La Fura dels Baus a Bologna con il nuovo spettacolo
Da mercoledì 15 a giovedì 16 Marzo, ore 21, al teatro delle Celebrazioni LA FURA DELS BAUS
METAMORFOSIS
tour italiano 2006 25 spettacoli nelle principali città UNICHE DATE IN REGIONE Torna in Italia l'originale ed innovativa compagnia catalana LA FURA DELS BAUS con il nuovo spettacolo METAMORFOSIS, un libero adattamento de “La Metamorfosi” di Franz Kafka. La tournée toccherà le principali città italiane tra cui Bologna, dove andrà in scena al teatro delle Celebrazioni dal 15 al 16 Marzo. Impegnata in un continuo processo evolutivo, LA FURA DELS BAUS ha sorpreso costantemente pubblico e critica fin dalla sua creazione nel 1979, proponendo spettacoli inimitabili, caratterizzati dall'utilizzo di molteplici risorse tecniche, come la musica, il movimento, l’utilizzazione di materiali naturali e industriali, l’applicazione di nuove tecnologie. Considerata una compagnia teatrale di culto, in 27 anni di attività ha realizzato in tutto il mondo oltre 2500 performances, seguite da più di 3 milioni di persone. Tra le performances più recenti ricordiamo NAUMON, con cui hanno aperto nel 2003 l’anno di Genova Capitale Europea della Cultura, un mega spettacolo per cui 150 persone hanno dato vita su una nave lunga 60 metri a coreografie volanti, musiche, giochi di luci, fuochi d’artificio, esibizioni acrobatiche e video proiezioni. Ricordiamo inoltre la trasgressiva “XXX”, una versione de “La filosofia del boudoir“ del marchese de Sade, che è stata una delle rappresentazioni di maggior successo della compagnia, in tour dal 2002 al 2004 per oltre due anni, con 299 spettacoli e 200.000 spettatori. LA FURA DELS BAUS presenta in Italia l’ultima produzione METAMORFOSIS, la versione “furera” de La Metamorfosi di Franz Kafka, rappresentata per la prima volta in Giappone nel settembre 2005. Prezzi: Intero 35 euro, ridotto 32, speciale 29, universitari 26. Prevendite: Teatro delle Celebrazioni, via Saragozza 234 – Bologna - dal lunedì al sabato ore 15-19. Prevendite abituali e sportelli Carisbo. Info: 051/6153370-74 - www.teatrocelebrazioni.it
TOUR 2006 LE DATE E I TEATRI 7 - 8 Febbraio Como – Teatro Sociale – ore 21.00 11 - 12 Febbraio Senigallia - Teatro La Fenice ore 21.00 14 – 15 – 16 Febbraio Firenze - Saschall ore 21.00 20 - 21 Febbraio Bolzano – Nuovo Teatro Comunale ore 21.00 24 - 25 - 26 Febbraio Torino - Teatro Colosseo ore 21.00 1 – 2 – 3 – 4 – 5 Marzo Milano - Teatro Smeraldo ore 21.00 8 – 9 – 10 – 11 Marzo Roma - Auditorium della Conciliazione ore 21.00 15 – 16 Marzo Bologna - Teatro delle Celebrazioni ore 21.00 18 - 19 Marzo Genova - Teatro Politeama Genovese ore 21.00METAMORFOSIS LA FURA DELS BAUS/JAVIER DAULTE
IL RACCONTO DI KAFKA
Nel racconto, un commerciante di tessuti si sveglia una mattina trasformato in un insetto e, invece di chiedersi il perché della sua trasformazione, accetta questa sua condizione come un altro capitolo della sua buia esistenza. Gregor Samsa, questo è il nome del personaggio, ogni giorno osserva la sua famiglia dall’altra parte del muro.
Anche se Samsa riflette sulla povertà della sua esistenza, il tema principale del romanzo è la vita quotidiana di una famiglia che ha visto uno dei suoi figli diventare un mostro. Kafka è interessato alla famiglia e alle relazioni ad essa collegate, egli le analizza attraverso l’alternarsi di episodi di vita domestica e dei pensieri di questo enorme insetto, in un gioco di opposti tra sogno e realtà, tra esistenza e condanna.
