Homepage >> Recensioni
"Born In The U.K." (EMI, 2006) |
Badly Drawn Boy “Born In The U.K.”
Etichetta: EMI Brani: (Swimming Pool) Born In The U.K. / Degrees Of Separation / Welcome To The Overground / A Journey From A To B / Nothing’s Gonna Change Your Mind / Promises / The Way Things Used To Be / Without A Kiss / The Long Way Round (Swimming Pool) / Walk You Home Tonight / The Time Of Times / One Last Dance Produttore: Nick Franglen
Mi può piacere oppure no, posso trovarlo geniale o ripetitivo, posso consigliarlo agli amici o diffamarlo, qualunque cosa pensi o faccia di Damon Cough in arte BDB – e ho fatto e pensato tutte le cose suddette – da oggi in poi mi sarà più caro per i versi con cui chiude il suo nuovo album, perché esprimono appieno il mio pensiero. Damon si rivolge alla donna che vuole rendere felice e, tra una promessa e l’altra, gli dice pressappoco così: vivremo dei bellissimi momenti insieme e quando non avremo nulla da fare passeremo il tempo ascoltando Thunder Road. E’ un sincero atto d’amore verso il suo idolo Springsteen, il cui nome figura anche nella dedica del disco («per avermi aiutato a capire cosa fare della mia vita»): al contrario di molti suoi coetanei, Damon non ha mai appeso in camera i poster di Joe Strummer o Paul Weller ma, come Nick Hornby, è andato a scegliersi per eroe un rocker d’oltreoceano e ora ha deciso di omaggiarlo esplicitamente. Non aspettatevi una svolta americana però, la parentela con Springsteen finisce qui. D’altra parte il pezzo che dà il titolo all’album parla chiaro: «then you see the Union Jack/and it means nothing/but somehow you know/that you will find your own way/it’s a small reminder every day/that I was born in the UK».
Davvero eccezionale la title-track: 2 minuti e 35 secondi irresistibili tra i Pulp e gli Smiths, anche se la voce di Damon è distante sia dal fascinoso baritono di Morrissey sia dai sospiri decadenti di Jarvis Cocker. Forse sta proprio nella vocalità monocorde il più grande limite di BDB. Fra i punti a sfavore vanno inseriti anche i testi non sempre ispirati (i versi «if you could be my queen/I’ll be your king» avremmo evitato volentieri di ascoltarli), ma questa non è una novità: Damon non è mai stato un grande paroliere, capace di suscitare emozioni invece sì. Ecco allora che ci si lascia commuovere dall’Sos di Degrees Of Separation («leave the lights on/if you’re the last one alive») o dal sontuoso singolo Nothing’s Gonna Change Your Mind, così romantico, policromo e scintillante che piacerebbe molto a Elton John ma anche a Elvis Costello. Non si può rimanere indifferenti nemmeno al calore che riescono a trasmettere una ballata per solo piano come Without A Kiss o la successiva The Long Way Round, quest’ultima con un testo sì felice («sit and wait for the day/where your life might change/and that day never comes/this is rule number one/all the changes must come from you/here’s the second rule») e con un arrangiamento deliziosamente arricchito dai fiati di Bob Marsh. Altrove può prevalere la sensazione di già sentito o di eccesso di melodramma, ma queste, si sa, sono questioni di gusto.
Non ci sono pezzi brutti in “Born In The U.K.”, tuttavia dubito che guadagnerà una definizione più lusinghiera di disco migliore dai tempi di “The Hour Of Bewilderbeast”, perché Damon sta ancora scontando la violenza con cui ha fatto innamorare gli inglesi del suo esordio. Di sicuro “Born In The U.K.” verrà ricordato per diverse ragioni: è il primo album di BDB per una major; è la festa del gusto pop del suo autore, che rende ogni pezzo avvolgente e easy con pochi tocchi di colore, con melodie pulite, dondolanti e, a volte, un tantino vintage; è la conferma dell’abbandono dell’eclettismo degli inizi a favore di una maggiore linearità di scrittura e di una maggiore compattezza degli arrangiamenti. Oso pronosticare che Springsteen ringrazierà per l’omaggio ma apprezzerà il disco fino ad un certo punto, Nick Hornby invece potrebbe inserire almeno tre o quattro di questi pezzi nel seguito di “31 Canzoni” (sul quale BDB era presente con A Minor Incident).
|
Pierluigi Lucadei
|
Recensioni |
Articolo letto 579 volte. |
il 28 Nov 2006 alle 12:45 |
|
|
|
|
|
|