Calypsos: il nuovo album di Francesco De Gregori
Riceviamo e pubblichiamo la recensione del nuovo disco di Francesco De Gregori scritta da un nostro lettore, Davide Mannis:
A meno di un anno dall’ enorme successo di “Pezzi”, Francesco De Gregori presenta un nuovo lavoro, Calypsos, ovvero 9 canzoni inedite, che rappresentano, come conferma lo stesso cantautore, l’altra faccia di “Pezzi”: un progetto che aveva già in mente mentre registrava quest’ultimo. A differenza del graffiante album precedente, il nuovo cd di Francesco parla d’amore, e per la prima volta, da un suo lavoro si alza maestoso il grido “ti amo!”, spogliandosi quindi di un pudore che forse in lavori recenti era già meno palese, ma di certo ora raggiunge vette più elevate; se a ciò si aggiunge l’umana paura che ci travolge quando ci apprestiamo a pronunciare tale formula allora non si può far altro che aggiungere onore al merito. Dopo averci sorpreso con “Cardiologia”, “La casa” è un altro pezzo dove il cantautore mette a nudo la sua anima: “e ci metto la scommessa che ti voglio amare sempre”, vuol dire che in amore ci vuole pazienza, che bisogna desiderare amare e, soprattutto, ci vuole volontà d’amare. E questa venatura sentimentalistica la si comprende fin dall’inizio, fin dal titolo dell’album che riprende l’immagine della ninfa omerica e dell’ amore tra questa e l’eroe Ulisse. Nella copertina del cd il titolo appare nel mezzo di uno sfondo bianco per dare proprio il senso dello scarno, dell’essenziale proprio per rispecchiare il contenuto del disco, asciutto di suoni ma supportato da grande amore nell’interpretazione da parte di Francesco da nascondere il minimo e indispensabile della parte musicale. Una sola canzone è ispirata al titolo e cioè “L’Angelo”, scritta per ultima, anche perché, come egli stesso afferma, otto canzoni sarebbero state poche. Forse questo disco va un po’ controcorrente rispetto al momento musicale che il nostro paese sta attraversando, forse doveva ancora rimanere il momento di “pezzi”; ma per essere artisti bisogna andare controcorrente o, per meglio dire, l’artista non deve accorgersi di una corrente. Quasi a metà del disco ecco una canzone che spiazza l’ascoltatore, “Mayday”, energica, forte e che quindi meglio si sarebbe apprestata ad essere inserita nel lavoro precedente; e poi “Per le strade di Roma” dove il cantautore parla del rapporto con la sua città, un’ urbe che guarda al futuro che fa paura, che spesso si nasconde, non si fa trovare. Compare anche un strofa emblematica dei tempi nostri, che Francesco prende in prestito dalle parole udite per caso da un adolescente : “i ragazzi che escono dalla scuola sognano di fare il politico o l’attore”, e si è sentito in dovere di riportarla per gli innumerevoli effetti che può provocare, nonché per la grande aderenza al vero, al vissuto. Il cd termina con “tre stelle”, con ovvio riferimento agli ambiente degli hotels, perché gli amori passano anche da questi luoghi. Una canzone proprio da fumetto: De Gregori qui ha immaginato, infatti, un amore quasi adolescenziale, disneiano, ancora puro e limpido. Anche perché il vissuto reale è povero di contenuti rispetto a quello che si sogna e a quello che si immagina! E questa è la capacità di Francesco De Gregori, di mettere a nudo i suoi sentimenti e trasformarli in canzoni.
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