La famiglia Samsa appartiene a questo strato “universale” della piccola borghesia, bloccata dalle convenzioni e dall’inevitabilità delle cose, e Gregor (come intuiamo da lettori) è l’archetipo di quelle misere esistenze. Tutta la famiglia pone su Gregor i doveri per la sussistenza ma, quando il motore si trasforma in un insetto, i membri recuperano la loro fede nel futuro, che viene simbolizzato dal personaggio di Greta, la sorella minore di Samsa.
“La metamorfosi” parte da un fatto conclusivo ed irreversibile per analizzare la situazione: coloro che mettono da parte le loro speranze e desideri finiscono per rimanere intrappolati in una vita “comune”, fatta di lavoro e routine.
Samsa è lo sfortunato per eccellenza e, dalla sua nuova condizione di insetto, sembra volerci insegnare a cosa la vita può portare, se non si è in grado di lottare per le cose che arricchiscono la vita.
Alla fine Samsa (colpito con forza) morirà come fanno i “buoni” scarafaggi; per lasciare spazio ai desideri dei suoi famigliari e di sua sorella. Per loro, inizia una nuova vita, brillante, piena di speranze e buoni sentimenti. UN GREGOR DEL XXI SECOLO La Metamorfosi di Franz Kafka costituisce per LA FURA DELS BAUS e JAVIER DAULTE un punto di partenza perfetto per esplorare le ansie dell’uomo cittadino del ventunesimo secolo. La metamorfosi, la trasformazione e il cambiamento sono il motore di questa drammaturgia: la metamorfosi dell’uomo contemporaneo che affronta un mondo privo di sbocchi collettivi, di vie di fuga per la massa. Tale Metamorfosi tratta del tentativo di differenziarsi, un tentativo fallito nella misura in cui la differenziazione dell’individuo rispetto al gruppo non avviene attraverso un processo creativo e liberatorio, bensì mediante la mutilazione della propria individualità. Gregor, il protagonista di METAMORFOSIS, può essere chiunque di noi, nella misura in cui tutti, a un certo punto della nostra vita, ci sentiamo diversi in virtù delle nostre percezioni e di ciò che l’ambiente circostante ci fa sentire. Oggi sono molti, forse troppi coloro pronti a sacrificare le proprie potenzialità e abbandonarsi al conformismo che risponde unicamente agli stimoli del consumo. Kafka non ha spiegato i motivi di questa trasformazione. La proposta di LA FURA DELS BAUS e JAVIER DAULTE aderisce a questo aspetto dell’opera, ovvero ritiene che non siano necessari grandi motivi affinché si verifichi tale metamorfosi, poiché è parte integrante della società moderna. La possibilità di un’esclusione endogena o esogena è compresa nella struttura di tutte le società di tutte le epoche. In questa drammaturgia non si cercano né si presentano colpevoli. Non si pretende di dare risposte, ma di suscitare domande. L’opera si riferisce, in definitiva, alla condizione degli individui e tale condizione sembra essere la paura. Gregor Samsa vive nell’orrore, sottomesso alla paura, omologato e legato alle convenzioni. Non è forse la paura che ha sottomesso gli uomini di ogni tempo? Viviamo in un’epoca in cui tutto tende a essere regolato da modelli orientati al benessere e al consumismo. Quando qualcuno pretende di differenziarsi diventa un “animale strano”. La malattia del XXI secolo è quella della mente: disturbi bipolari, schizofrenia, ansia, depressione, panico o l’inquietante hikikomori che sembra stia dilagando in tutto il mondo occidentale. L’era delle nuove tecnologie (televisione, Internet, videogiochi) contribuisce alla disumanizzazione. Vengono imposti grandi sacrifici affettivi. Le persone hanno difficoltà a coltivare e a mantenere rapporti familiari, amicali e amorosi. Le richieste che gravano sull’individuo provocano uno stress che tende a disumanizzare il soggetto. E’ come se l’opzione offertaci dal mondo moderno racchiudesse una sentenza paradossale e sinistra: Per cessare di essere uno del branco bisogna diventare animali. Il branco umano, come tale, è obbediente e non è in grado di creare nuovi modi di pensare. Questo Gregor Samsa è il protagonista di una fuga verso dentro, una fuga volontaria. Decide di recludersi per non aver contatti con l’ambiente. Noi non pensiamo di essere migliori di lui. Chi di noi non ha mai pensato di rinunciare a tutto, sfuggire le responsabilità, rinchiudersi nella sua corazza, ritirarsi dalla realtà che gli tocca vivere?
