“LA POLITICA SCARICA LE PROPRIE COLPE SUGLI ALTRI PER GIUSTIFICARE IL SI’ A UN PROGETTO CHE NON HA NULLA A CHE FARE COL TERRITORIO"
31/07/2008 12:21:41 - “Ancora una volta la politica scarica sugli altri l’incapacità di capire in anticipo le situazioni, cercando una scusa per avallare un progetto di riconversione che con il territorio non ha nulla a che spartire”. E’ la replica di Coldiretti Marche alle accuse lanciate dal sindaco di Jesi, Fabio Belcecchi, che nel corso del consiglio comunale di ieri ha addossato alle imprese agricole tutta la responsabilità della chiusura della Sadam. “E’ chiaro che per il primo cittadino di Jesi è molto più facile accusare gli agricoltori che andare contro un grande gruppo industriale – spiega Giannalberto Luzi, presidente di Coldiretti Marche -, ma la verità è che la richiesta della Sadam di garantire altri 5mila ettari di barbabietola, dopo che erano stati sottoscritti contratti per 10mila, era strumentale a giustificare la chiusura. E la politica, convinta dalle assicurazioni del ‘falegname’ come lo chiama Belcecchi, e sorda alle parole chi il legno lo produce, ha abboccato”. La colpa di Coldiretti Marche è stata soprattutto quella di aver capito la situazione in anticipo, denunciandola senza che la pubblica amministrazione facesse nulla per intervenire, se non a cose fatte, e ritrovandosi poi paradossalmente a essere accusata di aver favorito la scelta industriale di smantellare lo zuccherificio. “Quando poi il progetto di riconversione è stato presentato, abbiamo fatto notare come si trattasse di un piano puramente industriale che con il territorio non aveva nulla a che fare, che il 95% della materia prima sarebbe venuta dall’estero, addirittura realizzando un oleodotto in Vallesina – ricorda il direttore di Coldiretti Marche, Alberto Bertinelli -. Anche in quella occasione si è alzato un coro di critiche, salvo poi accorgersi, guarda un po’, che la situazione era esattamente come l’avevamo descritta. In un momento in cui c’è bisogno di più agricoltura e più cibo e l’Ue fa marcia indietro sulle agroenergie, si decide di imboccare una strada quantomeno discutibile. Anche perché il modello energetico corretto per lo sviluppo del territorio è quello delle piccole centrali, non certo dei megaimpianti”. Secondo Coldiretti Marche, se la pubblica amministrazione intende dare il proprio supporto a un progetto di carattere puramente industriale che, problema occupazionale a parte, non ha alcun legame con questa provincia e non va verso le esigenze del mercato, ebbene ha il potere di farlo. Solo, faccia attenzione affinché al territorio non vengano inferte ferite che vadano a danneggiarne il valore sia ambientale che economico, con effetti negativi sulla vita dei cittadini e sull’attività delle imprese agricole. Anche perché non sempre si potrà continuare a scaricare sugli altri le proprie mancanze.