Fumo? No Grazie!
DOPO INFARTI E TUMORI LA PAURA DELLA BPCO
MEDICI E SPECIALISTI SI CONFRONTANO SULLA MALATTIA LEGATA AL FUMO DI SIGARETTE, CHE OGGI RAPPRESENTA LA QUARTA CAUSA DI MORTE NEL MONDO
ASCOLI PICENO, 2006-05-19 – E’ la quarta causa di morte al mondo ma, a differenza di infarti, ictus e tumori, è praticamente sconosciuta ai più. Eppure la Bpco, la broncopneumopatia cronica ostruttiva, oltre a mietere tante vittime, ogni anno provoca qualcosa come 130.000 ricoveri. A causarla è il fumo di sigarette. Ma non solo.
Di questo crescente problema si discuterà durante il convegno di studi promosso, per le giornate di sabato 20 maggio e di sabato 17 giugno, dall’Unità operativa complessa di Pneumologia dell’ospedale Mazzoni di Ascoli Piceno, diretta dal dottor Riccardo Pela. Fra gli argomenti che verranno affrontati nel corso dell’evento, che ha come obiettivi quelli di rendere partecipi i medici di medicina generale delle finalità degli esami eseguiti in Pneumologia su pazienti affetti appunto da Bpco; vi sono la descrizione della malattia, l’epidemiologia, la visione diretta di esami spirometrici, l’analisi di casi emblematici, il trattamento delle riacutizzazioni.
Il responsabile scientifico del convegno, che sarà realizzato grazie al sostegno di Pfizer Italia, sarà il dottor Ernesto Giuffreda, dirigente dell’Unità operativa di Pneumologia del Mazzoni. Fra i docenti figurano anche i dottori Giovanni Allevi, Vittorio D’Emilio, Domenico Mignini e Gianluca Panella, specialisti in servizio presso la stessa struttura ascolana.
Attualmente la BPCO si pone al quarto posto, a livello mondiale, come causa di morte e al dodicesimo come causa di morbilità: le proiezioni per il 2020 la collocano addirittura al terzo posto come causa di morte ed al quinto come causa di morbilità. Nei Paesi industrializzati la BPCO coinvolge il 4-6% della popolazione adulta, con lievi differenze tra maschi e femmine, ed è più frequente con l’aumentare dell’età.
Rispetto alle neoplasie maligne, le malattie cerebrovascolari e le cardiopatie, che ancora la precedono, la BPCO è l’unica che dalla fine degli anni ’50 ad oggi ha avuto un tasso di mortalità che è andato costantemente aumentando. Il confronto con la mortalità per malattie cardiovascolari è imbarazzante perché è chiaro che sinora non si è fatto abbastanza per individuare nuove ed efficaci strategie terapeutiche per la BPCO.
“Attualmente la BPCO viene diagnostica solo quando è clinicamente manifesta – sottolinea il dottor Riccardo Pela, direttore dell’UO di Pneumologia del Mazzoni – Invece la precoce identificazione di fumatori a maggior rischio potrebbe diventare la pietra miliare per una nuova, aggressiva e mirata, campagna di cessazione del fumo e prevenzione della malattia. Per questo è importante la cooperazione fra ospedale e territorio, fra specialisti e medici di medicina generale”.
Una volta che la malattia si è instaurata è necessario evitarne la progressione, migliorarne i sintomi, prevenire e curare le riacutizzazioni e le complicanze. Infatti, un ulteriore problema, da non sottovalutare, è l’aggravio economico associato alla gestione del paziente riacutizzato, in particolare in presenza della necessità di ricorrere al ricovero ospedaliero.