E' possibile esportare il sistema democratico nei paesi islamici?
Islam e democrazia, raccontati da un mussulmano
Quante volte ci siamo chiesti se sia possibile esportare il modello democratico nei paesi islamici? Il tema è sicuramente di grande attualità e di opinioni se ne sono sentite molte: da chi sostiene che si tratti di due fenomeni in contraddizione tra loro fino a chi crede che, nei paesi medio-orientali, la democrazia sia sempre esistita passando attraverso chi li vede come due fenomeni non radicalmente opposti bensì tra loro conciliabili. Opinioni. Ma se si dovesse affrontare la questione in termini scientifici, come si risponderebbe alla domanda "che relazione esiste tra Islam e democrazia?" A parlarne è stato il prof. Zahyd, docente universitario all’università di Amman in Giordania, in un seminario organizzato lunedì 20 novembre 2006 dall’Università degli Studi di Firenze. Anzitutto, per affrontare scientificamente il problema -sostiene il professore- bisogna muovere da tre domande: • che cos’è l’Islam? • che cos’è la democrazia? • qual è la funzione ed il ruolo che deve avere lo Stato in un sistema politico? In base alla risposta data a tali domande certamente muta il rapporto tra democrazia ed Islam. I presupposti per una buona riflessione indubbiamente non mancano. Tuttavia, se la cultura occidentale è spesso tacciata di eccessivo relativismo e secolarizzazione, non possiamo non sostenere -stando alle parole del docente- che non lo sia anche la cultura araba. Oltre a non aver preso una posizione su nessuna delle domande proposte, la riflessione è giunta ad una non-conclusione. Partendo dal duplice presupposto che (1) la volontà di esportazione del modello democratico si base su di un implicito assunto che si tratti di un buon modello e (2) dal fatto che ogni cultura ha dei propri valori e principi cardine di riferimento che variano da popolazione a popolazione, il problema si sposta non tanto sul se la democrazia sia un modello esportabile, quanto quale sia il modello più adatto per tutelare quei principi e quei valori radicati nella singola cultura. Se il valore cardine del mondo occidentale è il concetto di Libertà, il principio cardine del mondo arabo è la Giustizia. Da ciò ne consegue che il veicolo occidentale attraverso il quale attuare la Libertà sia il modello democratico mentre il mondo medio orientale attua la Giustizia con le proprie forme di governo. La tesi, sebbene possa esercitare un determinato fascino per la sua apparente tolleranza, certamente consente di svolgere alcune riflessioni. Emerge in primo luogo come non sia stato proposto un sistema alternativo a quello occidentale. Credo sia troppo facile criticare il modello democratico senza proporne uno di sostitutivo idoneo a tutelare la Giustizia. Se l’unica alternativa sono i regimi autoritari che governano da anni gli stati medio-orientali e che si caratterizzano per uno scarso rispetto dei diritti umani è naturale chiedersi a quale idea di Giustizia ci si riferisca: a quella dei potenti o a quella del popolo? Credo che non ci si possa nascondere dietro l’affermazione che l’eccessiva compenetrazione che sussiste tra politica e religione islamica porti necessariamente a queste forme di governo. Naturalmente non si può dire in astratto cosa sia la Giustizia, fin troppi filosofi si sono cimentati in questo problema; tuttavia, nella religione mussulmana esiste una fonte dalla quale poter ricavare cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. E se questa fonte è il Corano sembra un’estremizzazione sostenere che lo stesso Corano, un testo sacro, imponga tale modello autoritario irrispettoso delle esigenze della comunità. Certamente il testo deve essere interpretato ma non può essere strumentalizzato per sostenere, attraverso modelli autoritari, le ambizioni di chi è al governo. E ritorniamo così alla domanda iniziale: quale alternativa è proposta al sistema democratico? In secondo luogo risalta un’eccessiva chiusura -stando a quanto emerso dall’analisi del professore- del mondo islamico nei confronti del modello occidentale. Da una parte attraverso le critiche mosse al sistema democratico, le quali sono condivise data la naturale imperfezione fisiologica tipica di ogni costruzione razionale e viste anche le degenerazioni patologiche che esso ha subito. Dall’altra attraverso l’eloquente silenzio mostrato dal docente in merito alla vita ed alle istituzioni dei paesi arabi. E’ pienamente suffragata l’opinione che ogni sistema politico deve tutelare i valori della popolazione e che è, quindi, la stessa popolazione con le sue esigenze che legittima il sistema. Ma questo non è proprio un principio cardine della democrazia? E se anche così non fosse, non potrebbero esserci degli elementi positivi nel sistema democratico ai quali poter attingere? Non sostengo certamente la politica americana di esportazione violenta del sistema democratico in quanto sradicherebbe il principio di legittimazione popolare. Piuttosto non trovo corretto bollare come invenzione quasi diabolica qualunque cosa venga dal mondo occidentale. Come noi siamo debitori della loro scienza ed, indubbiamente, abbiamo molto da imparare da queste popolazioni; così credo che un’esportazione pacifica della cultura occidentale, senza stravolgere del tutto i principi ed i valori di chi è diverso da noi, possa solo arricchire chi ne è destinatario senza distruggere e sradicare il suo vissuto storico. Concludendo, in questi tempi si fa un gran parlare di cultura multi etnica come forma di crescita sia personale sia sociale. Ma quanto ci crediamo fino in fondo? Se noi stessi siamo i primi ad esportare ed imporre i nostri modelli in forma violenta, non possiamo pretendere che questi siano accettati da chi confina con noi dal momento che il veicolo violento prevale sul contenuto. Allo stesso tempo, se anche noi stessi rifiutiamo la cultura di chi è diverso da noi, non possiamo pretendere che la nostra venga accettata. Se vogliamo intraprendere un cammino multi-etnico e multi-culturale prima di tutto bisognerebbe che tutti cambiassimo il nostro atteggiamento verso i nostri vicini. Solo così si potrà giungere a qualche risultato, senza più parlare di scontro tra civiltà ma di con-fronto e trasformando il confinante non più in un estraneo ma in un vicino.