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Benigni: "Dante, se fossi qui, ora?" |
TuttoDante a Santa Croce
FIRENZE – E’ partita, sotto la statua del sommo poeta in Piazza Santa Croce, la serie di letture dantesche ad opera dell’esilarante, struggente, inimitabile mascalzone toscano: Roberto Benigni.
Una persona che commenta un classico? Richiama certamente i noiosi e tediosi ricordi di quando a sedici anni, chiusi in un’aula dietro ad un banco, la nostra professoressa di lettere ci costringeva a leggere e commentare opere di antichi scrittori che, per noi studenti, erano lettera morta e sepolta. Ma se questa opera fosse la Divina Commedia di Dante Alighieri? Solo scriverlo suona pesante ma, indubbiamente, questo mistico viaggio nell’aldilà ha sempre esercitato un profondo fascino su ciascuno di noi. E se a leggerla fosse Roberto Benigni? Allora si (ri)scopre che lo stesso testo, che fino a qualche anno fa avremmo venduto a pochi euro alle matricole del ginnasio, diventa un’opera in grado di stupire per la sua attualità. Ed è proprio questa l’intenzione del Roberto nazionale nelle prossime serate dell’estate fiorentina: rendere la Divina Commedia un testo attuale in grado di parlare direttamente alla collettività e trasdurla alle problematiche odierne, affinché tutti ne possano cogliere l’estrema profondità che in sé racchiude. E, pensandoci bene, il poeta non è poi così lontano da noi… mettendo in fila 8 vecchietti di 80 anni ciascuno, si arriva fino a lui! Le migliori premesse certamente non mancano. Nella splendida e suggestiva cornice di Piazza S.Croce tutto è controllato dal vigile occhio della statua illuminata di Dante, che dall’alto domina e controlla che tutto si svolga correttamente. Con un Benigni, in prima battuta, esilarante come solo lui è in grado di essere: parla con la statua e cerca di spiegargli a modo suo come funziona il mondo oggi, spaziando da calciopoli alla politica fino ai nuovi modelli sociali, senza risparmiare nessuno dalla sua invettiva generale. Poi, sempre con il fare che lo ha sempre caratterizzato, riesce ad eliminare quell’alone austero che circonda il poeta fino a farlo risultare uno di noi: un uomo di 35 anni come lo possono essere tanti altri, con i suoi problemi, le sue passioni, i suoi desideri ed il suo profondissimo amore per Beatrice… un’opera di umanizzazione tesa a trasformarlo in uno come tanti altri. Ed a fronte di un Dante che cambia pelle diventando un Uomo, Benigni rivela tutta la sua versatilità cambiando vesti fino a trasformarsi, da comico quale è, a interprete penetrante e puntuale del I Canto dell’Inferno. Emerge così una persona con una profonda comprensione del testo tale da riuscire a svelarne i segreti anche all’uomo della strada. E lo spettatore travolto senza accorgersene dalla musicalità dei versi, si trova immerso nello stesso cammino percorso da Dante. Si accorge di come la poesia sia in grado di carpire i sentimenti più profondi dell’animo umano e trasformarli in versi perfetti ed eterni. Non solo. E’ in grado di farlo con un’immediatezza e una semplicità tale da indurlo a provare a chiudere gli occhi e vedere se si è in grado di scorgere la selva oscura, le tre fiere e l’incontro con Virgilio. Ed, in un crescendo di pathos emotivo, si è capaci non solo di vedere tutto questo ma anche di trasformarsi nello stesso Dante e vivere il suo stesso viaggio come se fosse il nostro viaggio. Grazie a Roberto Benigni il pubblico riesce a scoprire che l’attualità del poeta volgare non è data dai fatti storici che racconta, tipici della sua epoca; non è data dal sapere chi sia la vergine Camilla, Eurialo, Turno e Niso; bensì, è data dall’armonia di quei versi così forti da penetrare e descrivere nel profondo la psiche al punto da accorgersi che le emozioni ed i vizi ed i sentimenti di un uomo del medioevo sono gli stessi di un uomo contemporaneo. Questo dono ha fatto Roberto Benigni ieri sera al suo pubblico, citando le sue parole: “cogliere la leggerissima forte arcana potenza dei versi di Dante”. Ed a lui vanno tutti i nostri applausi e complimenti.
Mario Mauro
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il 26 Jul 2006 alle 17:43 |
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