Attacchi di panico? No grazie!
È stata definita la malattia del secolo, ha già colpito oltre 2 milioni di italiani e si manifesta per la prima volta tra i 25 ed i 40 anni, stiamo parlando del disturbo da attacchi di panico (DAP). Chi lo ha vissuto sa che è una esperienza terribile, di solito improvvisa, che ti lascia senza fiato. Alcuni dei sintomi che caratterizzano un attacco di panico sono: tachicardia, sudorazione improvvisa, tremore, sensazione di soffocamento, dolore al petto, senso di svenimento, nausea, paura di morire o di impazzire, brividi o vampate di calore, vertigini e paura di perdere il controllo. Sono sensazioni spaventose che durano dai 2 agli 8 minuti e rappresentano una delle condizioni più stressanti di cui una persona possa avere esperienza nella vita. Le donne risultano più colpite degli uomini in un rapporto di circa 3 a 1 e in ogni caso, si tratta di persone predisposte a livello organico o che tendono a prendersi troppe responsabilità. Gli attacchi di panico appaiono soprattutto durante l’adolescenza o la prima età adulta e anche se le cause esatte del disturbo restano ignote, sembra esserci un nesso con le più importanti fasi di transizione della vita che portano inevitabilmente una certa quantità di stress e ansia: gli esami scolastici e universitari, il matrimonio, il primo figlio, cambiare lavoro o posizione lavorativa ecc. Ciò che più spaventa è che a differenza degli altri disturbi legati all’ansia, l’attacco di panico si manifesta all’improvviso, in un contesto familiare e innocuo, al ristorante, in ascensore o in casa, senza che ci sia una motivazione. Nella maggior parte dei casi, la vittima assalita da una paura incontrollabile e ingiustificata corre al pronto soccorso. Si tratta di un rituale che si ripeterà più di una volta, fino a quando si riuscirà a capire di non avere nulla di grave ma “semplicemente” uno dei soliti “attacchi di panico”. Attacco che non va né sottovalutato né ingigantito perchè pur essendo invalidante può e deve essere curato, sia con terapie farmacologiche che psicoterapeutiche. Il rischio maggiore di chi soffre di DAP è quello di essere risucchiati da un vortice di fobie per cui per paura di un altro attacco di panico si evitano situazioni a rischio. Non si riuscirà più a guidare, si avrà paura degli spazi aperti (agorafobia), si eviteranno i luoghi affollati, si avrà difficoltà a rimanere in luoghi dove non si può fuggire, si sentirà la necessità di essere accompagnati in ogni luogo, in pratica si diventerà schiavi degli attacchi e dipendenti dagli altri. Un aspetto da non sottovalutare è che spesso chi viene colto dal panico non è solo chi ne soffre ma anche chi gli sta vicino e non sa come comportarsi in quei 10 minuti di terrore. Ecco alcuni consigli: prima di tutto bisogna tenere a mente che la crisi dura qualche minuto e poi si autolimita da sola, senza mettere a rischio la vita della persona, basta aspettare evitando frasi del tipo: “stai calmo”, “non ti succede niente”, “non agitarti” e regalando sicurezza a chi sta male rendendosi disponibili al contatto fisico, magari un abbraccio. La conclusione più bella è la consapevolezza che gli attacchi di panico si curano con una percentuale di riuscita che può arrivare al 90- 95%. Per cui niente panico!
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