ADATTAMENTO DEI TESTI E DIALOGHI
Come in “FAUST 3.0.”, la visione della Fura del “Faust” di Goethe, ed in “XXX”, una versione della Filosofía del Boudoir del Marchese de Sade, anche nel caso di METAMORFOSIS la compagnia ha dato vita ad un adattamento libero, pur mantenendo i tratti fondamentali della storia originale.
Nella trasposizione teatrale vengono usate parti del testo originale di Kafka, nella traduzione fatta da Jorge Luis Borges, alle quali è stata aggiunta una serie di nuovi testi scritti in collaborazione con il drammaturgo JAVIER DAULTE, che ha permesso di rendere teatrale un testo che nasce originariamente come puramente narrativo.
Il testo viene utilizzato dai diversi personaggi per dialogare tra di loro, per i monologhi, o per esprimere parti dei loro pensieri, o la loro voce interna. Ci saranno anche dialoghi, assolutamente comprensibili al pubblico, ma apparentemente incomprensibili ai diversi personaggi. Questo stratagemma verrà utilizzato per sottolineare la solitudine di Gregor Samsa, isolato fino al punto che la sua voce non apparterrà più allo stesso registro delle altre voci.
Aggiungendo degli effetti alla voce di Samsa (che la distorceranno) verrà rinforzata questa percezione, in modo da sottolinearne la differenza. Come in lavori precedenti della compagnia alcuni dei testi verranno proiettati sull’area dove si terrà la performance.
Le parti verranno scelte in base alla loro importanza all’interno dell’opera: ci sono testi che definiscono con precisione i personaggi principali e il messaggio de “La Metamorfosi”, altri che fungono da titoli. SCENOGRAFIA PROTAGONISTA E IN CONTINUA TRASFORMAZIONE La scenografia è costituita da un grande cubo trasparente (4 x 4 m), uno schermo (approssimativamente 10 x 6 m) ed un tavolo. Questi tre elementi sono soggetti ad una trasformazione continua. Anche lo spazio è legato al concetto di metamorfosi, è un protagonista ulteriore dell’opera, uno spazio che vive di vita propria ed è, per tanto, in termini drammaturgici, moltiplicatore di senso. Il cubo trasparente ha un grande significato. È una metafora dello stato del protagonista. Da un lato, costituisce uno spazio chiuso, claustrofobico, in cui abita Gregor, il suo mondo interiore e il suo spazio vitale. Dall’altro, rappresenta una protezione dall’esterno, la corazza dell’insetto (duro fuori e debole dentro). È una teca, il contenitore trasparente dove vive un insetto osservato al microscopio. Il cubo, integrato nella scena, permette un gioco simbolico tra quello che accade all’interno e quello che accade all’esterno dello stesso: la realtà e il sogno, la vita e i pensieri… Nello stesso tempo, arricchisce l’azione, permettendo ai diversi personaggi di essere dentro o fuori dal cubo, in base a quello che sta succedendo nella storia. La FURA ha voluto che il cubo rappresentasse una sorta di palco all’interno del palco. Costruito con materiali che permettono all’attore che interpreta Gregor Samsa di muoversi ad ogni livello dello spazio. Il cubo è in grado infatti di spostarsi sul palco mantendo una relazione costante con il grande schermo, che, nella proposta scenografica di Ronald Olveter, svolge un ruolo da protagonista e può muoversi dal proscenio fino quasi al bordo del palcoscenico, creando spazi e realtà diversi. Nella posizione più avanzata trasforma il teatro in una sala cinematografica. Infine, il tavolo rappresenta l’abitazione della famiglia, il suo spazio vitale rispetto al grande cubo in cui si è rinchiuso Gregor. Un tavolo smontabile in quattro sottotavoli che simboleggiano lo smembramento della famiglia di fronte alla tragedia.
