COLDIRETTI MACERATA: “INQUINAMENTO DEL CHIENTI, ASSURDO CHE L’ACQUA SI POSSA BERE MA NON USARE PER INNAFFIARE. OCCORRE TUTELARE SIA L’AMBIENTE CHE LE IMPRESE”
“L’ambiente e l’attività di impresa vanno tutelati entrambi, usando la mano pesante contro chi inquina ma anche la ragionevolezza. Siamo d’accordo con l’assessore comunale di Civitanova, Marzetti, quando afferma che non ha senso che l’acqua dei pozzi della base valle del Chienti si può bere ma non può essere usata per irrigare. Chiediamo dunque che il limite per l’uso della risorsa idrica per innaffiare le colture sia equiparato almeno a quello per la potabilità”. Lo afferma Coldiretti Macerata, intervenendo sulla polemica nata in seguito all’ipotesi avanzata dal Comune di Civitanova Marche di permettere l’utilizzo dell’acqua dei pozzi per l’irrigazione quando questa non presenta palesemente rischi per la salute. “Non solo le imprese agricole hanno dovuto pagare sino ad oggi i costi per l’inquinamento causati da altri, ma ora si vedono aggiungere la beffa al danno – attacca il direttore di Coldiretti Macerata, Gabriel Battistelli -. Stiamo uscendo da un periodo in cui le colture hanno sofferto per la siccità ed è paradossale che le aziende alla basse valle del Chienti non abbiano potuto utilizzare, e non possono tuttora, l’acqua dei pozzi, con grave danno per la propria attività”. E’ assurdo, per Coldiretti Macerata, che l’acqua per irrigare debba rispettare il limite di 1,1 microgrammi di organoalogenati per litro, mentre quella che si beve può contenerne fino a 10 microgrammi, dieci volte tanto. “Da anni Coldiretti ha puntato il suo progetto su un modello di impresa agricola che ha nella sicurezza alimentare e ambientale una delle sue priorità assieme all’orientamento al mercato – conclude Battistelli -. E’ per questo che invitiamo le istituzioni continuare sulla strada intrapresa affinché, nel pieno rispetto della salute dei cittadini e della salubrità delle colture, risolvano un problema che per troppi anni ha visto il settore produttivo agricolo costantemente penalizzato per colpe certamente non sue”.