Clima: Italia a rischio
Non bastava il terremoto: ora ci si mette anche il clima. Caldo, scarsità d’acqua e calo della produzione alimentare e del turismo. Questo ci aspetta nei prossimi anni se non si corre ai ripari e se non verranno adottate strategie di adeguamento da parte del Governo. E un po’ di volontà da parte nostra.
Il 1° Aprile la Commissione UE ha reso pubblico il documento sui cambiamenti climatici nel Mondo, dopo la convocazione a Washington di un vertice straordinario sul clima da parte del presidente Usa Barack Obama. I leader dei 16 Paesi più ricchi (Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, India, Indonesia, Italia, Messico, Russia, Sud Africa) si sono riuniti per la quarta volta in pochi anni a un forum-vertice su energia e clima il 27 e il 28 aprile, da cui si sono tratte le conclusioni per il prossimo incontro del G8 alla Maddalena (Sardegna) dall'8 al 10 luglio. L'obiettivo finale era giungere a un nuovo accordo sui cambiamenti climatici in sede ONU e tagliare le emissioni di gas serra, attraverso una strategica leadership politica. Il quadro scaturito ha delineato un vero e proprio disastro ambientale: Italia, Spagna e Grecia saranno le nazioni europee più colpite dai cambiamenti climatici. Soffriranno agricoltura, industria alimentare e turismo, tre pilastri economici dei paesi mediterranei. Ma ci saranno anche problemi di approvvigionamento idrico ed energetico, di salute pubblica, di erosione delle coste e di tenuta delle infrastrutture. “La portata dell'impatto varia da regione a regione: in Europa - scrive la Commissione UE - quelle più colpite saranno la parte meridionale del continente e il bacino del Mediterraneo. A rischio anche Alpi, isole, aree costiere, urbane e pianure densamente popolate”. Un identikit dell'Italia che, pur senza essere citata nel rapporto, viene indicata come a rischio nelle varie cartine che lo accompagnano, come quelle sulla flessione delle colture e delle riserve di acqua potabile. E ad essere duramente colpito sarà anche il turismo, con la diminuzione di neve nelle zone alpine e l'aumento delle temperature nel bacino mediterraneo, con tanto di erosione delle coste, diminuzione del pesce, deterioramento della qualità dell'acqua, aumento esponenziale di meduse e alghe. Soffrirà anche l'agricoltura, con perdita di fertilità e carestie, per non parlare delle foreste, della pesca, dell'acquicoltura e degli ecosistemi marini. Non di meno, le coste e le infrastrutture si troveranno in serio pericolo, sempre più colpite da fenomeni meteo estremi e da inondazioni (la loro capacità di adattarsi al cambio climatico potrebbe diventare un requisito nell'assegnazione degli appalti). Gli sconvolgimenti delle temperature avranno effetti anche sulla salute animale, vegetale e umana, con un aumento di malattie e infezioni specialmente per anziani, bambini e malati cronici. Anche il sistema dell'energia andrà in crisi, a causa di una maggiore richiesta e, nel Sud Europa, di una diminuzione di produzione idroelettrica. Per non parlare poi dell'immigrazione, che gli sconvolgimenti climatici faranno aumentare. Su tutti questi dati allarmanti i 16 Paesi sono chiamati a rispondere e a creare strategie vincenti per bloccare l'innalzamento delle temperature, che verranno poi discussi nel summit di Copenaghen del prossimo autunno, anche se, per quanto riusciremo a mitigare l'effetto serra, i disagi arriveranno lo stesso (e meno faremo, più saranno). Ecco perché in concomitanza la pubblicazione del documento, l'UE ha lanciato la strategia sull’adattamento: da un lato bloccare gli sconvolgimenti climatici (Kyoto 2), e dall'altro prepararsi a convivere con quelli che inevitabilmente arriveranno. Inoltre, si è lanciato un appello alla classe politica continentale, in base al quale si incita a sviluppare politiche che permettano il massimo livello di adattamento, visto che il mercato da solo non sarà in grado di farlo. E per riuscire nell’intento da oggi al 2012 si dovranno studiare al meglio gli effetti del cambiamento climatico, per poi passare all'azione dal 2013 integrando ogni aspetto delle politiche europee all'adattamento, con un costo minimo di 6 miliardi di euro all'anno fino al 2020, cifra che entro il 2060 potrebbe arrivare a 63. Un vivo apprezzamento per la presa di posizione del presidente degli Stati Uniti Barack Obama a favore della lotta agli effetti del cambiamento climatico sono stati anche espressi stamani dal Presidente della repubblica Giorgio Napoletano, in occasione della Giornata delle Oasi del WWF a Castelporziano: «È una grande novità - ha detto il presidente a Castelporziano - che il presidente Obama abbia assunto un forte impegno per rendere l'America protagonista nelle iniziative per la tutela del clima. Sappiamo che senza il contributo degli Stati Uniti e di Cina e India, che ci auguriamo domani si aggiungano, è difficile vincere questa battaglia».
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