PERSONAGGI
La versione furera de “La Metamorfosi” di Kafka si basa sui seguenti personaggi principali: Gregor Samsa, i suoi genitori e sua sorella, più un amico. I personaggi principali avranno una presenza sia fisica sia virtuale nell’azione. Si esibiranno dal vivo e su immagini registrate. La performance del resto dei personaggi, attori secondari nella storia, saranno strettamente virtuali e rappresentate attraverso proiezioni.
Nella performance di Gregor Samsa il lavoro fisico ha un ruolo fondamentale. Nella caratterizzazione del personaggio, infatti, si è deciso di non mostrare uno pseudo-insetto, poiché l’attore avrà sempre le sembianze di una persona. Il lavoro fisico, di cui sopra, sarà uno dei tratti ad esprimere questa trasformazione nel “diverso”. La trasformazione viene rinforzata aggiungendo effetti sulla sua voce e viene evidenziata dai costumi di scena, lontano in un certo senso, dal realismo.
VIDEO
L’uso delle proiezioni video è diventato una costante nei lavori de LA FURA DELS BAUS. La funzione del video è duplice: da una parte completa il racconto mediante le immagini che vengono proiettate e, dall’altra, costituisce un elemento scenografico virtuale e luminoso. In questo caso, i video realizzati da Frank Aleu ed Emmanuel Carlier, sono i protagonisti di alcuni momenti cruciali dell’opera e portano il racconto in una dimensione impossibile da rappresentare sulla scena perché svolta in chiave iperrealistica o fantastica. Si creerà un’atmosfera irreale, attraverso proiezioni sullo schermo e sul cubo, tesa ad avvicinare il pubblico all’immaginario kafkiano. Per trasmettere l’idea del mescolamento tra realtà e sogno, in Metamorfosis vengono combinate immagini reali e manipolate attraverso un processo di post produzione. Inoltre, un discreto numero di mini-telecamere saranno distribuite attorno all’area della performance, all’interno e all’esterno del cubo; ciò permetterà di ingrandire i particolari dell’azione e proiettarli in diretta, mentre si svolgono. In questo modo si viene a creare un ambiente di vigilanza costante, di controllo opprimente: le telecamere sono una metafora dell’orrore che la famiglia Samsa si rifiuta di guardare.
LA COLONNA SONORA
La musica, in Metamorfosis, è a cura di Josep Sanou ed è concepita come una colonna sonora costituita da tre elementi. Quello strettamente musicale, che crea atmosfere attraverso suoni e composizioni originali, la sonorizzazione dei video e l’amplificazione e la gestione del suono in diretta. Il contributo del suono al racconto generale è fondamentale. Il suono avvolgente introduce lo spettatore al clima della piece e al tempo stesso conferisce forza alle scene. Dal punto di vista musicale, si vuole stabilire un contrasto tra la musica elettronica, composta ad hoc per la produzione, ed un registro basato su pezzi classici per violino. La storia di Kafka ci introduce al personaggio di Greta (la sorella di Gregor Samsa) presentandola come violinista amatoriale. L’aspetto sonoro sarà presente in tutta la rappresentazione di Metamorfosis. Saranno utilizzati, inoltre, i suoni dell’ambiente (presi dalla natura) o il rumore delle città per generare atmosfere che possano essere complementari all’azione.
