono troppo piccole per permettere di fornire risultati stabili, al fine di valutare deboli fattori di rischio si presenta la necessità d’effettuare rassegne dell'evidenza disponibile che possono consistere in rassegne qualitative degli articoli pubblicati, o in rassegne quantitative dei dati pubblicati (dette anche meta-analisi), in cui si calcolano stime combinate dei rischi relativi determinati nei singoli studi, o infine in analisi pooled su dati aggregati, in cui le stime di rischio relativo vengono calcolate utilizzando direttamente i dati originali dei singoli studi (Blettner et al. 1999)...
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Conclusioni
In conclusione, è possibile indicare una coerente associazione tra esposizioni a campi magnetici alla frequenza di rete e rischio di leucemie infantili, ma l’esistenza di una relazione causa-effetto non è stata provata. Molto probabilmente con i numerosi studi ad oggi effettuati è stato raggiunto un livello d’incertezza che potremmo definire intrinseco. Come rimarcato da diversi autori, ulteriori informazioni potranno essere ottenute solo attraverso studi in grado di coinvolgere livelli d’esposizione molto elevati. Da questo punto di vista si è in attesa di conoscere i risultati di un vasto studio attualmente in corso di svolgimento in Giappone.
Per quanto riguarda i campi a radiofrequenza e microonde, non sembra sussistere alcuna indicazione coerente di associazioni a forme tumorali e, per questioni intrinseche alle modalità d’esposizione, è scarsa l’attesa in relazione ai risultati di possibile future indagini epidemiologiche residenziali. Date le modalità ed i livelli d’esposizione e la diffusione sempre più grande del loro utilizzo, approfondimenti devono sicuramente essere svolti in futuro nei riguardi dei telefoni cellulari.