CINGHIALI, UN PROBLEMA DA QUATTRO MILIONI DI EURO L’ANNO
COLDIRETTI ANCONA E PROVINCIA FIRMANO DOMANI UN PATTO
PER FERMARE INCIDENTI STRADALI E DANNI ALLE IMPRESE
Un piano per eliminare il problema dei cinghiali, che costa alle pubbliche casse quattro milioni di euro all’anno. Lo firmeranno domattina (martedì 24 giugno) Coldiretti Ancona e Provincia di Ancona, nel corso di un’iniziativa in programma alle ore 9.30 al Ciof, il Centro per l'impiego, l'Orientamento e la Formazione della Provincia, in Via Ruggeri 3, zona Baraccola di Ancona.
Il documento consiste in un protocollo d’intesa che verrà sottoscritto dal presidente di Coldiretti Ancona, Maurizio Monnati, e della presidente della Provincia di Ancona, Patrizia Casagrande, contenente una serie di misure urgenti per frenare quella che è ormai una vera e propria emergenza.
“La sicurezza sulle strade è compromessa dagli animali selvatici che si spingono ormai fino alla costa mentre l’attività delle imprese agricole viene quotidianamente distrutta dalle incursioni notturne dei cinghiali – spiega la Coldiretti Ancona -. Una situazione inaccettabile, poiché non è possibile che in un periodo di emergenza cibo le nostre aziende si ritrovino con i raccolti devastati”. Il protocollo d’intesa punterà anche a mettere in trasparenza la carne di cinghiale che si ricava dalle battute, anche al fine di fare ai cittadini le giuste garanzie dal punto di vista igienico-sanitario.
“L’emergenza selvatici è un problema che interessa tutta la società anconetana, poiché ormai può capitare anche ai cittadini della costa di imbattersi in cinghiali o altri animali che sempre più frequentemente attraversano le strade, con grave rischio per gli automobilisti, come dimostra l’impressionante mole di incidenti – sottolinea il direttore di Coldiretti Ancona, Alberto Bertinelli -. Le imprese agricole sono ormai esasperate, poiché è pressoché impossibile prevenire le devastazioni, mentre i risarcimenti non coprono neppure la metà del danno. E non dimentichiamo che la proliferazione indiscriminata di queste specie, tra l’altro non autoctone, mette a rischio l’intero ecosistema, con il diffondersi di fenomeni di dissesto idrogeologico”.