ALEX OLLÉ (LA FURA DELS BAUS) E JAVIER DAULTE UN LAVORO ENERGICO E SENZA PREGIUDIZI CHE RIFUGGE L’ARTIFICIO Questa è la prima volta che Alex Ollé, direttore artistico de La Fura dels Baus, e Javier Daulte lavorano insieme. Hanno molte cose in comune: elementi generazionali, la passione per un lavoro energico, privo di pregiudizi, indipendente, coraggioso. Inoltre, fra i due ha avuto luogo l’attrazione degli opposti: l’audace e provocatoria messa in scena di La Fura dels Baus incentrata sulle immagini come elemento drammaturgico ed il lavoro di Javier Daulte, maggiormente concentrato sul contenuto e sulla recitazione, generalmente privo di grandi complessità sceniche. L’energia del linguaggio di La Fura dels Baus insieme all’energia del lavoro in scena di Daulte si uniscono per la prima volta; dunque la Metamorfosi ha toccato anche loro. Si sono sottoposti ad una trasformazione che parte da un lavoro congiunto per dar vita a un’esperienza rinnovatrice per entrambe le parti. Varie risorse convergono verso uno stesso obiettivo: un teatro che commuova, mobiliti, induca degli effetti, crei agitazione. Alex Ollé afferma: “di Javier mi attrae la capacità di far convivere il quotidiano con lo straordinario. Secondo me la Metamorfosi è proprio questo. Ho vista riflessa questa sua capacità in opere come Gore o 4D Óptic. Con Daulte, partendo da linguaggi diversi, abbiamo trovato un percorso comune”. Javier Daulte dice: “il mio primo contatto con La Fura dels Baus risale a molti anni fa, a Buenos Aires, quando vidi MTM. Mi colpì come riuscivano a trarre in inganno lo spettatore, come ti facevano credere che stessero accadendo delle cose che, in realtà, erano grandi artifici. È molto difficile riuscirci e per me questa è l’essenza del teatro. Lavorare con La Fura mi consente di sperimentare aspetti scenici cui non sono abituato.” METAMORFOSIS
La Fura Dels Baus
Durata: 90 minuti (senza intervallo) CREDITS:
Attori
Gregor: Ruben Ametllé Madre: Angelina Llongueras Padre: Artur Trias Grete: Sara Rosa Losilla Amico: Isak Férriz Direttore Artistico: Àlex Ollé (La Fura dels Baus) Direzione di scena e drammaturgia: Àlex Ollé / Javier Daulte Adattamento testi: Javier Daulte Video: Franc Aleu / Emmanuel Carlier Scenografia: Roland Olbeter Musiche: Josep Sanou Costumi: Catou Verdier Luci: Pere Capell / Javier Daulte / Àlex Ollé Assistente alla regia: Valentina Carrasco Capo Tecnico: Alberto Pastor Tour Manager: Silvia Fantou Tecnico Luci: Pere Capell Tecnico Video: Joan Rodon Tecnico Suono: Juan Garcia Macchinista: Francesc Martinez Palco: Masters Produzione Video: Urano Films Web design: Albert Claret Direttore di produzione: Carles Manrique Produttore esecutivo: Pep Salazar Assistente alla produzione: Aina Romagosa Ringraziamenti a: Magda Puyo, Pep Armengol, Albert Mauri, Géraldine Doat, Atrium Viladecans, SGAE, Renfe, Institut Ramon Llull I Direttori Artistici di La Fura dels Baus sono: Miki Espuma, Pep Gatell, Jürgen Müller, Àlex Ollé, Carlös Padrissa e Pera Tantina
JAVIER DAULTE UN TEATRO CHE INVENTA LE PROPRIE VERITÀ Javier Daulte è drammaturgo, sceneggiatore e regista teatrale. Membro e sopravissuto del gruppo ormai scomparso Caraja – ji, ribadisce che nel teatro non si devono trasmettere idee, ma inventarne. Per il suo lavoro, quasi tutto già rappresentato e pubblicato, ha ricevuto vari premi, fra cui il Royal Shakespeare Festival of New York Award, Primer Premio de la Ciudad Autónoma de Buenos Aires (ex Premio Municipal), Premio Fondo Nacional de las Artes, Premio ACE (cinque volte), Premio CELCIT, Premio María Guerrero (due volte), Premio Martín Fierro, Premio Broadcasting, Premio Teatro del Mundo, Premio Clarín, Premio Trinidad Guevara, Premio Butaca de España, Premio GETEA. Ha inoltre partecipato a festival internazionali: Shizuoka (Giappone), Avignon (Francia), a tre edizioni del Festival de Buenos Aires (Argentina), a tre edizioni del Festival de Sitges, a due edizioni del Festival Grec e a due edizioni del Festival de Otoño de Madrid (Spagna), Manizales (Colombia), Caracas (Venezuela), Londrina (Brasile), Fronteras (Londra), Mettre en Scéne (Francia), a due edizioni di Temporada Alta (Girona). Fra i suoi spettacoli, ricordiamo Criminal (1996), Martha Stutz (1997), Casino (1998), Faros de Color (1999), Gore (2000), Fuera de Cuadro (2001), La Escala Humana (2001), Intimidad di Hanif Kureishi, nella versione scenica di Gabriela Izcovich (2001), Demóstenes Estomba (2002), Bésame Mucho (2002), El Vuelo del Dragón (2002), 4D Óptico (2003, al teatro Lliure de Barcelona), ¿Estás ahí? (2004) e Nunca estuviste tan adorable, la sua ultima produzione, messa in scena a ottobre 2004 nell’ambito del ciclo Biodrama, organizzato dal Complejo Teatral di Buenos Aires. Attualmente viene presentata la versione catalana di ¿Estás ahí? presso il Teatro Romea di Barcelona. Svolge attività di docente di recitazione e drammaturgia e tiene regolamente seminari a Madrid e Barcelona.
