Smettere di fumare? c’è una nuova molecola
Nelle Marche un quarto della popolazione adulta non sa dire di no alla sigaretta Via libera anche dall'Emea al commercio in Europa Intanto una ricerca, presentata al recente Congresso della European Society of Cardiology, rivela i comportamenti dei medici col vizio del fumo
Via libera dall'Emea, l'Agenzia europea dei medicinali responsabile della valutazione di farmaci e vaccini, all'immissione in commercio della vareniclina - nome commerciale Champix -, la nuova molecola per la disassuefazione da fumo negli adulti. L'approvazione europea segue di qualche settimana l'immissione in commercio negli Stati Uniti, dove la molecola, in ragione della sua manifesta efficacia e utilità, aveva ottenuto dalla Food and Drug Administration la procedura di approvazione accelerata. Scoperta e sviluppata da Pfizer, vareniclina agisce alleviando la sintomatologia da astinenza e riducendo il senso di soddisfazione associato alla sigaretta. L'approvazione di questo farmaco, che rappresenta una nuova opportunità terapeutica per i 12,2 milioni di fumatori italiani, si basa su un programma completo di studi clinici in cui sono stati coinvolti più di 4.000 fumatori. Mediamente, i fumatori avevano fumato 21 sigarette al giorno per circa 25 anni. In due studi, disegnati in maniera identica, i pazienti che sono stati sottoposti per un periodo di 12 settimane ad una terapia con vareniclina (1 mg due volte al giorno) hanno visto quasi quadruplicate le probabilità di smettere di fumare rispetto ai pazienti in trattamento con placebo, e quasi raddoppiate rispetto a coloro in trattamento con bupropione (150 mg due volte al giorno).
Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, il fumo è "la prima causa di morte facilmente evitabile", essendo responsabile ogni anno nel mondo del decesso di 4,8 milioni di persone (circa 650.000 nella sola Unione Europea sempre secondo la WHO), che potranno divenire 10 milioni nel 2030 se non saranno adottate misure efficaci. La World Health Organization stima inoltre che il costo annuale mondiale per le malattie legate al fumo sarà di 500 miliardi di dollari entro il 2010 (per l'Europa il costo stimato è di 130 miliardi di euro).
In Italia, malgrado l'introduzione del divieto di fumare nei locali pubblici, il tabagismo continua a rappresentare uno dei principali problemi di sanità pubblica: la stima delle morti fumo-correlate ammonta ad oltre 80.000 l'anno.
Nelle Marche secondo i dati Istat praticamente un quarto della popolazione, sopra i 15 anni d'età, ha il "vizio" del fumo. Le percentuali più elevate di fumatori sono quelle dei giovani, soprattutto donne, fra i 25 e i 34 anni e degli adulti fra i 35 e i 44, nel caso degli uomini. Mediamente, sempre nella nostra regione, i fumatori più incalliti accendono più di 13 sigarette al giorno. Ne fumano 14 gli amanti delle "bionde" che hanno fra i 35 e i 44 anni. Quasi il 10% dei fumatori supera il pacchetto al giorno.
Smettere di fumare è estremamente difficile. In media, sono necessari dai 6 ai 9 tentativi prima che il fumatore riesca a liberarsi definitivamente delle "bionde" e meno del 7% dei fumatori che cerca di smettere senza aiuto riesce a raggiungere un anno di astinenza dal fumo. La maggior parte dei fumatori ricomincia a fumare dopo pochi giorni dal tentativo di sospensione.
Secondo una ricerca, condotta sempre dalla Pfizer su circa 3.000 medici in Europea, Stati Uniti ed Asia (in Italia è stato intervistato un campione di 200 medici) e presentata al recente congresso della European Society of Cardiology a Barcellona, il fumo non è un vizio. E' una "condizione medica, cronica, soggetta a ricadute e che crea dipendenza". E' così che i medici italiani, concordi con i loro colleghi di 16 Paesi, definiscono la piaga del tabagismo. La ricerca in questione, dal titolo STOP (Smoking: The Opinion of Physicians), definisce anche il fumo come "il comportamento in assoluto più dannoso per la salute dei propri pazienti". Se chiamati a scegliere,la metà degli intervistati consiglierebbe la sedentarietà piuttosto che vedere il proprio paziente con una sigaretta in bocca. Non solo: più della metà degli intervistati (59%) considera il fumo come il fattore di rischio più difficile da trattare viste le diverse componenti, sia fisiche che psicologiche, di quello che, fino ad oggi, era considerato solo un mero "stile di vita". Il viaggio verso il "no smoking" dipende soprattutto dal fumatore, sostengono tuttavia i due terzi dei medici, considerandosi coinvolti in misura minore (24%) e ritenendo il Governo responsabile (11%).
Il campione intervistato ritiene inoltre che, per ottenere maggiori risultati e incentivare i fumatori ad abbandonare la "bionda", sarebbe utile dare ampia visibilità alle percentuali di successo (84% del campione), oltre a richiedere una formazione adeguata per comunicare con i pazienti in maniera più efficace (81%) e disporre di farmaci su prescrizione che garantiscano il successo in almeno 1 paziente su 3 (88%).
|