Era dal 1959 che la città di Roma non ospitava una mostra dedicata al genio artistico di Amedeo Modigliani, da quando cioè Palma Bucarelli riuscì a portare presso la Galleria di arte moderna a Valle Giulia le sue opere. Ora a distanza di quasi mezzo secolo e grazie all’organizzazione di Rudy Chiappini, direttore del Museo di Arte Moderna di Lugano, la città eterna cercherà di riportare onore all’ultimo eroe romantico. Sarà un complesso percorso in cui verranno proposte i maggiori lavori di Modì, seguendo si un ordine puramente cronologico ma andando a coprire anche quelli che furono temi a lui cari e motivi di ispirazione e che scandirono la sua crescita artistica ed umana. L’attenzione sarà tutta centrata sull’attività che l’artista svolse a Parigi dal 1906 al 1920, anno della sua morte, in quel ècole di Paris attorno alla quale gravitavano personalità accomunate più da esperienze di vita che da una consonanza poetica. A partire dalla scultura, sua prima aspirazione, fino alla pittura: come non ricordare la sublime visione che viene dai numerosi ritratti femminili come quello dedicato a Beatrice Hastings (1915) piuttosto che a Jean Coctean (1916) o a Baranowskij (1918); e ancora quella straordinaria sensazione di equilibrio che ci viene dal ritratto di Lukia Czechowska (1918). Ciò che conta per Modigliani non è tanto l’indagine psicologica né tanto meno l’attenzione a particolari quali lo sfondo o il vestiario ma solo la necessità di trasmettere la complessità dell’Uomo: cosa che risulta evidente ne Il nudo sdraiato a braccia aperte (1917) o la Cariatide rosa (1914). Particolare attenzione poi verrà dedicata alla serie di nudi composti tra il 1916 e il 1917, nonché ai disegni preparatori relativi alle opere scultoree composte tra il 1910 e il 1913. Lo scopo ovvio sarà quello di rispolverare la carriera artistica del livornese bello e dannato troppo spesso sottovalutata o quantomeno resa cupa dall’ombra della sua sfrenata condotta di vita che ha finito per l’affascinare più della sua stessa opera. Quei nudi che nella sua prima mostra personale, a Parigi il 3 dicembre 1917, suscitarono scandalo e costrinsero la polizia a chiuderla a poche ore dall’apertura, ora invece sono oggetto di culto e di ispirazione. Un processo di rivalutazione che passa anche per vie traverse ma convergenti. Il cantautore italiano Vinicio Capossela, ad esempio, gli ha dedicato il suo secondo album “Modì” che contiene anche una canzone omonima. Ed ancora il ritratto proposto dal regista scozzese Mick Davis con un film uscito nelle sale nel 2004 dal titolo “I colori dell’anima”. Cosicchè oggi il Modigliani può essere considerato a tutti gli effetti uno tra i più grandi artisti del XX secolo le cui opere sono sparse tra i più importanti musei pubblici europei, grazie al cui contributo è stata possibile mettere in piedi tale mostra. Si può finire ricordando e riportando ciò che spesso diceva chi posava per lui, ovvero che farsi ritrarre da Modì è come farsi spogliare l’anima. info@aptroma.com
Simone Grasso
Cultura e spettacolo – domenica 20 febbraio, ore 20.50