Ha messo in scena Automáticos, a giugno 2005, presso l’Institut del Teatre di Barcelona e ha partecipato all’ultima creazione di La Fura dels Baus, La Metamorfosi di Kafka.
LA FURA DELS BAUS
TEATRO VISUALE CHE VUOLE MOBILITARE IL PUBBLICO
Oltre 2.500 rappresentazioni in 4 dei 5 continenti sono già state viste in diretta da più di 3 milioni di spettatori. LA FURA DELS BAUS è considerata un gruppo di culto da migliaia di spettatori affezionati. LA FURA DELS BAUS è una compagnia in constante evoluzione che, sin dal momento della sua fondazione nel 1979, ha sempre affrontato nuove sfide nel campo delle arti sceniche. Gli spettacoli e le performance isolate hanno sempre avuto un grande impatto sulla critica e sul pubblico internazionale. Non è troppo affermare che, a partire da Accions (1983), LA FURA DELS BAUS può essere considerata un gruppo di culto per migliaia di spettatori affezionati di tutto il mondo. Nel corso degli anni La Fura ha messo a punto, in base a una creatività collettiva, un linguaggio, uno stile e un’estetica del tutto propri. Fra il 1979 e il 1983, LA FURA DELS BAUS metteva in scena spettacoli di strada. Questo primo germe si è evoluto verso il concetto teatrale fondato sull’idea classica dello spettacolo totale, combinando tutti i tipi di risorse sceniche. L’innovazione più significativa di La Fura è stata la volontà di impostare lo spettacolo interagendo con lo spazio tradizionalmente riservato al pubblico e adattando il proprio lavoro scenico agli elementi architettonici propri degli spazi in cui aveva luogo lo spettacolo. La fusione di tecniche e discipline è ciò che definisce il «linguaggio furero», un termnine che è stato applicato anche al lavoro di altre compagnie. Accions (1983) è stato il primo spettacolo attribuito al «linguaggio furero», cui seguirono Suz/O/Suz (1985), Tier Mon (1988), Noun (1990), MTM (1994), Manes (1996), ØBS (2000), “Matria 1-Tetralogía Anfíbia-La Creación” (2004) e OBIT (2004). Dagli anni novanta in poi LA FURA DELS BAUS ha diversificato il proprio lavoro creativo avvicinandosi al teatro digitale, alle performance di strada, alla messa in scena di progetti musicali contemporanei, nonché all’ideazione e alla realizzazione di eventi aziendali. La Fura curato la cerimonia di apertura dei giochi olimpici del 1992 a Barcelona, che fu ripresa in televisione e seguita in diretta da oltre 500 milioni di spettatori. Dopo quel primo macrospettacolo, aziende come Pepsi, Mercedes Benz, Peugeot, Volkswagen, Swatch, Airtel, Microsoft, Absolut Vodka, Columbia Pictures, Warner Bros, Puerto de Barcelona, Telecom Italia e Sun Microsystems, hanno affidato alla compagnia teatrale iniziative promozionali in tutto il mondo. Il particolare concetto di spettacolo che contraddistingue LA FURA DELS BAUS si esprime in performance di grande formato come L’home del mil.leni, che ha visto riunite oltre 20.000 persone a Barcelona per festeggiare l’arrivo del 2000, o La divina comedia realizzata a Firenze per più di 35.000 spettatori, La navaja en el ojo, che ha inaugurato la Biennale di Valencia davanti a un pubblico di oltre 20.000 persone o, ancora, “Naumaquia 1- Tetralogía Anfibia- El Juego Eterno”, a bordo del NAUMON nel maggio del 2004 di fronte a un pubblico di più di 15.000 persone, durante il Forum de las Culturas di Barcelona. La Fura dels Baus ha creato un proprio marchio discografico, con un catalogo che riunisce 14 titoli, pur avendo pubblicato le proprie creazioni anche con altri marchi, quali Dro, Virgin e Subterfuge. Inoltre sono stati organizzati diversi corsi e workshop che hanno formato attori al “linguaggio furero”. La compagnia ha assimilato le nuove tecnologie, come si vede in Work in Progress 97, uno spettacolo di teatro digitale in rete che ha permesso il collegamento con una performance che veniva rappresentata contemporaneamente in varie città.
