Elliott Murphy “Coming Home Again”
Etichetta: Elliott Murphy Music / Venus Brani: Pneumonia Alley / As Good As / A Touch Of Kindness / Making Friends With The Dead / 40 Days And 40 Nights / Losing It / The Prince Of Chaos / Maryann’s Garage Sale / Not Enough Time / Johnny Boy Gone / Canaries In The Mind / Jesse / Home Again Produttore: Elliott Murphy
Ci sono diversi casi nella storia del rock per i quali ad un tasso qualitativo sempre elevato della proposta non corrisponde mai un’adeguata contropartita in termini di vendite e di successo. Quello di Elliott Murphy è sempre stato uno casi più inspiegabili. Grande autore di testi, straordinario creatore di ballate dal respiro unico, amico e coetaneo di Bruce Springsteen, col quale ha anche collaborato e condiviso il palco più volte, amato dalla critica, Murphy non è mai riuscito ad andare oltre la fedelissima corte di ammiratori e raggiungere il grande pubblico. Lo avevamo lasciato alle prese col blues (“Murphy Gets Muddy”) e con i racconti carveriani di “Note al caffè”. Lo ritroviamo ora col ventinovesimo album, “Coming Home Again”, col quale il biondo rocker torna alle sonorità dei suoi esordi e in particolare degli album “Aquashow” e “Just A Story From America”.
Qualche pezzo movimentato (Maryann’s Garage Sale, Canaries In The Mind) e poi una serie squisita di ballate, vero marchio di fabbrica di casa Murphy. Ballate per tutti i gusti, mai meno che straordinariamente evocative ed emozionanti. Ballate attorno ai temi dell’amore (Making Friends With The Dead), del dolore della perdita (Jesse), e ballate colme di nostalgia, come Losing It e Not Enough Time («I’m so backed up I’m stuck in that year/when I met you for the first time and I held you near»), in cui Murphy pare trovare la ricetta perfetta all’eterno dilemma sul come invecchiare suonando rock’n’roll. Gli strumenti con cui Murphy riveste le sue composizioni sono sempre preziosi e utilizzati con saggezza, su tutti le meravigliose tastiere di Kenny Margolis e, ovviamente, la chitarra di Olivier Durand, che si erge a protagonista in diversi episodi e per capire il suo peso specifico è sufficiente un solo ascolto della radiofonica A Touch Of Kindness. Qualche riga la merita The Prince Of Chaos, composizione di bellezza assoluta, con la chitarra slide e l’accordion che perfezionano l’arrangiamento ideale per il testo forse più ambizioso del mazzo, carico di rimandi alla mitologia, che Murphy sussurra come in trance. Una successione di quaranta incontenibili versi che si chiude con una lapide di disillusione e fatalità («life is the subject to live is just a verb»). “Coming Home Again” è, in definitiva, un disco senza un momento di debolezza, senza pause, con almeno un pugno di perle. Probabilmente passerà ancora inosservato, ma, per quanto si possa cercare, è davvero difficile oggi trovare un disco di american rock di pari intensità e bellezza.
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