Atlàntida di Manuel de Falla, Il martirio di San Sebastiano di Claude Debussy, La Condanna di Faust di Berlioz e Don Quijote en Barcelona di José Luis Turina segnano il percorso operistico de LA FURA DELS BAUS. La prima a Manheim, nel marzo del 2002, di Sulle scogliere di marmo, basata sull’opera omonima di Ernst Jünger, ha visto per la prima volta utilizzare la videoconferenza come elemento scenografico di un’opera. Quello stesso anno venne messa in scena a Palermo per la prima volta La Sinfonia Fantastica di Berlioz, la rilettura di un classico della musica sinfonica. L’ultimo dei progetti che La Fura dels Baus ha realizzato in ambito operistico è una replica della Condanna di Faust per la Triennale della Ruhr a Bochum (Germania), lo scorso luglio. La Fura dels Baus ha inoltre sviluppato proposte non convenzionali e sempre audaci del teatro testuale o all’italiana, come F@ust 3.0, uno spettacolo che rivisita quello classico di Goethe, o Ombra, una rilettura di vari testi di Federico García Lorca. Anche il teatro classico è entrato a far parte dell’orizzonte creativo di La Fura. A settembre 2001, a Sagunto, Valencia, è stata rappresenta la versione de Le Troiane di Euripide codiretta da Irene Papas e La Fura, con musiche di Vangelis e scenografia di Santiago Calatrava. Nel 2001 è stato messo in scena lo spettacolo Fausto 5.0, prima incursione de La Fura nella regia cinematografica. Questo lungometraggio, codiretto insieme a Isidro Ortiz, è stato selezionato per il Festival di Venezia del 2001 ed ha ricevuto numerosi premi tra cui il Melies d’oro 2003, premio al miglior film europeo di genere fantastico. “XXX”, una versione della Filosofía del Boudoir del Marchese de Sade, è stato rappresentata per la prima volta l’11 maggio 2002 a Lorca (Murcia), per poi concludere la tournée internazionale a Madrid, nell’ottobre 2004. Si tratta di una delle opere di maggior successo della compagnia, con 299 spettacoli e 200.000 spettatori. Naumon è il progetto più audace della compagnia. Nel capodanno 2003 il vascello de LA FURA DELS BAUS è approdato al porto di Genova. Lo spettacolo-evento NAUMON, una mega produzione in stile “furero”, ha aperto l’anno di Genova Capitale Europea della Cultura: una grande nave lunga 60 metri, su cui 150 persone hanno dato vita a coreografie volanti, musiche, giochi di luci, fuochi d’artificio, esibizioni acrobatiche e video proiezioni. Da allora, solca le acque costiere del Mediterraneo e fa scalo in vari porti (Barcellona, Portogallo, Beirut, ecc.), recando a bordo vari contenitori d’arte, cultura, didattica e solidarietà. Nel 2004 NAUMON ha costituito l’apice delle celebrazioni per il venticinquesimo anniversario della compagnia. Il 21 ottobre 2004, al Festival teatrale Temporada Alta di Girona è stato messo in scena OBIT, uno spettacolo che parla di come affrontiamo la vita nella certezza della morte e con il quale la compagnia torna ad interagire con il pubblico presentando un nuovo concetto del suo “linguaggio furero”.
La Fura ha realizzato lo scorso 24 giugno Al-Mariyat Bayyanna, la cerimonia di apertura dei XV Giochi del Mediterraneo di Almeria 2005.
Il suo ultimo spettacolo METAMORFOSIS, una libera versione di “La Metamorfosi” di Franz Kafka, è stato messo in scena in Giappone a settembre 2005.
La compagnia continua a lavorare su nuove proposte e nuovi linguaggi.
|